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Che Guevara

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Sui 58 presunti fuoriusciti dal PdCI bolognese

(15 Marzo 2007)

Abbiamo avuto notizia dalla compagna Loredana Dolci (Presidente della FederazioneRegionale del PdCI) che su alcuni siti web - Indymedia, Contropiano, Il Pane e Le Rose – è stato pubblicato e tuttora permane il documento dei 58 presunti fuoriusciti dal PdCI bolognese, con tutti i nomi e cognomi dei compagni.

A distanza, presumiamo, di alcuni mesi da quella pubblicazione, riteniamo dunque doverosa una rettifica, ed al contempo invitiamo i siti in indirizzo a darne immediata comunicazione con la pubblicazione della seguente lettera.

Siamo infatti costretti ad intervenire sulla questione, oltre che per salvaguardare la nostra integrità e, soprattutto, quella del Partito cui apparteniamo, ma vogliamo cogliere l’occasione anche per esprimere il nostro punto di vista e precisare alcune cose di non poco conto, in particolare per quanto riguarda il metodo adottato dai redattori di quel documento.

Non siamo buonisti, né intendiamo scivolare su sterili personalismi, ma siamo stati tirati in ballo nostro malgrado, pertanto il nostro rispetto è condizionato.

La prima cosa che intendiamo stigmatizzare è la scelta, meno che opportuna, di mettere in piazza e sui media i nomi e cognomi di 58 compagni, cosa già di per se ben poco pulita, e che potrebbe indurre anche a legittime forme di tutela della privacy perfino in aule di tribunale. Tuttavia il metodo, per quanto qui giustificato, non ci appartiene.

La cosa comunque più grave resta il fatto che la maggior parte di questi 58 compagni era totalmente all’oscuro della vicenda in quanto non erano mai stati coinvolti nella discussione, non gli è mai stato chiesto se aderissero alla iniziativa né che firmassero la lettera, né tanto meno sono stati avvertiti della seguente diffusione via internet.

Per questo motivo una nota di biasimo va ai compagni di Contropiano che, pur di darsi uno straccio di rappresentanza politica a Bologna, hanno maldestramente pilotato l’operazione senza alcun tipo di controllo.

Non siamo Dame di San Vincenzo; nell’attuale contesto politico nazionale è del tutto comprensibile che ognuno cerchi di portare l’acqua al proprio mulino, così come è del tutto comprensibile che ognuno dia battaglia per affermare a rafforzare il proprio progetto politico.

Ma i soggetti in causa sono sempre più di uno e noi siamo uno di questi, e non intendiamo in nessun modo far passare in silenzio quella che è solo una porcheria.

Cari compagni di Contropiano e seguenti, ci dispiace dovervi forse dare una piccola delusione, ma le bugie hanno le gambe corte e a chi fa puttanate prima o poi gli si presenta il conto, e il prezzo da pagare.

È vero che a volte per costruire è necessario distruggere, ma bisogna anche vedere cosa si distrugge, e cosa e con chi si costruisce.

Riteniamo che la presenza dei comunisti, dei compagni imprescindibili, attraversi tutti gli ambiti della sinistra di classe in modo trasversale, così come in modo trasversale esiste la presenza di opportunisti e personaggi indecorosi.
I quadri militanti costruiscono la loro autorevolezza sulla base della serietà della coerenza, sulla base di un agire intelligente serio e responsabile; il contrario è solo deleterio.
Quindi ai compagni di Contropiano facciamo tanti auguri per il loro sodalizio con Diego Negri e compagnia.

Dai nostri riscontri risulta infatti che sono firmatari della lettera solo i primi 9 compagni, più pochi altri che si sono aggiunti in seguito; solo 15 compagni hanno realmente e consapevolmente aderito e firmato il documento. Per il resto una trentina non era affatto d’accordo con Diego Negri e compagnia; alcuni erano usciti già da anni dal partito per motivi del tutto personali, altri ancora sono risultati irrintracciabili.

Cosa significa tutto questo?
Per capirlo e riportare le cose nella giusta dimensione occorre fare un passo indietro, fino a un anno fa, tanto per vedere come un fatto diventato poi così eclatante sia in realtà cosa ben più miserabile.

Il percorso politico di molti di questi compagni all'interno del PDCI infatti data poco più di un anno.
Nell’estate del 2005 Diego Negri aderisce al partito, nei mesi successivi un folto gruppo di compagni provenienti da diverse esperienze della sinistra Bolognese lo segue.
La scelta non è indolore ma motivata dal fatto che il PdCI, per le posizioni che esprimeva e che tuttora esprime, mantiene aperta la possibilità di costruzione di una rappresentanza politica di classe, a partire dalla proposta della confederazione della sinistra, così come sulle posizioni espresse sulla legge 30, sul pacchetto Treu e sulla questione mediorientale.
Nell’autunno del 2005 si susseguono i congressi di sezione, di federazione provinciale e regionale, dove alcuni compagni vengono eletti a cariche di partito: coordinatore cittadino, tesoriera provinciale, segretaria di sezione e diversi membri entrano nel Comitato Federale Provinciale.
Passano solo pochi mesi e il Negri (che era stato il maggiore artefice di questa iniziativa politica), preso dai sensi di colpa per non essere considerato più parte del “movimento rivoluzionario”, scopre improvvisamente di far parte di un partito istituzionale e di sentirsi limitato nella sua esuberanza militante.
Fino agli ultimi giorni il Negri si affanna comunque a far iscrivere al PdCI diversi compagni, in particolare alcuni giovani studenti.
Il tutto, probabilmente e col senno di poi, solo per usarli in modo strumentale, per le proprie scelleratezze.
A novembre avviene la scissione.

Senza entrare nel merito dei contenuti politici indicati nel “documento dei 58”, sui quali si può tranquillamente opinare, ci chiediamo con quale serietà si possa entrare in un partito per poi uscirne dopo meno di un anno, quando non addirittura pochissimi mesi.
Le circonvoluzioni mentali di questi compagni rimangono per noi un mistero.

Ci chiediamo però che senso abbia rendere pubblico un documento con 58 firme per lo più arbitrarie.

La risposta sta forse proprio nello spessore politico di Diego Negri e alcuni dei fuoriusciti. Non basta infatti dichiararsi marxisti per esserlo davvero.
Purtroppo c’è una grave malattia che affligge molti compagni: una malattia soggettivista che fa dell’esibizionismo e del protagonismo individuale una vera e propria ragione di vita.
Una malattia che procura danni incalcolabili alla dignità della prospettiva comunista.

[...]

Noi pensiamo che il senso di responsabilità, la coerenza, la dignità di chi assume precisi impegni di fronte a chi pretende di rappresentare siano le doti più importanti che ogni vero comunista dovrebbe avere.
Noi crediamo che questi compagni siano disonesti, pensiamo semplicemente che la loro autorevolezza, la loro credibilità e il loro spessore umano e politico siano spessi come un foglio di carta velina.
Se si guarda indietro e si vedono solo macerie c’è ben poco da sperare per il futuro.

Abbiamo un totale rispetto per chiunque, individualmente e collettivamente operi e contribuisca alla ricostruzione degli organismi di rappresentanza politica dei lavoratori, la solidarietà di classe internazionalista.
Abbiamo il più totale rispetto per chiunque, in qualsiasi contesto politico e sociale, lotti contro il liquidazionismo e per l’avanzamento della prospettiva comunista, imparando dalla classe e non sovrapponendosi ad essa.
Ma non possiamo non lottare contro il soggettivismo e il protagonismo scellerato. Anche questo è infatti necessario per la prospettiva comunista.

[...]

Saluti comunisti.

Bologna, 13.03.2007

Maurizio Franculacci
Salvatore Franculacci
David Farris
Santo Nicoletti
Rossana Fancello
Luigi Sallustio
Simona Capacchione
Fabiano Pomata


Altri 21 compagni, poiché risultano “sospesi” dal Partito, non possono firmare questa lettera. Anche ciò è da ascrivere alle scellerate azioni di Negri & Co.

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