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(28 Maggio 2011) Enzo Apicella
Fincantieri chiude gli stabilimenti di Sestri Ponente e di Castellammare di Stabbia e annuncia 2.500 licenziamenti.

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OLTRE IL PRIMO MAGGIO
PER IL RILANCIO DELL'INTERNAZIONALISMO

(26 Aprile 2023)

Editoriale del n. 124 di "Alternativa di Classe"

carri armati italiani in partenza 2

Questo mese è cominciato con una serie di dati, forniti dall'Ufficio Statistico della UE, l'ormai noto Eurostat, che confermano la particolare arretratezza della condizione dei proletari in Italia, soffermandosi sulla situazione giovanile.
Intanto, dei 27 Paesi che compongono la UE l'Italia risulta quello che, nonostante l'alta percentuale di contratti precari e flessibili, che hanno fatto aumentare l'insieme degli occupati, ha meno occupati tra chi ha l'età per esserlo: solo il 60,2%! Disaggregando, risultano meno sia gli uomini che le donne. E anche la Grecia la ha superata.
Per quanto riguarda i giovani tra i 15 e i 29 anni di età, oltre all'assenza di politiche sociali sugli alloggi, la media degli importi di salari e stipendi è risultata meno della metà di altri Paesi UE. Sintomi di un mercato del lavoro asfittico e dominato dalle imprese. Ed è questo il contesto in cui il Governo Meloni si appresta ad eliminare il Reddito di Cittadinanza!...
Circa il 25% dei giovani in Italia è calcolato come “a rischio povertà”, cioè con un reddito “inferiore del 60% al valore mediano nazionale”. In questo senso, risultano vivere condizioni economiche peggiori dei giovani in Italia solo quelli che vivono in Danimarca, in Grecia, in Spagna e in Romania. Con la differenza che in Danimarca il rischio di povertà complessivo è fra i più bassi d'Europa, insieme al dato che il “reddito mediano nazionale” è molto alto, “salvandone” il tenore di vita, mentre in Italia anche quello nazionale è molto basso...
Intendendo poi per “grave deprivazione materiale e sociale” la impossibilità di procurarsi i beni e servizi necessari per un tenore di vita accettabile, a livello giovanile l'Italia, infatti, risulta al 5,6%, dopo la Spagna al 7,1%, con Romania, Bulgaria e Grecia, peggiori di tutti, classificati ai primi posti. I giovani in Italia, in pratica, sono messi peggio di chi vive in Paesi considerati tradizionalmente meno avanzati, come Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, ecc. Putroppo i dati di Eurostat non sono un “pesce d'Aprile”!...
I governi, con questo di Giorgia Meloni in testa, hanno poi la faccia tosta di lamentarsi della scarsa natalità in Italia, inventando spesso anche “premi” per i neonati, ma, in realtà, portano avanti politiche sociali pessime, che si traducono nel lasciare sempre più “mano libera” alle aziende. E i redditi scarsi si traducono nella “poca sostenibilità” denunciata per il sistema pensionistico, che, va detto, i contributi degli immigrati aiutano a tenere in piedi. Quelli della previdenza sono soldi che vengono dai lavoratori dipendenti, ed è ad essi che dovrebbero tornare!...
Oltre tutto, all'invecchiamento della popolazione dovrebbe fare fronte un adeguato sviluppo dei servizi sociali e dei servizi sanitari pubblici, con un relativo aumento occupazionale, e non solo le magre pensioni dei lavoratori dipendenti collocati a riposo! Invece vengono tagliati i servizi, compresa la sanità pubblica, per avvantaggiare i privati abbienti con la flat tax ed i servizi-business dei privati. Una politica apertamente contro i lavoratori ed i proletari in genere!...
Martedì 11 il Consiglio dei Ministri ha varato il suo primo Documento di Economia e Finanza, che si spinge a prevedere per l'anno in corso una crescita del PIL dello 0,9%, con un taglio del cuneo fiscale per 3 miliardi di euro complessivi, che, oltre a corrispondere solo a qualche spicciolo in più in busta-paga, nelle intenzioni governative dovrebbe “sostituire” gli aumenti salariali; prova ne sia l'assenza di stanziamenti per i contratti del pubblico impiego.
Dopo i regali agli evasori e quelli alle imprese, contenuti nella “riforma fiscale”, nonché a fronte di un taglio di ben 10 miliardi alle pensioni (come dichiarato dal Ministro G. Giorgetti), il livello annuo di inflazione programmata dal Governo è salito ad un ottimistico 5,4%, ma i livelli inflattivi reali hanno falcidiato il potere d'acquisto dei salari, e l'inflazione, se lo fa, sta diminuendo davvero poco! Questo forse potrebbe essere reso possibile da una spesa pubblica in diminuzione secondo l'impostazione privatistica sopra descritta...
A questa politica antiproletaria si sono aggiunte, oltre all'aumento delle spese militari, la riaffermazione della autonomia differenziata, la virtuale conferma anche per l'anno prossimo della Legge Fornero sulle pensioni e la proclamazione dello stato di emergenza di 6 mesi sulle migrazioni. La politica estera del governo di G. Meloni, anche Presidente del Partito dei Conservatori Europei, non solo si colloca nel solco del tradizionale atlantismo italiano, ma esprime un particolare impegno filo-USA all'interno della UE.
La premier italiana, infatti, ha sostanzialmente subito l'iniziativa della tre-giorni cinese di Macron, con l'imprimatur UE della presenza di U. Von der Leyen. Da Mercoledì 5 a Venerdì 7, infatti, il Presidente francese, insieme a circa 60 esponenti di aziende di primo piano, come Airbus, Edf e Veolia, ha incontrato i vertici cinesi, compreso Xi, per parlare di cooperazione economica e per recuperare sugli iniziali giudizi tranchant sul Piano di pace, riconoscendo alla Cina un ruolo fondamentale in materia.
Dopo avere concordato circa il non uso di armi biologiche, chimiche e nucleari in generale, e nella guerra ucraina in particolare, Cina, Francia e UE hanno convenuto sulla necessità pure di un prossimo dialogo diretto cino-ucraino. Anche se Von der Leyen avrebbe poi esortato la Cina a non fornire armi alla Russia e a non usare la forza per Taiwan, il triangolare ha ugualmente lasciato gli USA contrariati sull'incontro, tanto che suoi esponenti di primo piano si sono chiesti fino a che punto arrivi la cooperazione con la UE...
Nonostante la conclamata lontananza da ipotesi di pace per la guerra russo-ucraina, laddove Zelenskij le pospone apertamente a dopo la presunta “vittoria” militare, proseguono spediti i piani di ricostruzione, che pare debba addirittura iniziare a guerra ancora in corso. In tale fase la Banca Mondiale stima necessari 14 miliardi di dollari, rispetto ai 411 stimati in totale. Francia e Germania saranno i primi Paesi europei ad intervenire, mentre l'Italia, cui è toccata la zona di Donetsk, con Confindustria in testa (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 121 a pag. 2), si prepara ad una Conferenza bilaterale, prevista per il prossimo 26 Aprile.
Mentre emerge, perciò, come il capitalismo stia provando ad intensificare la profittabilità del business legato al binomio guerra-ricostruzione, documenti segreti del Pentagono USA finiti in rete rivelerebbero come non siano previsti passi avanti concreti in termini di pace, o anche solo di tregue, per tutto l'anno in corso; un focolaio bellico permanente! Da tali documenti si evincerebbe, invece, la presenza di un centinaio di militari NATO, di cui più della metà del Regno Unito, presenti direttamente in Ucraina come “forze per operazioni speciali”. Con tutti i rischi che tale notizia comporta, se confermata.
Sempre da documenti “segretati”, e poi resi pubblici, proviene la notizia che ai famosi mercenari russi della Compagnia Wagner starebbero per essere fornite armi dalla Turchia, che, oltre tutto, è un Paese NATO... Questo si aggiungerebbe alla provenienza nord-coreana delle armi dei mercenari, già acclarata e resa nota dagli USA. Hanno visto e fotografato vagono ferroviari pieni di armi in viaggio tra Russia e Corea del Nord. Ugualmente, Sabato 15 sono stati visti e fotografati a Udine decine di carri armati italiani in viaggio verso l'Ucraina per l'esercito governativo. E qualche 65enne ci ha visto, con ragione, il proprio pensionamento che si allontana...
In realtà, questa guerra in Europa vuol dire molto di più, con tutti i rischi di generalizzazione del conflitto e i pericoli di una Terza Guerra Mondiale. Non tutti hanno la sensibilità e il coraggio di impedire queste mortifere partenze!... Eppure i rischi aumentano, anche con quanto sta avvenendo nell'Indo-Pacifico, dove continua la “quarta crisi dello Stretto” di Taiwan (Formosa), avviata l'estate scorsa dalla visita di N. Pelosi, speaker della Camera USA, nella capitale isolana, Taipei.
Da un lato le periodiche esercitazioni militari della Cina intorno all'isola sono aumentate e divenute più intense, sia a livello navale che aereo, dall'altro gli USA hanno anch'essi intensificato le esercitazioni congiunte con la marina filippina ed osservatori australiani, sia nel Mare Cinese Meridionale, che nel medesimo Stretto. Tali esercitazioni termineranno Venerdì 28, ma sono state aperte quattro nuove basi militari USA nelle Filippine, il loro fedele alleato nell'area, in funzione anticinese. E lo stesso Giappone sta aumentando nello stesso senso il proprio riarmo.
Del resto, oltre alla strategicità del rapporto con Formosa, gli USA non hanno gradito neppure la distensione tra Iran e Arabia Saudita, che peraltro è lontana dal porre fine all'eccidio in Yemen, avvenuta grazie ai buoni uffici della Cina, che a Marzo ne aveva ospitato due delegazioni... Analogamente, rispetto ai recenti fatti di Israele (vedi pag. XX), compreso il feroce raid poliziesco israeliano alla moschea al-Aqsa, luogo sacro ai mussulmani, la risposta di Hamas con i razzi sparati da Gaza e dal sud del Libano, e la susseguente rappresaglia di bombe da Israele, la Cina si è offerta di ospitare colloqui tra rappresentanti delle due parti.
L'immagine che la Cina di Xi vuole dare al mondo è di una potenza che persegue la pace e coltiva il multilateralismo, anche se l'obiettivo nazionale resta l'annessione comunque di Taiwan entro il 2050. Gli USA, dal canto loro, in piena crisi, non hanno intenzione di abdicare facilmente dal loro ruolo di principale imperialismo, e perciò non perdono occasione per riaffermare il proprio predominio internazionale, anche chiamando i propri alleati NATO, Italia compresa, ad un impegno militare nell'Indo-Pacifico.
In questa stessa ottica si è posta la visita a sorpresa di Giovedì 20 del Segretario della NATO, J. Stoltenberg a Kiev, per celebrare i caduti ucraini, ribadendo una vocazione “euro-atlantica” per l'Ucraina. Il presidente ucraino ha chiesto, altresì, di sbloccare la fornitura di aerei caccia da parte dei Paesi NATO, ricevendo una risposta affermativa e l'impegno a sostenere militarmente l'Ucraina “fino a quando servirà”.
E' necessario un impegno maggiore delle forze di classe per contrastare la guerra imperialista, a partire da quanto avviene oggi in Ucraina e dal coinvolgimento del Governo italiano. Si tratta di una questione primaria, comune a tutti i Paesi, che i comunisti non possono lasciare in secondo piano: è, e sarà, sempre più centrale! L'opposizione al capitale e ai suoi governi non può prescindere da essa, con l'unità internazionalista dei lavoratori e di tutti i proletari, di entrambi i fronti.
Non giova certo a tale unità la divisione che regna tra i sindacati di base, con ognuno che individua la propria data di mobilitazione per conto proprio, con un'ottica spesso “da parrocchietta”. A fare sperare bene c'è, però, la mobilitazione congiunta del pomeriggio del 1° Maggio a Milano, con la presenza di CUB, SI Cobas, USI/CIT ed altre sigle. La USB, lì assente, ha indetto da sola la scadenza del 26 Maggio per uno sciopero generale nazionale “per il salario e i diritti”.
C'è da sperare che, visto il sostanziale immobilismo che domina in Italia, tutte le altre sigle convergano responsabilmente su tale data per uno sciopero generale nazionale sempre più urgente, non per riconoscere ridicole “primogeniture” a qualcuno, ma per tenere uniti i proletari e rendere davvero efficaci questi momenti di vera mobilitazione. La necessità sarebbe internazionale o, quantomeno, europea; le difficoltà che si incontrano in Italia per avere scadenze unitarie sono davvero gravi!...
I sindacati confederali, invece, hanno deciso di svolgere assemblee in tutti i posti di lavoro, per poi manifestare in tre città, e cioè il 6 a Bologna, il 13 a Milano e il 20 a Napoli. Si tratta di una iniziativa largamente insufficiente, sia perchè non converge in un unico luogo, sia, soprattutto, perchè cerca di “non disturbare il manovratore”, dato che non è previsto nemmeno uno sciopero! Inoltre, la “Piattaforma unitaria”, intitolata “Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti” è carente, e non comprende aspetti importantissimi, come, ad esempio, le questioni della autonomia differenziata” e il “Nuovo codice degli appalti”.
A parte il fatto che spesso le assemblee nei posti di lavoro non hanno le modalità e la capillarità che sarebbe necessaria, si è sacrificata alla unità con la CISL la necessità di mobilitazioni minimamente efficaci. Mentre nel resto d'Europa, e prima di tutto in Francia, i lavoratori stanno continuando la lotta (vedi a pag. YY), qua nemmeno la si inizia, rendendo omaggio ad un sindacato, la CISL, che ha ormai pressoché eliminato dai suoi orizzonti il ricorso allo sciopero! E' un sindacato che sta avviando una raccolta di firme su un progetto di legge per inserire nei contratti la partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali!...
L'unità dei lavoratori non può più passare per l'unità con una burocrazia, quella cislina, che ha scelto di stare sempre più organicamente con le imprese e che intende snaturare gli stessi contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL)! Le necessità delle lotte contro i rischi di guerra, nemmeno citati nella piattaforma unitaria, sono proprio altra cosa rispetto alla CISL, e viene da pensare che questa ricerca della “unità confederale” a tutti i costi serva a coprire inconfessabili e analoghe scelte anche da parte della CGIL di M. Landini.
Bisogna che i compagni impegnati nelle “assemblee unitarie” smascherino l'aziendalismo, dovunque si annidi, e chiedano l'indizione dello SCIOPERO GENERALE NAZIONALE, magari utilizzando la stessa data del 26 Maggio, come avvio di una lotta, non solo contro la “riforma fiscale” del Governo e le altre sue nefandezze, ma CONTRO LA GUERRA, che alimenta inflazione e carovita oggi, per trasformarci in carne da cannone domani! Perché la mobilitazione e la lotta divengano internazionali e internazionaliste, occorre prima di tutto che siano lotte vere!

Alternativa di Classe

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