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Congresso Cgil, la proposta dello Spi: meno tasse sulle pensioni

(30 Ottobre 2005)

Intervista a Betty Leone, segretaria della confederazione più grande di Corso Italia, con quasi tre milioni di iscritti.

«Rinaldini si sente oscurato? Dobbiamo garantire le condizioni perché ci possa essere un dibattito libero tra tutte le tesi»


Lo Spi Cgil, con i suoi quasi tre milioni di iscritti, è destinato a giocare un ruolo di primo piano nel dibattito congressuale di Corso Italia. Reddito, democrazia, difesa dei settori più deboli della società: cosa ne pensa il sindacato dei pensionati? Lo abbiamo chiesto a Betty Leone, che dello Spi è segretaria.


Da una recente indagine dell'Acri emerge che oggi un italiano su due tira la cinghia. Tra coloro che hanno dovuto fare i conti con un progressivo peggioramento della propria situazione figurano soprattutto casalinghe e pensionati.

E' da molto tempo che lo Spi Cgil, insieme alla Fnp Cisl e alla Uilp, denuncia il fenomeno dell'impoverimento dei pensionati. Innanzitutto va ricordato che in Italia il 50% delle pensioni è inferiore a 500 euro mensili e l'80% non arriva ai mille euro. La grande massa dei pensionati italiani ha quindi un reddito relativamente basso, anche perché in questi anni c'è stata una perdita del potere d'acquisto delle pensioni, che dal 1992 sono state sganciate dall'andamento dei salari. In più c'è stato un aumento incontrollato dei prezzi di beni che i pensionati usano di più: da quelli alimentari ai farmaci, dalle tariffe agli affitti.


E il futuro non promette niente di buono, alla luce dei tagli previsti nella finanziaria. Quali saranno le vostre prossime mobilitazioni?

Il 12 novembre, giorno che Cgil Cisl e Uil hanno dedicato alle fragilità sociali, saremo con i nostri banchetti in tutte le piazze d'Italia, dove raccoglieremo le firme sulla legge di iniziativa popolare per il fondo nazionale per la non autosufficienza. Il 18 novembre saremo di nuovo in alcune piazze italiane con iniziative unitarie, e se non otterremo nulla, organizzeremo una manifestazione nazionale ai primi di dicembre, quando la legge Finanziaria sarà in discussione alla Camera.


Anche con riferimento al dibattito congressuale della Cgil, come si può, secondo lo Spi, invertire la rotta, redistribuendo la ricchezza a favore di lavoratori e pensionati?

In Italia esiste una questione salariale e di reddito pensionistico molto forte. Quella salariale può essere affrontata inserendo quote di produttività nel contratto nazionale di lavoro. Per la verità, la necessità di redistribuire la produttività generale del paese, attraverso un tavolo contrattuale, è insita anche nelle leggi di riforma delle pensioni del '92 e del '95. Questa norma non ha però mai funzionato perché in questi anni l'idea che la spesa pensionistica si doveva ridurre è stata al centro delle politiche economiche europee. Noi invece riteniamo che questo passaggio sia ormai ineludibile, perché l'impoverimento di una fascia crescente della popolazione ha risvolti negativi non solo per gli anziani ma anche sul deperimento della domanda e quindi sull'economia. Per questo nella discussione congressuale come Spi Cgil sosteniamo una piattaforma per rivalutare le pensioni, recepita dalla tesi 7 di maggioranza. Pensiamo inoltre che si possa ragionare su una diversa tassazione del reddito pensionistico rispetto agli altri redditi, facendolo considerare come risparmio differito. Questo è il centro dell'emendamento che abbiamo deciso di presentare alla tesi n°4, dove si parla di redistribuzione del carico fiscale. Siamo infatti convinti che questa misura non si può immaginare senza una modifica più generale della tassazione diretta di rendite, profitti e salari.


Il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, ha lanciato l'allarme sui rischi di oscuramento delle tesi alternative da lui presentate su contratti e democrazia. Che ne pensi?

Se Rinaldini ha lanciato questo allarme avrà le sue ragioni. In ogni caso credo che ci debba essere un dibattito libero tra tutte le tesi e che vadano garantite le condizioni perché questo possa avvenire. Dopodiché cosa sta avvenendo in giro non lo so. Certo, immagino che le assemblee di Lega non siano le più adatte dove trattare i temi delle tesi alternative, molto dipende anche da come si sono organizzate le Camere del lavoro. Credo che la situazione sia ancora in divenire e che, ripeto, il dovere della Cgil sia quello di garantire un dibattito libero tra tutte le tesi.

Roberto Farneti - Liberazione 30 ottobre 2005

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