Imperialismo e guerra :: Palestina occupata

Israele conferma monopolio su forniture carburante ai territori occupati

Intanto i palestinesi non possono sfruttare i loro giacimenti di gas scoperti nel 1990 davanti alle coste di Gaza per l’opposizione di Tel Aviv

(30 Maggio 2012)

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Ramallah, 30 maggio 2012, Nena News - La israeliana Paz Oil Company Ltd ha esteso di altri due anni il contratto con l'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) per la fornitura di carburante ai Territori occupati. Il contratto ha un valore stimato di 1,8 miliardi di shekel all'anno (370 milioni di euro, 11,6% delle vendite totali della Paz ) e costituisce il 50% della domanda totale di benzina e gasolio all'interno della Cisgiordania e Striscia di Gaza.

L’amministratore delegato della Paz, Yona Fogel, ha dichiarato: «L’Anp è un cliente importante per noi.Vedo nel rinnovo del contratto una conquista che segna sette anni di rapporto commerciale». La parte rimanente di carburante sarà fornita dalle Oil Refineries Limited (BAZAN) di Haifa, per un periodo di due anni a partire dall'ottobre 2012.

La dipendenza da Israele per la fornitura di carburante ha enormi implicazioni strategiche per la libertà di movimento dell'Anp e per il costo della vita nei territori palestinesi. L’Anp, dicono alcune voci palestinesi, dovrebbe importare petrolio dai paesi arabi vicini ad un costo inferiore rispetto a quello israeliano o attingere alle riserve di gas al largo della costa di Gaza. Tuttavia il Protocollo economico di Parigi, firmato con Israele dopo gli Accordi di Oslo (1993-94), nega all’Anp la facoltà di importare liberamente le merci che desidera e dai paesi che preferisce.
Secondo Shamas Charles, uno dei fondatori del Mattin Group, una organizzazione di ricerca e di advocacy con sede a Ramallah, il monopolio sulla fornitura del combustibile è parte di una strategia volta a conservare la dipendenza dei palestinesi da Israele. «I monopoli di forniture, sono una forma di potere. Forniscono modi per esercitare pressioni politiche sull'Anp e i cittadini palestinesi», dice Shamas.

Anche la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, risentono degli effetti dell’aumento globale del prezzo del petrolio. Gli svantaggi potrebbero essere minori se solo i palestinesi potessero importare benzina e gasolio dai paesi arabi vicini a prezzi più bassi.

A proposito della crisi energetica che tormenta Gaza da mesi, Shamas ricorda il mancato sviluppo del giacimento di gas offshore, scoperto 12 anni fa. «Quel giacimento di gas avrebbe potuto dare una ampia indipendenza energetica ai Territori occupati, ma tutto è fermo», nota Shamas. Scoperto nel 1990 dal British Gas Group, il giacimento di gas di Gaza è stimato tra 1 e 1,4 miliardi di metri cubi. Anche se tale riserva appare piccola rispetto a quelle dei Paesi del Golfo, è sufficiente a soddisfare le esigenze interne palestinesi per 15 anni. C'era stato un accordo tra la British Gas Group, il Fondo investimenti della Palestina e la Consolidated Contractors Company per l’estrazione e la commercializzazione del gas, ma 13 anni non un singolo metro cubo è stato estratto.

Victor Kattan, autore e direttore del programma di ricerca al-Shabaka, rivela che, nonostante le voci circolate di recente su trattative nel 2011 tra Israele e Anp per l’estrazione del gas al largo di Gaza, in realtà i colloqui sono fermi dal 2007. Kattan ha spiegato che Tel Aviv non consentirà ai palestinesi l'accesso ai loro propri giacimenti se l’Anp prima non prometterà di vendere il gas a Israele a prezzi inferiori a quelli di mercato. Israele non ha ne’ confermato ne’ smentito queste affermazioni. Nena News

(con informazioni fornite dall'agenzia online Imemc)

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