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il pane e le rose

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Sull'orlo dell' abisso

da evaristo giugno luglio 2004 - pubblicazione autogestita dal Circolo "Nestor Cerpa Cartolini" A.O. "V.Monaldi" Napoli

(6 Giugno 2004)

Non è facile, mi sono soffermato a lungo, per trovare un titolo adatto che racchiuda in modo compiuto lo stato d'animo che mi circonda, quando alla tv assisto inquieto e impotente il perpetrarsi di massacri di gente inerme.

Il cruento massacro di Falluja, corpi di donne, uomini, bambini straziati dalle superbombe, fra le rovine delle loro case, nel caos di polvere e pietre, quel che resta di strade , piazze e di tutta la grande storia dell'antica Mesopotamia .

Non sono certamente crimini casuali, ne casuali sono le torture inflitte su chi è già in balia del nemico, non sono sporadici gli abbattimenti di centinaia di case a Gaza (Palestina).

Ciò che succede, è evidente ormai a tutti, non ha nulla a che vedere con la sicurezza né di Israele nè degli europei nè tantomeno del lontanissimo popolo americano. Siamo di fronte ad un piano dettagliato, palesemente predisposto. Vi è lo sterminio di un altro popolo, quello palestinese e la sopraffazione dell'occidente sul resto del pianeta.

Non ho almeno apparentemente l'abitudine di concentrare
l' attenzione su ciò che mi appare come giusto o sbagliato, piuttosto cerco di sforzarmi di comprendere la vera origine di questi eventi.

Gli incessanti crimini mi portano alla ricerca del senso dell'esistenza, ciò che è stato vano, e giusto, uomini,donne bambini violentati ,mutilati,stuprati e vilmente torturati e massacrati, spogliati da vittima per indossare la divisa da criminale di guerra è una mossa abile per vedere oltre lo specchio le illusioni di un popolo. Vinti e vincitori tutti giù nell'abisso più profondo del silenzio.

Questa terra è sconvolta dall'odio, devastata dalle stragi, disseminata di rovine. Odio chiama odio, sangue chiama sangue, tutti uccidono e invocano il nome del loro dio, che non è più l'unico da quando ciascuna delle parti in guerra ha scritto quel nome sulla propria bandiera.

Vi è una nobile rinnegata ex amante di un "UOMO" ucciso in Grecia molti decenni fa sotto il regime dei colonnelli, la libertà era la sua vera crociata, oggi invece dissemina le sue frustrazioni per lettera "ad un bambino mai nato"odio, orgoglio e orrore in tutto l'occidente

Verrebbe anche naturale spiegare le proprie ragioni per imbarcarsi in una facile e democratica indignazione ma tra questa mattanza viene voglia di addormentarsi e risvegliarsi per personificare quell'unico dio onnipotente tanto invocato da tutti.

Conoscere sino in fondo, sapere utilizzare solo la spada, mettere tutto al proprio posto, un giustiziere determinato a sacrificare il proprio tempo a collocare le incertezze in vere convinzioni, caratterizzare e sintonizzarsi con l'intera umanità salvare dall'abisso il salvabile senza dover prima sprofondare, senza mediazioni perché questo metodo di appiattimento ci porterà alla scomparsa prima e poi. Un dio che ristabilisca quell'equilibrio che non lascia spazio alla sospensione,alla menzogna alle ipocrisie o alle fughe di una verità atroce e fin troppo evidente.

Laggiù ci sono ragazzi figli di operai superarmati SI! Non figli del nostro re, non principi ,non figli di ministri, non mercenari, sono giovani uomini forse un pò ingenui chissà! che ricevono ordini da un superiore, e nelle loro sicuramente estenuanti attese consumano pasti regolari, scherzano fra loro, telefonano a casa per chiedere notizie della famiglia, dei bambini se ce ne hanno magari, del risultato dell'ultima partita del Milan o della Juve. Di loro sappiamo quasi tutto, se uccisi i parenti saranno costretti a fare i rituali di stato fanno parte di un mondo che conosciamo e che ci viene di continuo rappresentato.
Degli altri, invece, so poco. Ne ho visto la foto di uno con le braccia legate dietro la schiena con il proprio bambino sul grembo ,la camicia o la maglietta sporche, macchiate di sudore e di sangue

Ho anche rivisto, con gli occhi della mia mente un clichè di un giornalino di venti anni fà Mercurio Cromo& che rappresentava una foto di Arafat che piange con un bambino in braccio ancora altri uomini e altre donne distesi fra le macerie o vivi, fuggire dalla strage, dal campo profughi Sabra e Chatila.

È un futuro astratto, un passato concreto dove i nostri figli oltre ai confini mentali,creati nel tempo da un uomo schiavo delle sue stesse assurde CREAZIONI.non avranno radici se non abbatteranno le frontiere per vedere riconosciuti i diritti di ogni uomo, donna, bambino e puntare per investire tutta l'energia e passione verso una giustizia universale che va ben oltre quella stabilità da un connubio di uomini e poteri tragicamente corrotti.

Lello Salinas.

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