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Prove di "Corrente" in Cgil

(16 Agosto 2005)

E' interessante analizzare le fantasiose interpretazioni che i responsabili di Lavoro e Società danno del "Patto" concluso con la maggioranza per il mantenimento dei posti. Si cerca cioè di provare a spiegare che non è successo niente di importate e che la natura di Lavoro e Società non è cambiata. Ma il loro ragionamento è così paradossale che si smascherano e si contraddicono da soli.

In grassetto

In una nota interna che il responsabile regionale di Lavoro e Società dell'Emilia Romagna ha inviato a fine luglio ai delegati della regione, si legge .......

La questione del “patto” ossia del “documento di intenti sottoscritto dai 12 segretari confederali”, di cui si è parlato a sproposito anche sui giornali, non è un atto burocratico che esautora il congresso, nè può significare che si devono eleggere gli stessi delegati/e del congresso scorso, né che si confermano in blocco i gruppi dirigenti uscenti, che dovranno invece essere rieletti. I congressi saranno veri ed eleggeranno le delegate e i delegati che riterranno, rappresentando al meglio le articolazioni presenti nella base sociale della CGIL, anche ricorrendo al voto segreto ogni qualvolta si ritenga necessario. Il fatto che si prendano a riferimento i pesi congressuali oggi in essere, tra due aree congressuali che hanno trovato un’intesa sull’impianto unitario del congresso, è un meccanismo di garanzia, già praticato in CGIL (nello stesso ultimo congresso straordinario FIOM), semmai la novità sta nell’averlo ufficializzato rendendolo pubblico. Questo “patto” è quindi un atto politico consapevole che va gestito con attenzione anche ai livelli regionali e territoriali.

Qualche settimana prima, in una lettera inviata ai giornali, altri due responsabili di Lavoro e Società della regione Lombardia affermavano ................

Il documento dei 12 segretari nazionali è un accordo politico tra la maggioranza e la minoranza che riconosce l’inizio di una fase nuova nella vita democratica della CGIL e, in assenza di documenti alternativi che misurino la rappresentatività, individua la strada per riconoscere le proporzioni delle rappresentanze presenti nel precedente congresso. Si afferma la costruzione di una nuova unità riconoscendo che Lavoro Società è parte integrante della nuova maggioranza, pur continuando la propria esperienza di area anche in futuro.

Alcune osservazioni:

"La questione del “patto” sottoscritto dai 12 segretari confederali” non è un atto burocratico che esautora il congresso, nè può significare che si devono eleggere gli stessi delegati/e del congresso scorso, né che si confermano in blocco i gruppi dirigenti uscenti, che dovranno invece essere rieletti."

Trattasi, come si vede di un ragionamento contorto ed indecifrabile. Un patto precongressuale, che decide a prescindere delle espressioni di voto degli iscritti, che comunque ad una componente della nuova maggioranza debbano essere garantiti i posti che ha attualmente nelle strutture dirigenti è di fatto un intervento che esautora il congresso, e non può essere altrimenti. Nel testo del Patto (per altro fatto da sole due componenti la Cgil) , l'accordo sulla divisione dei posti è chiaramente basato sull'accordo tra le due componenti e non sulla verifica dei consensi che effettivamente il confronto congressuale assegnerà a loro. Sibillina inoltre l'affermazione che non è detto che, nella quota riservata dall'accordo a Lavoro e Società, debbano essere eletti i delegati dell'altro congresso. Già, ma chi indicherà i delegati per entrare nelle strutture ed i funzionari se non i capi cordata di Lavoro e Società. Si può stare certi che, se il livello di democraticità di funzionamento dell'area è pari a quello che abbiamo sperimentato in questi ultimi anni, molti delegati cambieranno si ma per decisione di vertice (che valuterà sulla base della loro fedeltà ai capi cordata) e non per le indicazioni che vengono dal basso.

L'estensore della nota interna non si rende poi conto della gravità della sua affermazione quando afferma che il Patto è un accordo di garanzia che già si è sperimentato in Cgil e che l'unica novità sta nell'averlo scritto. Non siamo così ingenui dal non sapere che dove esistono burocrazie organizzate queste tendono ad accordarsi per non massacrarsi a vicenda, quando la cosa torna utile ad entrambi. Ma questa è una prassi così antidemocratica che per lo meno, fino ad ora, si aveva il pudore di non dichiararla esplicitamente, di mascherarla più o meno spudoratamente dietro a mille paraventi.

Il fatto che ora ci si vanti di averlo scritto vuol dire solo che anche la vergogna di chi fa questi accordi è venuta a meno, quasi come a volersi liberare da ogni preoccupazione formale e dichiarare esplicitamente il diritto delle burocrazie di accordarsi tra di loro gettando così le basi per una riforma in senso corporativo e correntizio dell'organizzazione della Cgil. Infatti, l'avere scritto quel patto e l'averlo allegato al regolamento congressuale apre una contraddizione enorme che può essere risolta solo abolendo il regolamento congressuale o abolendo il patto. Regolamento e Patto dicono infatti due cose diverse. Per il Patto il congresso è già fatto, avendo già deciso tutto ancora prima che il congresso parta. Per il regolamento saranno gli iscritti, col loro voto, a misurare il consenso su cui andare a formare i nuovi gruppi dirigenti. Cosa governa questo congresso ? Il regolamento congressuale votato dal direttivo nazionale della Cgil o l'accordo tra due sole componenti della stessa, che non è stato nè discusso, nè votato dal direttivo Cgil ma solo allegato al regolamento ?.

Ma visto che bisogna recuperare, l'estensore della nota si affretta ad affermare subito dopo (contraddicendosi rispetto alla sua difesa dell'accordo precongressuale) che .."I congressi saranno veri ed eleggeranno le delegate e i delegati che riterranno, rappresentando al meglio le articolazioni presenti nella base sociale della CGIL, anche ricorrendo al voto segreto ogni qualvolta si ritenga necessario".

Come si vede tutto il contrario di quanto previsto dall'accordo tra i 12 segretari confederali che invece si impegnano a garantire a lavoro e Società la stessa base congressuale che aveva nel precedente congresso, indipendentemente dai consensi che riceverà. Ma la scarsa credibilità di questo tentativo di recupero democraticistico la si può misurare col fatto che proprio i funzionari di Lavoro e Società, area nata grazie al riconoscimento del pluralismo congressuale (battaglia difficile fatta da centinaia di delegate e delegati quando ancora Lavoro e Società non aveva uno straccio di funzionario), hanno nell'ultimo direttivo votato contro la richiesta di Rinaldini di collegare alla presentazione delle due tesi alternative, l'elezione dei delegati al congresso. Di quali articolazioni nella base sociale della Cgil parla dunque l'estensore della nota interna, visto che lui stesso ha partecipato al voto nel direttivo Cgil che non ha permesso ad una di queste sensibilità (per alto l'unica a scendere in campo con due tesi alternative) di poter concorrere alla costruzione della base congressuale sulla base dei consensi che le due tesi avrebbero potuto ottenere ? Se capisce subito che per lui le sensibilità presenti in Cgil si debbano ridurre solo alle due componenti che già si sono accordate sulla spartizione dei posti, e per liquidare qualsiasi possibile concorrente o disturbatore.

I due compagni di LSCR della Lombardia, nella loro lettere ai giornali fanno anche di peggio. Intanto parlano di un congresso unitario e non citano le due tesi alternative (una sulla contrattazione ed una sulla democrazia) presentate da Rinaldini ed altri. Inoltre non dicono che il fatto che non sia possibile misurare la rappresentatività delle posizioni in campo non dipende dal cielo o dallo spirito santo ma dal fatto che anche LSCR lo ha impedito respingendo, con un voto in direttivo nazionale, la richiesta in questo senso avanzata dai presentatori delle due tesi alternative. Ma ancor più grave, per il futuro della Cgil e di quel modello sindacale partecipativo e democratico che abbiamo sempre difeso, è la loro successiva affermazione ..... con l'accordo tra i 12 segretari "Si afferma la costruzione di una nuova unità riconoscendo che Lavoro Società è parte integrante della nuova maggioranza, pur continuando la propria esperienza di area anche in futuro."

Ciò vuole dire solo una cosa, e cioè che LSCR non è più un'area programmatica congressuale (è parte integrante della maggioranza) e che quindi non avrà più una base congressuale a cui riferirsi. Il fatto che poi l'accordo le riconosca, nonostante il suo scioglimento da ogni vincolo verso una base congressuale, di continuare ad esistere anche in futuro, la riduce di fatto ad una corrente interna della maggioranza, ad una aggregazione autoreferenziale che vuole esistere indipendentemente dalla misura del suo consenso reale tra gli iscritti, ordinata ed organizzata in cordata, che nasce solo per accordo con la maggioranza. I due compagni di LSCR Lombardia forse non lo sanno, ma è questo che hanno scritto.

Tutto ciò per sollevare una forte preoccupazione sul fatto che, se la Cgil sarà governata sempre più esplicitamente da questo tipo di relazioni pattizie, il rischio è che la stessa Cgil venga investita da processi involutivi pesanti in materia di democrazia interna che non potranno non avere conseguenze anche sulla stessa sua natura di sindacato dei lavoratori.
Se la pretesa di organizzarsi come corrente, che Lavoro e Società può perseguire grazie all'accordo tra burocrazie in cambio del suo scioglimento nella maggioranza, non venisse sconfitta anche all'interno della battaglia congressuale, e se anzi questa pretesa dovesse allargarsi ad ogni sensibilità possibile, avremmo condannato la Cgil ad un ritorno alle correnti ancora peggiore di quello che avevamo decenni fa. Tutta la battaglia che dai tempi di Alternativa Sindacale abbiamo condotto per l'emancipazione dei lavoratori e degli iscritti dalle dinamiche delle burocrazie sindacali subirebbe una sconfitta difficile da recuperare.

12 agosto 2005

Delegate e delegati che si riconoscono nel movimento
Per un coordinamento nazionale delle Rsu

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