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Quelli che stanno sul palco...

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(2 Giugno 2011) Enzo Apicella
Sul palco della parata del 2 giugno i responsabili di stragi e massacri

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Lo stato colombiano e' il responsabile dell'esecuzione, il 5 agosto scorso, dei tre sindacalisti!

(9 Settembre 2004)

E' stato confermato ciò che già sapevamo.

Che il vicepresidente Francisco Santos mentiva quando assicurava che i sindacalisti erano guerriglieri dell'ELN.

Che il Ministro della Difesa, Jorge Alberto Uribe Echevarría, mentiva quando giustificava l'operativo, affermando che: primo, erano delinquenti. Secondo, che sono morti in uno scontro a fuoco con la forza pubblica. Terzo, che erano armati. Quarto, che su di loro pendeva un mandato di cattura.

Che il comandante delle Forze Armate, Carlos Alberto Ospina, mentiva quando diceva, attraverso i media, che i sindacalisti hanno sparato ai soldati e che avevano candelotti di dinamite.

Francisco Santos, vicepresidente della Repubblica della Colombia, è il responsabile della politica in materia di diritti umani dell'attuale governo, il che mette a nudo come le chiacchiere sui diritti umani e sulla propagandata "sicurezza democratica" non siano altro che la combinazione di forze giuridiche e politiche impiegate dallo Stato per zittire tutto ciò che è in odore di opposizione. Lo avevano già fatto con l'Unión Patriótica ed il Partito Comunista Colombiano, pretendono di farlo col Polo Democratico e lo stanno facendo ai danni di sindacalisti e difensori dei diritti umani.

Il comandante delle Forze Armate, il quale riceve ordini dal Presidente che a sua volta li riceve dal Pentagono, è unitamente a questi ultimi il responsabile dell'operazione in cui sono stai fucilati i sindacalisti. Non è stato necessario aspettare che la procura verificasse cosa era successo, giacché a poche ore dai fatti i funzionari in questione avevano assicurato al Paese ed al mondo che si era trattato di uno scontro tra "delinquenti dell'ELN e le forze militari incaricate della sicurezza democratica".

In altre democrazie questi personaggi si sarebbero già dimessi, ma in Colombia non vi saranno dimissioni; presto li sentiremo dire che rispettano il pronunciamento dei giudici pur non condividendolo, che esso non è definitivo e che bisognerà aspettare la chiusura dell'inchiesta per avere la certezza della responsabilità imputata.

La Colombia ed il mondo devono condannare la mal chiamata "sicurezza democratica", dato che con essa sono aumentate le esecuzioni sommarie e si è aggravata la già critica situazione dei diritti umani nel Paese. Il massacro di sindacalisti e difensori dei diritti umani, l'esilio e lo sfollamento forzato di migliaia di compatrioti, così come l'informazione mediatica tendenziosa ed in cattiva fede con cui si addita e condanna gli oppositori in assenza di corrispondenti sentenze giudiziarie, sono politiche di Stato disegnate per prolungare la guerra e la permanenza al potere di un'élite rappresentata dalla violenza, dal narcotraffico e dalla corruzione, oltre ad essere il veicolo che trasporta i principi reggenti l'attuale politica.

Ancora una volta osserviamo, leggiamo ed ascoltiamo esterrefatti come, nonostante gli sfrenati menzogneri dell'establishment siano smascherati, la situazione resti immutata e, addirittura, come alcuni governi cooperino con il regime pseudo-fascista presente in Colombia.

Mauricio Ramírez, difensore dei diritti umani in esilio 7 settembre 2004

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