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Eric Hobsbawm

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(2 Ottobre 2012) Enzo Apicella
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(18 Maggio 2007)

E' tempo che anche nel nostro paese si cominci a contrastare con forza il crescente militarismo bipartizan che sta condizionando la vita politica e democratica così come le scelte economiche e strategiche del nostro paese. Il primo anno del governo Prodi ha visto la subordinazione dei partiti della sinistra al rafforzamento della missione militare in Afghanistan, alla costruzione della base USA di Vicenza, alla complicità con il progetto di Scudo missilistico varato dall'amministrazione Bush e all'aumento delle spese militari deciso nella Legge Finanziaria. Dal momento del suo insediamento il governo Prodi ha inanellato una serie di decisioni e scelte in materia di riarmo e di collocazione internazionale dell'Italia nel gioco della guerra permanente, da lasciare sconcertati e senza parole anche coloro che più erano generosamente disposti ad una apertura di credito verso il nuovo esecutivo.

Il mantenimento degli impegni con l'alleato americano (seppur con qualche distinguo verbale ogni tanto), convive politicamente con l'ambizione a svolgere un ruolo di piccola/grande potenza, agevolando il complesso militare-industriale-italiano all'interno della competizione globale. Da qui derivano scelte concrete e devastanti alle quali i movimenti e la sinistra di classe devono opporsi con determinazione.
La scelta del governo Prodi di non opporsi alla costruzione della nuova base USA a Vicenza della nuova base militare USA, l'avvio dell'impianto di assemblaggio degli F 35 a Cameri, l'adesione "segreta" allo Scudo missilistico USA in Europa, sono decisioni che pongono serissimi problemi di democrazia e di collocazione internazionale dell'Italia. La cosiddetta "sinistra radicale" di governo si trova di fronte a scelte gravissime decise dal "nocciolo duro" dell'esecutivo prodiano ma obiettivamente non sembra potere né volere costituire un ostacolo e un impedimento a questo nuovo diktat guerrafondaio.

E' altrettanto evidente come questa tendenza militarista del governo Prodi sia connessa alle scelte antipopolari sulle questioni economico-sociali. Le aspettative deluse, la rabbia popolare e le proteste sono ormai palpabili nei quartieri come nei posti di lavoro e in ogni ambito sociale. L'attacco alle pensioni, la mancata redistribuzione della ricchezza, la subordinazione all'arroganza della Confindustria e dei gruppi finanziari, la repressione delle istanze sociali e ambientali in nome della supremazia del business sui rifiuti, sull'alta velocità, sull'energia, rivelano ormai una situazione insostenibile dalla quale però la sinistra e i comunisti “di governo" non intendono sottrarsi

A Roma il 9 giugno ci sarà una grande manifestazione del movimento contro la visita di Bush ma anche contro le vaste complicità del governo italiano con gli apparati della guerra preventiva. Pretendere che a chi si oppone alla guerra venga messa la mordacchia affinché non disturbi il manovratore - come pretende la sinistra di governo - è impensabile e inaccettabile.

I comunisti, al contrario, devono rivendicare e ridefinire con forza la loro indipendenza da questo quadro politico che sta spianando la strada alla rivincita della destra e disgregando il blocco sociale antagonista.

La riuscita della manifestazione del 9 giugno può gettare le basi ed aprire uno spazio politico autonomo e interessante per tutte le forze che sul piano antimilitarista, sociale, sindacale e territoriale stanno dando vita a movimenti di resistenza e di riaffermazione di contenuti democratici e di classe avanzati, rigettando così apertamente sia la subalternità al governo sia la supremazia del politicismo rispetto all'urgenza di legami forti con gli interessi popolari e con la domanda di rappresentanza politica indipendente che ne deriva. Gli attivisti dei movimenti e i comunisti devono e possono riaprire una prospettiva politica indipendente e aggregante fondata però sul conflitto sociale e sull'antimilitarismo

La Rete dei Comunisti intende su questo aprire un confronto leale ma serrato con tutti coloro che condividono tale esigenza.

La Rete dei Comunisti

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