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(20 Settembre 2010) Enzo Apicella
Il presidente iraniano Ahmadinejad: Sakineh non è mai stata condannata alla lapidazione, il "caso" è una montatura giornalistica del governo USA

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Francia e Qatar: alleati in Siria, nemici in Mali

(26 Gennaio 2013)


Washington sostiene la guerra francese in Mali, ma senza sforzarsi troppo, e Parigi chiede un coinvolgimento più attivo dei paesi africani e dei partner dell'UE. Ma diffida del Qatar, alleato nell'opera di destabilizzazione della Libia prima e della Siria dopo, ma sostenitori dei nemici di Parigi in Mali.

qatafranc

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha espresso ieri con una telefonata il suo sostegno all'omologo francese Francois Hollande che avrebbe “assunto la guida degli sforzi internazionali per privare i terroristi di un rifugio in Mali". La Casa Bianca ha riferito che "Francois Hollande ha ringraziato il presidente Obama per l'importante sostegno che gli Stati Uniti hanno portato a questo sforzo". Gli Stati Uniti, che hanno fatto attenzione a non lasciarsi coinvolgere troppo nel conflitto, hanno alla fine accettato a inizio settimana di inviare cargo verso Bamako. Oltre a C-17, messi a disposizione a titolo gratuito, gli Stati Uniti forniranno inoltre a Parigi sostegno a livello di intelligence con i loro satelliti e probabilmente droni. Ma non di più, perché in realtà Parigi e Washington sono competitori nel controllo dell’Africa, entrambi assai preoccupati del ruolo crescente della Cina nel continente.
Tant’è che Parigi continua a insistere con i partner europei e con i paesi dell’Africa Occidentale affinché aumentino, e rapidamente, il proprio sostegno alle operazioni militari in Mali. “C'è necessità di un dispiegamento rapido di una forza africana" ha riaffermato ancora ieri il presidente Hollande sia nella conversazione con Obama sia in alcune dichiarazioni riportate dalla stampa d’oltralpe.

Inoltre in Francia crescono ora le preoccupazioni per un possibile ruolo del Qatar nel sostenere i ribelli islamici in Mali, che Doha vedrebbe come un movimento in ascesa e potenzialmente significativo nella governance del Paese, almeno nella regione settentrionale. E' la tesi sostenuta da Michael Stephens, ricercatore sul Qatar del think-tank Royal United Services, secondo quanto riportato da Doha News. ''La motivazione principale che spinge il Qatar a sostenere gli islamisti in Mali - sostiene Stephens - é assicurare il suo business e la crescita della sua influenza nel mondo arabo e islamico''. Doha nega questi piani ma secondo Stephens, la situazione che si prospetta in Mali è una divisione in due, con il nord in mano agli islamisti legati alle petromonarchie del Golfo, in particolare proprio al Qatar, e un sud del Paese controllato dalla Francia e da altri Paesi occidentali. Questo scenario rientrerebbe, secondo l'esperto, nella visione di lungo periodo del Qatar che mira ad espandere la sua influenza nell'area del Sahel ricca di idrocarburi e potenziali riserve di metalli preziosi. ''La versione ufficiale - aggiunge Stephens - é che il Qatar sta finanziando per scopi umanitari le zone controllate dai ribelli, ma la Francia ritiene che Doha stia sostenendo i miliziani legati ad al Qaeda che stanno cercando di prendere il potere in Mali per usare il Paese come una piattaforma jihadista da cui lanciare un'iniziativa globale''.

Calcolando il ruolo di primo piano che ha avuto la Francia nel destabilizzare prima la Libia e poi la Siria, fornendo sostegno diplomatico, economico e militare alle milizie jihadiste che ora minano il suo potere in Mali non sembra che le scelte di Parigi siano state particolarmente oculate.

Marco Santopadre - Contropiano

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