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Il razzismo del Dalai Lama

(30 Marzo 2008)

Il Dalai Lama accusa la Cina di "aggressione demografica" per l'immigrazione di cittadini cinesi nel Tibet. Una accusa disvelatrice di una concezione di razzismo etnico che vorrebbe riservare ad una popolazione di 2.228.400 persone un territorio di un milione e duecentomila chilometri quadrati pari a Italia,.Francia e Germania messi insieme. Due abitanti per chilometro quadrato!!

I cinesi sono un popolo di emigranti presenti in tutto il mondo. Non si capisce perchè non dovrebbero stare nel Tibet che è una regione autonoma della Cina e che ha una millenaria comunanza culturale con essa.

L'accusa grottesca di aggressione demografica avviene nel pieno della globalizzazione di tutte le culture e di tutte le popolazioni del pianeta. Insomma il Tibet dovrebbe essere zona proibita a tutti i non autoctoni: Si dovrebbe preservare la purezza della razza e stabilire una volta per tutti che il Tibet può essere abitato soltanto da Tibetani. Le proteste inscenate dai monaci tibetani che hanno provocato la dura reazione cinese sono di natura etnica. I monaci hanno tentato un vero e proprio pogrom contro i cittadini cinesi ed i loro beni riuscendo ad uccidere venti persone ed ad incendiare molti negozi ed abitazioni.

Noto con preoccupazione la pressione politica e mediatica di tutto l'Occidente verso la Cina che dovrebbe umiliarsi ricevendo il Dalai Lama e con ciò riconoscendogli lo status di legittimo rappresentante del popolo tibetano. Dalai Lama è un uomo ambiguo che dice di non volere l'indipendenza ma fa riferimento ad un governo ed un parlamento che la diaspora tibetana ha costituito all'estero.

Il progetto di indipendenza del Tbet viene perseguito dagli Usa ma purtroppo anche dall'Europa che partecipa all'obiettivo della spoliazione della Cina dei suoi diritti sul Tibet. Il movimento indipendentistico tibetano, largamente finanziato dalla Cia e sostenuto dalle maggiori cancellerie occidentali, si inscrive in un a linea di frammentazione della Cina e della Russia che fa leva sulle etnie e sulle religioni. Si fomentano i musulmani del sud della Russia. La esperienza del Kosovo diventato indipendente ed abitato dalla sola etnia albanese e musulmana che ha umiliato la Serbia ha innescato processi disgregativi in tutto il mondo. Anche la religione cattolica serve da ariete per la frammentazione come ab biamo visto a Timor Est con la costituzione di una enclave cattolica nell'indonesia musulmana.

La strategia statunitense non si fa scrupolo di utilizzare le religioni per il perseguimento dei suoi fini di divisione ed indebolimento degli Stati che considera potenziale nemici. In kossovo ha usato i musulmani dell'UCK ed in Tibet o in Birmania usa i monaci tibetani come agenti di destabilizzazione. Molti di questi monaci vengono addestrati in basi militari e strategiche collocate nel Colorado.

Che differenza c'è tra la visione della immigrazione del Dalai Lama e quella dei xenofobi europei? Entrambi temono la contaminazione culturale e religiosa ed il meltingpot. Entrambi vogliono la purezza della razza e l'isolamento culturale.

Ogni giorno di più l'Occidente in grande parte unificato volente o nolente alla politica di aggressione imperialistica e colonialistica degli Usa si avvicina ad una guerra sempre più estesa. La guerra regionale del Medio Oriente diventa una retrovia dello scenario ben più sterminato del conflitto con i grandi paesi dell'Asia.

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Commenti (4)

Zero / cento

Caro Ancona,
a voglia di strategie USA (ok, l'"occidente" in parte sfrutta e fomenta la situazione, in parte predica bene e razzola male) ma far passare la politica cinese di "cinesizzazione" forzata di territori distanti culturalmente da Pechino come un naturale diritto all'espansione demografica mi sembra un eccesso. Tra zero e cento ci sono molti gradi intermedi: la difesa e valorizzazione delle caratteristiche culturali di una popolazione devono essere condannate quando acquisiscono caratteri razzisti, ma deve essere anche condannata la tendenza a cancellare l'identità culturale di interi popoli, come è successo sempre nella storia e come purtroppo sta accadendo anche adesso in Cina con i Tibetani (e non solo), in Turchia con i Curdi, ecc, ecc.

(30 Marzo 2008)

Fabio Ganassa

odoedemae@libero.it

Italia=Tibet secondo Pietro Ancona

Bossi accusa la Cina di "aggressione demografica" per l'immigrazione di cittadini cinesi in Italia.
L'accusa grottesca di aggressione demografica avviene nel pieno della globalizzazione di tutte le culture e di tutte le popolazioni del pianeta. Insomma l'Italia dovrebbe essere zona proibita a tutti i non autoctoni: Si dovrebbe preservare la purezza della razza e stabilire una volta per tutti che l'Italia può essere abitata soltanto da Italiani. Le proteste inscenate dalla Lega che hanno provocato la dura reazione di Veltroni e della Sinistra sono di natura etnica. I leghisti hanno tentato un vero e proprio pogrom contro i cittadini cinesi ed i loro beni tentando di introdurre dazi doganali contro i prodotti cinesi legalmente contraffatti. Che differenza c'è tra la visione della immigrazione di Bossi e quella dei xenofobi europei? Entrambi temono la contaminazione culturale e religiosa ed il meltingpot. Entrambi vogliono la purezza della razza e l'isolamento culturale.

(30 Marzo 2008)

Francus

frfa33@libero.it

Errore di fondo

Il tuo commento denota una capacità di analisi che va ben oltre la normale capacità di vedere le cose così come ci vengono proposte, e questo è un merito che ti riconosco. Ma l'ambiguità che attribuisci al Dalai Lama è dovuta al fatto che nella nostra visione del mondo e delle cose, la non violenza non è un concetto facilmente assimilabile. Per noi occidentali reagire ad un soppruso, ad una ingiustizia è quasi un dovere. La nostra etica si fonda sul difendere, anche con la forza, le nostre idee. Ma bisogna capire che per non per tutti è così. Culture come quella induista, dalla quale poi deriva quella buddista, credono fermamente nella non violenza. Giusto o sbagliato che sia, è da accettare.
Per arrivare a quello che secondo me è stato l'errore di fondo del tuo ragionamento sul "razzismo" del Dalai, diventa qui doveroso puntualizzare un concetto che ritengo piuttosto importante. Tacciare di xenofobia un atteggiamento come quello manifestato dai nostri giornali nazionali verso gli immigranti (ora vanno parecchio di moda i rumeni, qualche anno fa gli albanesi, marocchini, e così via) è un conto, ed è una realtà contro cui lotto quotidianamente. E lo faccio perchè rispetto le intenzioni, rispetto la volontà del lavoro, ma soprattutto rispetto chi mi rispetta, e credo che questo sia un sentimento piuttosto condiviso.
Ma l'immigrazione cinese nelle regioni tibetane ha scopi ben diverse. Non è tesa alla "valorizzazione" di un territorio, non è mirata all'integrazione di due culture, bensì all'annientamento di una cultura millenaria, alla supremazia di un popolo sull'altro. E' lecito, a questo punto, parlare ancora di xenofobia? Perchè se lo è, allora erano xenofobi anche i nostri partigiani verso i tedeschi...

(30 Marzo 2008)

Matteo Carruozzo

matteo_carruozzo@hotmail.com

cinesizzazione

E' difficile cinesizzare il Tibet dal momento che è assai difficile l'acclimatazione. Il cuore si ingrossa e non molte persone sono in grado di resistere. In ogni caso il futuro dell'umanità è nel meticciato di tutte le razze. Le identità debbono essere culturali e non etniche. In ogni caso perchè la cultura degli immigrati cinesi in Tibet ha lo stesso valore di quella tibetana. Dalla "cultura" tibetana io cancellerei volentieri la schiavitù dei contadini, l'uso delle donne povere come oggetti sessuali dei monaci, il diritto feudale di 300 potenti su tutta la popolazione tibetana. Il signor Dalai Lama vorrebbero esercitare il potere dei suoi precedecessori e restaurare un regime feudale e nazista insieme

(30 Marzo 2008)

pietro ancona

pietroancona@tin.it

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