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Libano:pochi riguardi per i palestinesi, anche a scuola

Tensioni nel Parlamento libanese per l'adozione del testo unico di storia da utilizzare in tutte le scuole. Ogni fazione reclama la propria versione. I Palestinesi, dimenticati o maltrattati dai precedenti testi libanesi, vogliono che la loro storia non vada perduta.

(22 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Libano:pochi riguardi per i palestinesi, anche a scuola

foto: nena-news.globalist.it

GIORGIA GRIFONI

Roma, 21 marzo 2012, Nena News. In Libano, si sa, i Palestinesi non sono molto amati. Molte delle sette presenti nel Paese dei Cedri li additano come i responsabili della distruzione del Libano durante la guerra civile (1975-1990). I profughi del 1948, del 1967 e i loro discendenti sono stati accusati in lungo e in largo di aver creato uno Stato nello Stato e di essere la causa delle ripetute invasioni israeliane. In realtà, in pochi riescono ad ammettere che il “problema” palestinese è legato essenzialmente alla demografia e al settarismo, su cui si fonda la politica e la gestione dello Stato libanese. E per questo, da più di sessant’anni sopravvivono come cittadini di serie B in un paese che non li vuole, che vieta loro di svolgere più di 50 mestieri, di acquistare terre e di ottenere la cittadinanza. Anche i libri di storia nelle scuole libanesi ne parlano in modo poco riverente. O, spesso e volentieri, li dimenticano.

Dei più di 420 mila palestinesi residenti in Libano e censiti sia dal Ministero dell’Interno che dall’ agenzia ONU per i rifugiati (UNRWA), circa il 55% vive nei 12 campi profughi allestiti nel corso degli anni dall’UNRWA. Gli altri vivono “normalmente” nelle varie città e vanno a scuola in istituti privati libanesi, perché quelli pubblici sono loro preclusi. Qui, studiano su libri di testo decisi dalle rispettive scuole: se è un istituto che si trova nei quartieri cristiani, probabilmente glorificherà la Francia, i Maroniti e il passato fenicio del Paese. Al contrario, se si trova in un quartiere a maggioranza storica sunnita, probabilmente si concentrerà sul disastro della Costituzione settaria voluta dai Francesi.

Se invece i bambini vanno a scuola nei campi profughi, è l’UNRWA la responsabile della loro istruzione primaria e secondaria. Qui, gli insegnanti sono tutti palestinesi. I libri di storia utilizzati seguono però il programma libanese: qui, come appare da un recente articolo pubblicato sul quotidiano al-Akhbar, la storia e la tragedia palestinesi non sono trattate, se non in maniera faziosa e inadeguata. La testimonianza di Yahya, studente universitario, parla da sé: “Se i Palestinesi devono essere dipinti come dei barbari che sono venuti in Libano per occuparlo e per stabilirvi una nuova patria, allora è meglio che non vengano menzionati affatto”.

Alcuni propongono che siano i Palestinesi stessi a redigere i propri libri di storia da studiare nelle scuole UNRWA. Altrimenti, dicono, il loro passato andrebbe perduto. Sinora, la storia palestinese continua a passare di generazione in generazione attraverso i racconti di coloro che l’espulsione dalla propria terra l’hanno vissuta. Ma, con la morte delle vecchie generazioni, potrebbe non bastare più. Inoltre, la rappresentazione parziale dei fatti fornita dalle autorità scolastiche libanesi rischia di eliminare tutta una parte di storia che vede Palestinesi e Libanesi attori sullo stesso campo, come la resistenza congiunta (almeno di alcune fazioni) contro l’invasione israeliana nel sud del Libano. Una lotta che, nonostante la preponderanza di nuovi attori, si protrae fino ad oggi.

Secondo un insegnante palestinese anonimo, intervistato da al-Akhbar, prima di scrivere i libri di storia bisognerebbe che Libanesi e Palestinesi facessero la pace tra di loro. Ma come possono, se non ne sono in grado neanche le varie fazioni politico-religiose del Paese dei cedri? Il Governo Miqati ha stilato una bozza di programma unico di storia, destinato a fare la sua comparsa in tutte le aule libanesi. Il libro unico era previsto già dagli accordi di Taef del 1989, ma fino ad ora nessun governo ne aveva imposto la stesura. Ogni scuola, legata più o meno a una fazione politico-religiosa, aveva preferito adottare un proprio testo: tutti, ovviamente, omettevano il periodo della guerra civile e si fermavano addirittura al 1946, vale a dire due anni prima della Nakba palestinese.

Come da copione, in Parlamento ora è in corso una vera e propria guerra sul testo unico proposto: membri del partito Kataeb (Falangi) ne annunciano il boicottaggio nelle loro scuole, dato che il termine “Rivoluzione dei Cedri”, in riferimento alle sollevazioni che hanno seguito l’assassinio dell’ex-premier Rafiq Hariri nel 2005, è stato omesso. Eliminata anche ogni menzione al genocidio armeno e alla resistenza contro i Siriani. Non è chiaro se e come i Palestinesi verranno descritti nel nuovo libro di storia libanese. “Certo è – spiega Moe Ali, giornalista freelance – che alla fine tutte le sette libanesi si accorderanno almeno su una cosa: che i Palestinesi hanno rovinato il Libano”. Nena News.

Nena News

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