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La Giordania alle elezioni

(23 Gennaio 2013)

Oggi urne aperte nella monarchia hashemita, tra tensione e boicottaggi. Le opposizioni invitano a non votare: "Prima si riformi il Paese e il sistema di governo".

giordelez

di Rossana Zena

Roma, 23 gennaio 2013, Nena News - Oggi la Giordania si presenta alle urne. I giorni che hanno preceduto le tanto discusse elezioni politiche sono stati teatro di diverse manifestazioni, organizzate in tutto il Paese. La più grande, lo scorso venerdì, ha visto scendere in piazza oltre 3000 persone, riunitesi nel quartiere centrale di Jabal Amman, per un raduno ribattezzato "legittimità popolare".

La manifestazione indetta e guidata dalla Fratellanza Musulmana invitava i cittadini a boicottare le elezioni, descritte come "elezioni fraudolente", principalmente per le modalità di formazione dei collegi elettorali che consentirebbero una sovra rappresentazione dei distretti rurali realisti a discapito delle aree urbane, considerate roccaforti islamiste. Non solo. La Fratellanza ha anche chiesto la trasformazione del sistema di governo: il premier va eletto dal popolo e non nominato dal re, accusato di procrastinare e sfruttare la tempesta siriana per bloccare cambiamenti fondamentali.

Da mesi le opposizioni chiedono rapide riforme, tra cui la riduzione dei poteri del re, la separazione dei poteri dello Stato per proteggere l'autorità giudiziaria e il parlamento dalle interferenze del governo.

Kathem Ayash, membro del Consiglio della Shura dei Fratelli Musulmani, ha descritto le concessioni della monarchia come "un cammello che da vita a un topolino". Ci si attendeva molto di più, ha commentato Ayash, ma quello che è stato ottenuto è meno di niente: "Lo Stato giordano ha un atteggiamento arrogante, non vogliamo partecipare a questo tipo di processo politico".

A differenza delle liste vuote di cui hanno goduto gli islamisti in post-rivoluzione in Tunisia, Egitto e Libia - dove gli ex autocrati e i loro regimi erano stati spodestati - la Fratellanza Musulmana giordana si trova a dover competere con la monarchia hashemita, ben radicata e ancora relativamente popolare. Il regime di re Abdullah II si è finora dimostrato resistente anche a fronte della rabbia esplosa per l'aumento dei prezzi, nell'autunno scorso.

Un fattore a cui si aggiunge lo stretto rapporto che in Giordania il movimento islamico ha sempre avuto con il regime, mentre negli altri Paesi della Primavera Araba i Fratelli Musulmani sono sempre stati incarcerati e perseguitati. Tanto che l'opposizione giordana, di cui la forza maggiore è rappresentata proprio dalla Fratellanza, dichiara di non battersi per il rovesciamento del re Abdallah, ma per una una trasformazione del sistema politico che limiti i poteri del sovrano, in particolare nella scelta dei governi.

Subito è giunta la reazione di re Abdullah II che, in un'intervista rilasciata al Centro di Ricerca Al-Quds, ha definito il boicottaggio delle urne un grave "errore di calcolo" e ha esortato tutti i giordani a partecipare alle elezioni per portare avanti le riforme. Inoltre, ha dichiarato il suo portavoce, il ministro dell'Informazione Samih Maaytah, "non stiamo cercando di illudere la gente e dire loro che il prossimo parlamento sarà perfetto, ma le elezioni sono una porta che apre ad ulteriori riforme. Non la fine delle riforme. Boicottare le urne non è la soluzione".

L'analista politico Labib Kamhawi fa un pronostico: le elezioni giordane saranno "deludenti". E aggiunge: "La Giordania ha una popolazione di 6,8 milioni di persone, di cui 3,1 milioni hanno diritto di voto, ma comunque l'affluenza sarà bassa. La gente è preoccupata per l'economia, la povertà e la disoccupazione. Quello che succede politicamente non incoraggia le persone a votare".

Il clima politico elettorale resta teso ed i malumori sono tanti. Per la prima volta nel mondo arabo le popolazioni stanno scegliendo i loro governi: ci si augura che anche il popolo giordano non si faccia sfuggire questa occasione.

Nena News

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