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La morte dell'avvocato Fragalà

(2 Marzo 2010)

Il delitto dell'avvocato Enzo Fragalà riempie di orrore la città impietrita dalla paura, spaventata, nauseata e disperata. Una città enorme del Mezzogiorno d'Italia, una delle prime quattro d'Italia per numero di abitanti, ha assistito atterrita ed impotente a qualcosa che annichilisce il senso di cittadinanza, di appartenenza ad una comunità. L'avvocato è stato atteso davanti la sua abitazione da un omone che lo ha massacrato di bastonate inflitte per uccidere e non soltanto per punire. Le modalità del crimine sono altamente simboliche per il luogo in cui si è svolto e per l'arma usata. Nel linguaggio della mafia l'uso del bastone o delle nudi mani per strangolare significano "non vali il costo di una cartuccia" Segno di grande disprezzo per la vittima. Il luogo prescelto con molto pericolo per l'assassino è antistante al Tribunale. Si vuole lanciare un messaggio di intimidazione alla classe forense, agli avvocati? L'avvocato in passato era stato difensore di mafiosi in vari processi. Di recente difendeva alcuni pentiti. Può darsi che la chiave del delitto sia da cercare appunto nella sua attività professionale. Sebbene fosse stato deputato di AN per tre legislature aveva attenuato il suo impegno politico ed era soltanto consigliere comunale di Palermo. Sembrerebbe che da questo versante non potesse venire la ragione di tanto deliberato odio, di tanta crudeltà.

Dallo sviluppo dei prossimi processi di mafia in corso di svolgimento forse capiremo la ragione di questo omicidio. La mafia prima o poi azzanna una sua qualche preda nell'area dei professionisti, della borghesia dei colletti bianchi. Mi è venuto in mente il delitto del Dott.Paolo Giaccone, ucciso davanti all'Istituto di Medicina Legale dove prestava la sua attività. Era il 1982. Che cosa è cambiato in questi trenta anni?

La lotta di una parte dello Stato contro la mafia è continuata. Ha registrato alcuni successi ma la guerra è lunga e defatigante. Quanti combattono questa guerra lo fanno in condizioni di grande disagio e quasi sempre di isolamento. La generazione di magistrati e di poliziotti che comincia da Chinnici e continua con Ingroia, Scarpinato e tanti altri valorosi ha ottenuto tanti successi e continua ad ottenerne, ma la situazione in cui siamo oggi è forse la peggiore possibile. Il governo è diretto da un uomo che insolentisce la magistratura e che è sospettato di avere fatto le sue fortune con investimenti iniziali forniti dalla mafia. Il fondatore del Partito che oggi è di maggioranza, il Senatore dell'Utri, ha una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Un sottosegretario di Stato inseguito da un mandato di arresto per complicità con la camorra viene pubblicamente invitato da Berlusconi a non dimettersi. Mentre la macchina della giustizia viene lasciata deperire si minacciano nuove leggi contro le intercettazioni telefoniche e attraverso lo scudo fiscale si è permesso alla mafia di ripulire all'estero i suoi soldi e farli rientrare legalmente in Italia.

Inoltre, le smentite alle rivelazioni di Cianciamino sul patto stipulato tra la mafia e lo Stato non sono state convincenti ed il sospetto che la stagione stragista dei grandi delitti di mafia si sia chiusa per un concordato resta e continua a pesare sul nostro futuro. Ma che cosa continua a funzionare dell'accordo Mafia-Stato ispirato dal papello di Riina?

Viviamo il periodo della maggiore ricavare soldi e potere. L'attenuazione delle differenze tra maggioranza e opposizione ha reso opaco lo scenario e difficile la resistenza alla deriva colombiana della società italiana. Un ceto politico superprivilegiato, oligarchico, protetto da leggi elettorali che manipolano la democrazia, dedito alle privatizzazioni ed alla dismissione dei beni dello Stato e del pubblico demanio, non è il più adatto a combattere le mafie che si sono impadronite di molta parte del territorio nazionale. Inoltre molte cose uniscono gruppi economici e criminalità che spesso concorrono al successo di molti politici. La politica liberista è la più gradita dalle cosche dal momento che ogni deregulation avvantaggia chi unisce al potere economico quello della prepotenza del crimine.

Il deperimento dello Stato, il suo "alleggerimento"ed il contemporaneo allargamento dello spazio e del potere riservato ai privati, fa il gioco della mafia. La fine della società coesa voluta dagli ideologi del liberismo, la riduzione a giungla dei rapporti economici e sociali è il migliore terreno per la crescita di potenti organizzazioni criminali.

Il delitto dell'avvocato Enzo Fragalà pesa su Palermo e sull'Italia. La mafia comunica con esso che la partita è tutta aperta e che si sente forte, molto forte....

Pietro Ancona

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