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La nuova Siria secondo Teheran

(19 Novembre 2012)

L'Iran ospita un vertice che riconcili governo e opposizioni. Ma la neonata Coalizione nazionale anti-Assad rifiuta l'invito.

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Il meeting di Teheran (Foto: AP)

di Giorgia Grifoni

Roma, 19 novembre 2012, Nena News - Porre fine agli scontri, impedire l'invio di armi alla Siria, evitare interferenze da parte di paesi stranieri, riprendere il dialogo nazionale, formare un comitato per soddisfare le aspettative della popolazione per le elezioni parlamentari e presidenziali e cambiare alcune parti della Costituzione: sono i punti del piano politico dell'Iran in Siria, annunciato ieri dal portavoce del ministro degli Esteri della Repubblica Islamica Ramin Mehmanparast durante il vertice sul Dialogo nazionale siriano avvenuto ieri a Teheran. Un vertice che sa di sfida a quello organizzato una settimana fa in Qatar, laboratorio di dialogo tra i gruppi ostili al regime di Bashar al Assad che ha sancito, lunedì scorso, la nascita della Coalizione Nazionale delle Forze di Opposizione.

Al Qatar, quindi, l'Iran ha risposto con un piano ben più ambizioso: riconciliare governo e opposizione a Damasco. Ardua impresa, dato che alcuni gruppi di ribelli e formazioni di opposizione hanno già rifiutato e dichiarato illegittima la Coalizione nata a Doha: è il caso del Fronte popolare per il Cambiamento e la Liberazione, leader dell'opposizione parlamentare siriana che ha etichettato la Coalizione come "prodotto della cospirazione con l'Occidente". Ad Aleppo, invece, gruppi di ribelli islamisti sono andati ben oltre: hanno dichiarato la città "Stato islamico" e non vogliono avere niente a che fare con l'opposizione spalleggiata da Europa e dal Golfo.

Secondo quanto riportato da al-Jazeera e da varie agenzie stampa, inoltre, tra i 200 delegati siriani non c'era nessun rappresentante direttamente riconducibile alla nuova Coalizione nazionale. C'erano altri partiti d'opposizione, elencati dall'agenzia Irna, tra i quali il Partito socialdemocratico, il Partito democratico siriano, il Fronte nazionale della salvezza e il Partito nazionale dei Curdi. Sedevano assieme agli inviati del governo e ai rappresentanti di vari gruppi etnici. Presenti anche i delegati di decine di paesi, tra cui Russia e Cina, a dimostrazione del fatto che l'Iran, snobbato dai Paesi occidentali e da molti governi arabi come mediatore credibile nella ragnatela siriana, ha un'influenza tale da non poter essere ignorato.

Al grido "dateci le armi" lanciato giorni fa dal neoeletto leader del Consiglio Nazionale Siriano in esilio in Turchia, George Sabra, Teheran ha replicato con il motto "no alla violenza, sì alla democrazia". "Fornire armi pesanti ai gruppi d'opposizione - ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Ali Akhbar Salehi all'apertura del vertice - costituirebbe una violazione delle leggi internazionali e potrebbe mettere l'intera regione a rischio di terrorismo organizzato".

Una dichiarazione che sembra mandare un segnale di avvertimento all'Unione Europea, nel giorno in cui i suoi ministri degli Esteri sono riuniti per discutere se togliere o meno l'embargo sulla fornitura di armi in Siria su proposta francese. Parigi, che una settimana fa aveva riconosciuto ufficialmente la neonata Coalizione Nazionale come unica rappresentante del popolo siriano, ha affermato infatti di voler armare l'opposizione "a scopo difensivo non appena formato un governo provvisorio", nonostante le rassicurazioni date dal ministro degli Esteri Laurent Fabius di non voler "andare verso la militarizzazione".

Nena News

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