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(11 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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(Flessibili, precari, esternalizzati)

Trattamenti pensionistici al ribasso

colpa delle forme di lavoro atipico e del sistema contributivo: per i cococo 734 euro all'anno!

(21 Settembre 2005)

Arriva l'ennesima ricerca che conferma lo sfascio del sistema pubblico previdenziale, disfacimento causato dalle riforme del mercato del lavoro, l'introduzione di forme sempre più precarie di lavoro, lo smantellamento del sistema solidaristico e pubblico della previdenza.

Secondo l'Ufficio studi della Cgia, i nuovi lavoratori, precari o meno, percepiranno una pensione decurtata del 23.5% rispetto all'ultima generazione.

Causa principale è l'attuazione della "Riforma Dini" che introdusse, con l'accordo di CGIL-CISL-UIL, il sistema di calcolo delle pensioni non più sulle ultime retribuzioni ma sui contributi versati.

Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 i danni sono elevatissimi.

Simulando un "ottimo" stipendio, difficile da trovare con gli attuali contratti atipici e precari, la situazione appare chiara.

A parità di retribuzione, andando in pensione a 60 anni e con 35 anni di contributi pieni (cosa assolutamente difficile oggi), abbiamo come risultato che il padre avrà una pensione di 1.138 euro, mentre il figlio arriverà a 871 euro (267 euro in meno mese al mese, meno 23.5%)

Per i lavoratori a contratto atipico la drammatica situazione è ancora più evidente. già dagli ultimi dati INPS, per i lavoratori cococo, nel 2004 l'assegno medio pro-capite è stato di 734 euro all'anno.

Su questo tipo di realtà che governo, sindacati concertativi e padronato vogliono speculare per intascare ulteriori profitti: dopo aver smantellato la previdenza pubblica, vogliono rastrellare altri profitti tramite le pensioni integrativi, e con il trasferimento del TFR nei fondi pensione.


Contro lo smantellamento della previdenza pubblica

Contro la precarietà del lavoro e della vita

Per il diritto al reddito sociale e a vere pensioni prepariamo lo sciopero generale.

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