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Libano: donne in marcia per uguaglianza

Centinaia di donne ieri hanno manifestato a favore di una legge e uno statuto personale civile e non religioso. Tutte con un drappo viola al collo, colore scelto come simbolo delle rivendicazioni femministe.

(26 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Libano: donne in marcia per uguaglianza

foto dal sito www.nowlebanon.com

IRENE PANIGHETTI

Beirut, 26 marzo 2012, Nena News (foto dal sito www.nowlebanon.com) - “Marcia Nazionale per l'uguaglianza e la cittadinanza per le donne”: così le diverse organizzazioni di donne libanesi promotrici dell'iniziativa hanno chiamato quello che in realtà è stato un corteo di alcune centinaia di donne- e qualche uomo- nella tarda mattinata di una domenica di inizio primavera per le strade centrali di Beirut. Ma la partecipazione non certo oceanica non deve svilire le rivendicazioni dell'iniziativa, soprattutto in un paese, il Libano, dove ogni avvenimento della vita civile è regolato dalle leggi tradizionali delle confessioni alle quali si è costretti ad appartenere. “Vogliamo una legge e uno statuto personale civile e non religioso”, gridavano le donne dalla testa del corteo: giovani, meno giovani, con veli coloratissimi o con i capelli al dolce vento della primavera libanese.

Tutte con un drappo viola al collo, colore scelto come simbolo delle rivendicazioni femministe, e con tanti cartelli, rigorosamente in viola, che mostravano orgogliose agli obiettivi delle telecamere e dei fotografi. Leggi laiche su matrimoni, divorzi, eredità, ma anche leggi contro la violenza domestica, un crimine molto diffuso in Libano come in tutti gli altri paesi del mondo, Europa ed Italia in testa, come dimostrano i dati statistici. Ancora, possibilità di partecipazione alla vita politica e alle fasi decisionali, con una percentuale di almeno il 33% di “quote rosa” da riservare alle donne durante le elezioni; a proposito dell'appuntamento elettorale del prossimo anno, le donne (e con loro i partiti della sinistra, comunisti in testa) vogliono che avvenga con una diversa legge elettorale su base proporzionale. Senza dimenticare le rivendicazioni sociali di “maggiori opportunità lavorative per le donne, protezione durante la maternità, possibilità di tenere con sé i figli in caso di divorzio e un loro ruolo di maggior peso nei processi di pace”, ha sottolineato Fatima Dallolu, già direttrice di un istituto scolastico oggi in pensione che non dimentica la richiesta –di una maggior equità fiscale”.

Uno dei punti della piattaforma della manifestazione era dedicato alle donne palestinesi, per le quali si chiedeva “la garanzia di diritti civili, sociali ed economici”, cosa che ancora non avviene per i rifugiati palestinesi che in questo paese dove ormai sono di stanza da decina di anni, oggi ancora non hanno gli stessi diritti dei libanesi. Parole d'ordine forti, anche se la divisione interna dei gruppi femministi non ha portato ad una partecipazione massiccia al corteo. Del resto anche in Libano il movimento delle donne è attraversato da diverse contraddizioni, rivelatesi anche domenica, quando alla fine della manifestazione è stata letta una lettera di saluto della moglie del presidente che appoggiava l'iniziativa, fatto non troppo ben visto nemmeno da alcune delle associazioni organizzatrici.

Infine non bisogna dimenticare l'attualità dell'iniziativa, che si è svolta proprio nelle settimane in cui in Parlamento è in discussione, con buona copertura mediatica e dibattito politico, un progetto di legge per il diritto per le donne a trasmettere la nazionalità ai mariti e ai figli. Un progetto che divide giuristi e politici, ma che contribuisce a mettere al centro dell'attenzione i diritti delle donne, politici, sociali ed economici in un paese come il Libano, sostanzialmente regolato dalle divisioni confessionali, dove quindi le donne sono ancora e in ogni settore considerate il secondo sesso. Nena News

Nena News

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