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il pane e le rose

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L’accordo militare Italia/Israele passa anche dall’Università di Pisa.

Mentre i palestinesi muoiono sotto i bombardamenti di Tsahal e l’embargo dell’Unione Europea.

(26 Novembre 2006)

“L'Università di Pisa coopera con le istituzioni israeliane”. Così vengono presentati due incontri su "La cooperazione universitaria italo-israeliana" e "I dilemmi d’Israele come paradigma per l'Europa" organizzati dall’Università di Pisa, dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici (CISE) e dal Dipartimento di Storia il 26 e 27 novembre .

Scorrendo i titoli delle varie relazioni emerge con evidenza un’operazione di vera e propria “copertura storico/culturale” al business ed alla ricerca tecnologico/industriale che, secondo precisi accordi tra Italia ed Israele, vedono direttamente impegnata l’Università italiana.

Scorrendo gli argomenti ed i temi della due giorni s’intercalano infatti relazioni sulla “diaspora ebraica” con altre sui “Progetti di ricerca e collaborazioni tra Istituti ed Aziende Israeliane ed il Centro Ricerche FIAT”, si tengono dotte analisi sullo studio dell'Yddisch in Italia al fianco di relazioni sui “Progetti di microelettronica” tra Israele e l’italiana Aurelia Microelettronica, “Il progetto sui sopravvissuti della Shoà” fa il paio con una sostanziosa relazione su “La cooperazione tra l'Istituto Mario Negri di Milano e l'Istituto Weizmann di Rehovot”

Per gli addetti ai lavori, una miscellanea spaventosa! Basta citare un passo dell’articolo del saggista Manlio Dinucci apparso su “Il Manifesto” del 23 Novembre per capire il perchè:
“…Il governo israeliano ha dunque deciso di dare il massimo impulso alle ricerche di nanotecnologia per applicazioni militari. Proprio in questo campo l'Italia può dargli un notevole contributo, nell’ambito delaccordo di cooperazione militare stipulato dal governo Berlusconi con quello israeliano nel 2003 e trasformato in legge nel 2005 (n. 94, 17 maggio). In base all'accordo, i due governi si impegnano a «incoraggiare le rispettive industrie nella ricerca di progetti e materiali d’interesse per entrambe le parti». Per di più, sono stati varati dall'allora ministro Moratti 31 progetti di ricerca congiunta tra controparti italiane - Cnr e alcune Università - e controparti israeliane: soprattutto gli istituti Weizmann e Technion, che compiono ricerche sulle armi nucleari e quelle di nuovo tipo…” (da http://www.ilmanifesto.it/ricerca/ric.php3)

I professori universitari coinvolti nella realizzazione di questa due giorni sono, per professione, “addetti ai lavori”. Alcuni di loro sono conosciuti come vicini all’attuale sinistra al governo.
Perché hanno deciso di mettere in cantiere questa che noi consideriamo una mostruosa operazione, nella quale si giustappongono vicende storiche drammatiche, ricerca culturale e business tecnologico/militare?
E’ forse questa l’ultima frontiera della “governance buonista”, un nuovo gioco di prestigio in stretta continuità con la retorica per cui le guerre si chiamano “missioni di pace”, i massacri di civili “effetti collaterali” e via dicendo?

La manifestazione del 18 novembre a Roma al fianco del popolo palestinese ha consolidato nel nostro paese un comune sentire di vaste aree di cittadini, di militanti ed internazionalisti indisponibili a subire la serie di tranelli che in questi mesi vengono tesi per offuscare e far digerire al paese politiche di guerra, scelte neoliberiste e precarizzazione generalizzata della vita.

Crediamo doveroso contestare la due giorni organizzata dall’Università di Pisa.

Dall’Ateneo pisano dovrà uscire invece - redatto da professori e studenti che hanno il coraggio di denunciare la situazione in Palestina - un documento di condanna dell’accordo militare Italia Israele, la richiesta all’Unione Europea di fine del vergognoso embargo contro le vittime palestinesi, la censura contro le politiche criminali del governo e dell’esercito israeliano che quotidianamente uccide palestinesi e distrugge case, colture, infrastrutture.

25.11.06

La Rete dei Comunisti di Pisa

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