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Il 30 settembre tutti in piazza contro la missione militare in Libano

per il ritiro delle truppe italiane dei teatri di guerra, al fianco della resistenza dei popoli del Medio Oriente

(14 Settembre 2006)

La Rete dei Comunisti invita tutti a scendere in piazza sabato 30 settembre nell’ambito della giornata internazionale contro la guerra e per il ritiro delle truppe da tutti i teatri di guerra convocata dal forum di Atene. In Italia si terrà una manifestazione nazionale a Roma (partenza Piazza della Repubblica)

La tabella di marcia del movimento contro la guerra, è costretta dagli eventi ad un continuo aggiornamento. L’aggressione israeliana al Libano e l’invio di una spedizione militare internazionale dell’ONU, mostrano con drammatica evidenza l’escalation in corso nel Medio Oriente tesa a ridisegnare - attraverso la guerra – la mappa del dominio delle maggiori potenze in un’area strategica del mondo.

Il ruolo particolare assunto dall’Italia in questa escalation da un lato vede manifestarsi le ambizioni di potenza delle classi dominanti italiane ed europee sul Mediterraneo, dall’altro ha introdotto elementi di divisione profonda tra le forze che in questi anni si sono opposte alla guerra scatenata dagli Stati Uniti in Iraq.

A nostro avviso, nella sinistra e nei movimenti pacifisti, sono molti coloro che equivocano il giudizio sulle iniziative di politica estera del governo Prodi-D’Alema con la funzione indipendente che spetta ai movimenti e ai soggetti politici della sinistra.

Cogliere le differenze tra le iniziative dell’attuale governo con quelle del governo Berlusconi, non può risolversi in un appiattimento sulla politica estera del governo Prodi. Per i movimenti e i partiti della sinistra questo atteggiamento non può che apparire suicida e avventurista.

L’Italia mantiene le sue truppe nella missione NATO in Afganistan, invia altre truppe in Libano sulla base di una risoluzione ONU del tutto sbilanciata a favore degli interessi israeliani, sposa la tesi che vadano neutralizzate le resistenze che i popoli oppongono all’occupazione dell’Iraq, della Palestina, dell’Afganistan e del Libano.

Alla base di queste operazioni vi è una concezione del multilateralismo che se da un lato ratifica la crisi dell’unilateralismo statunitense e israeliano sconfitto in Iraq e in Libano, dall’altro riafferma che gli equilibri regionali e internazionali non possono che essere subalterni e funzionali agli interessi delle grandi potenze. In questo senso, la missione militare in Libano altro non è che una moderna operazione coloniale che si regge sul controllo economico e militare del Medio Oriente e del Mediterraneo.

Riteniamo pertanto positivo che una parte del movimento italiano contro la guerra abbia scelto di sintonizzarsi con l’analisi prevalente nei movimenti attivi nel resto del mondo e con le resistenze dei popoli mediorientali contro l’occupazione coloniale della regione.

Dal nostro dibattito non può essere omessa la natura delle forze che muovono processi come il Mercato Unico Euro-Mediterraneo teso a rendere subalterne le economie e i paesi della sponda della regione mediterranea agli interessi delle potenze europee. E’ un processo che convive e compete con il progetto strategico dei neconservatori statunitensi e israeliani sul Grande Medio Oriente, ma non né è affatto divergente negli interessi prevalenti. Il Libano, in tal senso, è il banco di prova di questo nuovo possibile assetto delle relazioni internazionali e delle contraddizioni interimperialiste.

Il paradigma di questo nuovo scenario rimane la questione palestinese. Le soluzioni che vengono offerte sia dalla comunità internazionale che dal governo italiano, non si discostano affatto dalla priorità accordata agli interessi strategici israeliani e dalla subordinazione a questi dei diritti storici del popolo palestinese.

Giustamente, l’assemblea nazionale convocata dal Forum Palestina per il 16 settembre ribadisce il concetto che in Medio Oriente “Non ci può essere pace senza giustizia”. E’ questa la linea su cui dovrebbero sintonizzarsi il movimento contro la guerra, le forze democratiche e i partiti della sinistra nel nostro paese rilanciando una agenda politica indipendente da quella del governo Prodi.

La manifestazione del 30 settembre, il dibattito che la precederà e che la seguirà, deve cominciare a mettere nero su bianco questa agenda, sintonizzarla con quella dei movimenti di resistenza e contro la guerra nel resto del mondo e riaffermare pienamente l’indipendenza dei movimenti sociali dai governi

La Rete dei Comunisti

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