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In Medio Oriente troppo potere alla polizia

(13 Febbraio 2013)

Transparency International: troppa corruzione nelle forze di sicurezza in Medio Oriente e Nord Africa. Israele non si salva: non c'è trasparenza nel settore sicurezza.

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di Gabriele Benvenuti

Ramallah, 13 febbraio 2013, Nena News - Transparency International (TI), l'organizzazione internazionale che si occupa di contrasto al fenomeno della corruzione, ha recentemente pubblicato un report per richiamare l'attenzione dei governi sul rischio di corruzione nelle forze di sicurezza dei Paesi del Medio Oriente e Nord Africa a causa delle vulnerabilità nei sistemi di controllo, gestione e prevenzione.

Classificato come "elevato", il rischio corruzione nel settore sicurezza non risparmia nessuno dei 19 Paesi MENA, con punte di criticità se si tratta di nazioni testimoni della Primavera Araba - Egitto, Siria, Libia e Yemen. Il livello di rischio è calcolato attraverso un indice statistico che analizza le politiche anti-corruzione di ogni singolo Paese, il "Government Defence Anti-Corruption Index" (GI), stabilendo delle fasce di rischio complessivo partendo dalla A - "basso rischio" - alla F - rischio critico". Se si considera che i Paesi meglio valutati della regione - Israele, Kuwait, Libano ed Emirati Arabi Uniti - non superano la fascia D (rischio "elevato"), si ottiene un quadro geopolitico tutt'altro che stabile.

Il GI si basa, a sua volta, sulla stima di 77 indicatori che determinano la pericolosità di contagio del fenomeno di corruzione dalle forze di sicurezza ad altri settori correlati, definiti "aree di rischio": politico, finanziario, personale, operativo e approvvigionamento.

Nel contesto regionale, l'Autorità Nazionale Palestinese si posiziona in fascia D- (negativo) a causa dell'instabilità politica interna - scissione Hamas-Fatah - e dell'assenza di controllo politico effettivo sulle forze di sicurezza da parte del Consiglio Legislativo Palestinese. Nonostante la legislazione vigente preveda un meccanismo di controllo istituzionale delle politiche di difesa e sicurezza - la Commissione Sicurezza ed Affari Interni - non vi è alcuna revisione del budget sicurezza, poiché il Consiglio non si riunisce dal 2007, in questo modo determinando un rischio politico pari al 37%.

Contrariamente all'indice complessivo di rischio corruzione, più basso della controparte palestinese - D+ (positivo) - Israele vanta un rischio politico stimato da TI al 45%. L'unica "democrazia" del Medio Oriente si trova quindi in difficoltà di fronte alla resistenza del Ministero della Difesa a contribuire apertamente alla Commissione Difesa ed Affari Esteri istituita presso la Knesset, con il risultato di un limitato controllo parlamentare sulle politiche di difesa e sicurezza. Mancanza di trasparenza sul budget difesa e sicurezza, intolleranza degli esecutivi verso le organizzazioni della società civile critiche circa le politiche di sicurezza, e la pressoché totale assenza di un dibattito pubblico in materia, sono bilanciati dall'attenzione mediatica circa un possibile attacco all'Iran, ma contribuiscono a una stima (45%) particolarmente grave per uno Stato che si proclama democratico.

Nel 2005, TI ha stimato in circa 20 bilioni di dollari l'anno il costo globale della corruzione del settore difesa e sicurezza, pari alla somma dell'aiuto internazionale alle popolazioni di Iraq, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan e Bangladesh, o al totale dei fondi stanziati per la lotta alla fame nel mondo durante il vertice del G8 a L'Aquila nel 2009.

Questo contribuisce alla percezione negativa dell'opinione pubblica, anche se i dati rilevati non fanno pensare a una maggiore propensione alla corruzione del settore sicurezza e difesa. Effettivamente, la situazione italiana, con il caso Finmeccanica, ci insegna che la corruzione nel settore difesa non sia slegata dagli altri settori strategici del Paese, e dalla politica in primis, ma ne sia quasi un sottoprodotto.

Nena News

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