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Mani bianche

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(23 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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(La controriforma dell'istruzione pubblica)

Sei milioni di analfabeti. Il 36% degli Italiani non ha un titolo di studio.

Necessita urgente intervento dei Presidenti Chavez e Castro!

(2 Dicembre 2005)

CARACAS 29/10 Venezuela: territorio libero dall’analfabetismo.

Un grande diritto umano è stato conquistato dal Venezuela Bolivariano di Hugo Chavez.
Venerdì 28 ottobre, il Venezuela è stato dichiarato territorio libero dall’analfabetismo.
Il Venezuela è il secondo paese, dopo Cuba, che raggiunge questo risultato in America latina.
In una cerimonia tenuta a Caracas il Presidente Hugo Chavez ha spiegato che la campagna per l’alfabetizzazione ‘Mision Robinson’, iniziata dall’anno 2002, è stata vinta utilizzando il metodo pedagogico ‘Yo, sí puedo’, inventato a Cuba, che ha permesso, in pochi anni, di insegnare a leggere e scrivere a oltre 1.500.000 di venezuelani dei ceti più poveri.
La “Mision Robinson” non sarebbe stata possibile senza Cuba e Fidel, a cui Chavez ha espresso, a nome del popolo venezuelano, il suo ringraziamento.
Un messaggio di conferma del risultato e di congratulazioni è arrivato da Koichiro Matsuura, direttore dell’UNESCO.
Nel messaggio si sottolinea “la capacità della ‘Mision Robison’ di essere arrivata a tutte le persone, senza discriminazione, e la validità del metodo ‘Yo, si puedo’ e l’assistenza cubana”.
La Bolivia e la Repubblica Dominicana hanno già chiesto a Cuba di importare il metodo ‘Yo, si puedo’.
Apprezzamenti sono arrivati anche da Kofi Annan, segretario dell’ONU, e dal presidente del Governo spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero.
IL 28 ottobre è stata dichiarato il “Giorno Nazionale dell’Alfabetizzazione” .
E il Venezuela non si ferma; in questo mese i primi 400 venezuelani poveri che hanno usufruito della missione pilota ‘Robinson II’, riceveranno la laurea universitaria.
http://www.minci.gov.ve

ROMA 15/11. Presentazione studio dell’Unla, l’Unione nazionale per la lotta all’analfabetismo, che fotografa il rapporto scuola-società nell’Italia di oggi.

La ricerca è stata curata dal prof. Saverio Avveduti, che con questo rapporto Unla ha definito il sistema Italia come ristagnante, senza “mobilità culturale”, dalle evidenti falle qualitative.
Sei milioni di persone sono analfabete.
Il 36% della popolazione possiede solo la licenza elementare.
Sommando coloro che sono analfabeti agli appena alfabetizzati si arriva al numero di trentacinque milioni di persone, il 66% della popolazione.
L’illegalità scolastica è diffusa su tutto il territorio.
I dati sono il frutto di elaborazioni dell’ultimo censimento Istat del 2001.
Questo fa comprendere bene molte delle ragioni strutturali del nostro declino economico.
Dunque, il sistema della formazione presenta evidenti falle qualitative.
Tullio De Mauro, ex ministro dell’Istruzione, ha osservato: “Tra il 20 e il 25% dei ragazzi che escono dalla scuola media inferiore non sa ne’ leggere ne’ scrivere.
La questione dell’educazione permanente dovrebbe essere al centro dell’attenzione dei prossimi legislatori, anche perché è un investimento dal ritorno sicuro.”
Pochi giorni fa, una indagine dell’Istituto di ricerche del ministero dell’Istruzione (Invalsi) affermava che la metà degli studenti italiani non ha la capacità di applicarsi a un testo e comprenderne il senso.
L’Ocse ha rilevato che i quindicenni italiani hanno grandi difficoltà ad apprendere l’italiano, la matematica e le scienze.
(Una mia personale piccola inchiesta ha rilevato che la quasi totalità di studenti di scuola superiore da me interpellati non ha la minima conoscenza della composizione dell’aria, non sa a cosa serve respirare, e ha solo confuse conoscenze di importanti fatti storici, anche recenti!).
Sergio Zavoli, ex presidente della RAI e senatore DS ha aggiunto che porre riparo a questa situazione in breve tempo è puramente illusorio, che l’indignazione non produce risultati, e che è necessaria una riforma della scuola sulla base di vere politiche dell’istruzione.
Purtroppo, sia in Italia che in Europa, e non da adesso, sono tendenziali nuove riforme che raccolgono le esigenze del mercato di tagliare le spese per l’istruzione, considerate “inutili”, visto il destino futuro che aspetta tanti giovani appartenenti alle classi sociali non di elite.
Fino a questo momento, la scuola pubblica è sempre stata considerata area di parcheggio per la formazione della futura classe lavoratrice e quindi deve adeguarsi al ruolo che le compete, con tempi e spese più consoni all’obiettivo di produrre manodopera a basso costo da immolare alla produttività, alla flessibilità del mercato e al profitto delle classi dirigenti; e allora deve rinunciare per sempre al ruolo di creatrice di cultura critica? Quando si è parlato (ricordate la riforma Berlinguer?) di preparazione professionale per il lavoro di domani, di contenuti e forme dello studio, di selettività, di crediti e di debiti scolastici, per finire con i costi materiali da distribuire sugli “utenti”, si è fatto un percorso politico pericoloso, funzionale al mantenimento e al rafforzamento degli interessi e dell’ordine discriminatorio e di classe vigente.
Questi non possono costituire più i principi informativi di una novella riforma dell’istruzione.
Per tutto questo, io raccomanderei ai futuri governanti e legislatori l’attuazione di una vera riforma e, per andare al concreto, di attaccarsi immediatamente al telefono ed interpellare i Presidenti Chavez e Castro per l’invio urgente di consulenti per la lotta all’analfabetismo!

Padova, 15 novembre 2005

Curzio Bettio

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