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Il governo islamista blocca la Tunisia

(27 Settembre 2013)

Inutili i tentativi di mediazione tra Ennahda e opposizioni: l'UGTT disegna una road map per uscire dallo stallo, ma l'esecutivo si arrocca per non perdere il potere.

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Rached Ghannouchi, leader di Ennhada (Foto: REUTERS/Zoubeir Souissi)

di Beatrice Cati

Roma, 27 settembre 2013, Nena News - Non sembra rientrare la crisi governativa in Tunisia, Paese in cui il dibattito politico si avvita attorno al futuro di Ennhada, il partito di maggioranza islamista salito al potere nel 2011. Dopo settimane di negoziati fallimentari, in un estenuante braccio di ferro tra Ennhada e opposizione, l'UGTT (Unione generale tunisina del lavoro) è stata ufficialmente incaricata di guidare il tentativo di conciliazione tra le due parti, al fine di ricostituire un nuovo esecutivo nell'arco delle prossime settimane.

La mappa proposta dall'UGTT, appoggiata dall'Utica (Unione tunisina dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato) e dalla Lega tunisina dei diritti dell'Uomo, prevede l'approvazione da parte dell'Assemblea nazionale costituente (ANC) di una nuova legge elettorale che richiami il Paese alle urne entro i prossimi sei mesi. Parallelamente, l'ANC dovrà lavorare alla stesura della Costituzione. Lo scorso marzo, infatti, il parlamento tunisino aveva fissato per il 27 aprile la data di presentazione della nuova legge fondamentale, prevedendone l'adozione prima dell'8 luglio.

Nei giorni scorsi, l'Unione dei sindacati ha fermamente accusato Ennhada di aver impedito qualsiasi tentativo di uscita dallo stallo politico ed economico in cui versa il Paese, aggravato dall'uccisione del leader dell'opposizione Chokri Belaid, lo scorso febbraio. Secondo l'UGTT, l'atteggiamento dei rappresentanti di Ennhada nei confronti dell'ala salafita, probabilmente responsabile dell'attentato, è da sempre ambiguo e tollerante. Dal canto suo Ennhada, ha dichiarato lo scorso venerdì attraverso un comunicato ufficiale, di voler accettare l'iniziativa proposta dall'UGTT, aprendosi dunque a un dialogo con l'opposizione. Dichiarazioni a cui ha fatto seguito un'inaspettata retromarcia: Rached Ghannouchi, leader della coalizione al potere, ha infatti disertato la conferenza stampa di sabato scorso, che avrebbe dovuto chiarire definitivamente le posizione di Ennhada sul tentativo di mediazione portato avanti dall'UGTT. A parlare, è stato dunque il vice presidente di Ennhada, Adelhamid Jelassi, che ha definito il tentativo di mediazione come "un salto nell'ignoto", attaccando poi il 'quartetto' (Ugtt, Confindustria, Ordine degli avvocati e Lega per la difesa dei diritti dell'Uomo) che, nonostante abbia lavorato per far sedere maggioranza ed opposizione ad un tavolo di dialogo nazionale, si è anche schierato contro il governo.

Ancora oggi, dunque, la classe politica al potere, chiusa a riccio nella difesa della propria autocrazia, insiste affinché non venga delegittimata a governare, calpestando quei germogli di democrazia per i quali il Paese lotta da anni. Nonostante l'impegno dell'UGTT, resta comunque difficile prevedere cosa succederà nel breve periodo. Sembrerebbero esserci invece segnali di ottimismo, per quanto riguarda le emergenze sociali: il Ministero della Donna sta elaborando campagne di sensibilizzazione per lottare contro la tratta di giovani donne, che vengono destinate alla Siria, per la cosiddetta "jhad del sesso". Una pratica barbara che ha il fine di premiare i ribelli islamici al fronte, costringendo le donne - che molto spesso tornano in patria incinte - alla prostituzione. Il ministro dell'Interno tunisino, Lofti Ben Jeddou, ha aggiunto che "dallo scorso marzo il governo ha vietato a 6.000 giovani tunisine l'ingresso in Siria e ha arrestato 86 persone sospettate di aver organizzato 'reti' per la 'jihad del sesso".

Nena News

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