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Prodi: «Israele deve restare ebraico»

Per chi non avesse compreso cosa implichi lo slogan «innocente» «due popoli due stati»

(15 Dicembre 2006)

Mentre il neo-presidente della Repubblica G.Napolitano —legittimando le scelte neocolonialistiche di Berlusconi e calpestando l’intelligenza e il comune sentire di gran parte degli italiani— dichiara che la partecipazione italiana nell’occupazione dell’Iraq «non e’ stata un’impresa bellica», che i soldati a Nassiriya «non hanno compiuto un’impresa offensiva» e che anzi «hanno svolto un’impresa di pace e di civilta’»; quello del Consiglio Romano Prodi ha affermato che «... Si deve offrire ad Israele la garanzia che esso continuera’ ad essere uno Stato ebraico».

Queste parole, mentre sono state segnalate con grande importanza dalla stampa israeliana, sono state accolte in Italia da un assordanete silenzio. La stessa sinistra radicale e pacifista ha taciuto. Si spiega il perche’. Esso dipende dal dogma «due popoli, due stati». E’ come se questo dogma avesse il potere diabolico di offuscare la ragione. Se uno dice due stati, si intende che uno debba essere palestinese e l’altro ebraico. In questo sillogismo si nasconde in realta’ un’operazione ideologica smaccatamente sionista. Gli stessi per cui non fa una grinza che lo stato israeliano debba essere ebraico, griderebbero allo scandalo se al posto di palestinese si dicesse stato islamico o musulmano. Condannerebbero questa definizione come il cedimento al fondamentalismo islamista, e sosterrebbero che la Palestina debba essere invece uno stato laico e democratico in cui tutte le confessioni abbiano pari dignita’. Come mai questo schema non vale per Israele? Come mai si da per scontato che questo stato debba mantenere come costitutivo il suo carattere confessionale ebraico? Quello di Prodi non e’ per nulla un lapsus. La vera ragione e’ che l’ideologia sionista non e’ solo egemone tra gli israeliani ma pure tra tutti i suoi paladini. Cos’e’ infatti, scarnificata, l’ideologia sionista? E’ quell’ideologia che concepisce Israele come stato fondato sull’identita’ religiosa ebraica, per cui i cittadini musulmani o cristiani vengono trattati come cittadini di serie B. Quello che si chiede valga per la futura Palestina (che vi sia pari dignita’ per tutte le confessioni e che quindi non possa dichiararsi stato islamico), deve valere anche per Israele. Di converso, ove si dicesse che in Israele deve essere assicurata liberta’ di culto e diritto di cittadinanza per cristiani e musulmani, non e’ ammissibile che esso si dichiari ebraico, cioe’ proprieta’ di una confessione.

Come mai tutto l’imponente schieramento liberale, che un giorno si e l’altro pure inneggia alla democrazia, che in nome del rifiuto della fondazione di stati su basi etniche e confessionali ha condotto e giustificato le sue guerre d’aggressione, esonera Israele dal rispettare elementari criteri di diritto internazionale? Come mai il solo evocare la soluzione sudafricana viene tacciato di follia se non di antisemitismo? I sostenitori dell’idea sionista che Israele debba non solo esistere ma esistere in quanto stato degli ebrei, ai tempi della rivolta contro l’apertheid, avrebbero dovuto perorare la souzione di uno Stato nero e di uno dei bianchi. Non lo fecero perche’ cio’ sarebbe parso del tutto assurdo. Oggi, invece, questo assurdo ci viene propinato con lo slogan «innocente» due popoli due stati.

Notiziario del Campo Antimperialista ... 11 dicembre 2006

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Commenti (2)

allucinazioni

sono d'accordo con il commento del campo antimperialista, ma in più aggiungerei che ormai il sionismo, all'interno del capitalismo maturo-morente, è diventato indispensabile e funzionale alla sopravvivenza di se stesso e dello stesso. determinare l'esistenza del ''popolo'' israeliano con il meccanismo dei due popoli in due stati, significa determinare lo sterminio sistematico del popolo palestinese con il metodo della goccia (uno a uno), ''tecnica, questa, che oltre essere nazista, risulta essere anche molto cattolica, ''accettabile'', silentemente condivisibile, passibile di cadere nel dimenticatoio di ognuno, proprio per la ''stanchezza indotta nel tenere il conto'', che tale tecnica induce. la sinistra radicale è ammutolita anche perchè si rende conto che di fronte a tanta barbarie non resterebbe che la piazza, resa politicamente ingestibile a tutte le forze di dx che governano il paese, ma la sx rad. non ha più nessuna forza. quello che noi bianchi possiamo fare, ormai, viste le rovine disseminate ovunque ci muoviamo e andiamo,nessuno escluso, è stare immobili e lasciare fare, senza pontificare due popoli due stati due chissà che...semiti sono sia gli ebrei che gli arabi, e un mio amico israeliano laico mi ebbe a dire una volta che due sono le soluzioni: o lo sterminio di una etnia sull'altra, o il riconoscimento per sfinimento di una radice comune al di là di tutte le speculazioni e gli sfruttamenti che l'occidente ha sempre fatto di una tragedia che non lo riguarda, sotto sotto, per niente. quello che noi possiamo fare sono e debbono essere solo cose umanitarie, solidali, di aiuto e di grande boicottaggio in italia di tutto ciò che è israeliano....ma le cose negative non finiscono mai e la bestialità del capitalismo è totale: due giorni fa a una radio privata della mia città, città tra l'altro catto-nerissima, veniva pubblicizzata una vacanza meravigliosa in israele parlando di ulivi, di mare, di deserto del nehgev, di cristianità, e pronunciando la parola israele decine decine di volte....ma ...e la palestina che altre volte era menzionata come terra di cristo? proprio sotto le feste di natale? e la gerusalemme di tutte e tre le religioni? saluti comunisti carlo

(17 Dicembre 2006)

carlo corbellari

carlo1548@interfree.it

israele è uno stato razzista e non uno stato confessionale

In Israele è formalmente garantita la libertà di culto. Ufficialmente è uno stato laico che ha sempre più problemi con gli ebrei religiosi. Questa contraddizione va crescendo e molti ebrei laici lasciano israele per vivere in Occidente dove la libertà di non-culto è più garantita. Israele è nato su una contraddizione che contribuirà a portarlo alla tomba. E' uno stato laico, nato laico, ma che non riesce ad avere una costituzione. Alcuni la vorrebbero laica, i religiosi, che erano contrari allo stato israeliano e al sionismo (alcuni ancora lo sono, per esempio Naturei Karta), non vogliono alcuna costituzione perchè ritengono che la vera costituzione di Israele sono le leggi religiose del giudaismo. Israele rischia di diventare uno stato teocratico ma non lo è ancora. Allora che cos'è? Tutto parte dal problema di sapere che cosa è essere un ebreo. Ebreo è chi aderisce alla religione giudaica (e si può quindi diventare ebrei aderendo all'ebraismo, seppur con difficoltà) ma ebreo è anche chi è figlio o nipote di una donna giudaica (la madre trasmette la razza) e quindi non si può diventare ebreo se non si aderisce alla religione e non si è figli o nipoti di donna ebrea). In Israele molti ebrei non sono religiosi e sono ebrei per discendenza. Per questo israele è uno stato razzista, riservato ai soli ebrei (religiosi o di discendenza ebraica). Israele non è nato per preservare la religione ma la razza. Per questo si incoraggia l'emigrazione ebraica si incoraggiano i matrimoni endogamici e si espellono i palestinesi. Ma gli ebrei sono una razza? Non esistono razze pure. Se una donna ebrea sposa un non ebreo (goy) il figlio è ebreo al 50% cioè e un bastardo. Nel tempo gli ebrei hanno perso la 'purezza' razziale (che è comunque una bestialità). E' successo sia attraverso matrimoni misti sia attraverso conversioni di altre genti all'ebraismo. Gli ebrei non sono neanche più una razza semitica. oggi 18 milioni di ebrei sono discendenti dai Cazari, una popolazione turco/slava convertitasi all'ebraismo nel VIII secolo, solo 700.000 ebrei sono di origine semita, i cosiddetti ebrei sefarditi provenienti dalla penisola iberica o dai paesi arabi. Quale diritto alla Palestina abbiano i Cazari, una popolazione mai originata e mai stata in palestina nel passato? Dovrebbero rivendicare semmai il Kazakistan e regioni limitrofe dove abitavano e dove si convertirono all'ebraismo prima di esserne cacciati dalle orde di Gingis Khan (vedi il libro: 'la tredicesima tribù' di Arthur Kostler).
Queste questioni ed altre sono dibattute nel mio libro 'La questione Sionista' Pubblicato sotto forma di quaderno da Aginform, al quale 'Liberazione' ha rifiutato la pubblicità.

(2 Gennaio 2007)

manno mauro

auman51@libero.it

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