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Sfollati iracheni tornano a casa, assieme ai siriani?

La Siria ha accolto per anni centinaia di migliaia di iracheni che fuggivano dalla guerra civile scatenata dall'invasione anglo-americana. Questi sfollati stanno tornando in Iraq. Assieme a loro vanno anche cittadini siriani?

(2 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Sfollati iracheni tornano a casa, assieme ai siriani?

foto: www.nena-news.com

DI MARYAM GIANNANTINA

Damasco, 02 giugno 2011, Nena News - Il ministero per sfollati ed immigrati iracheno ha annunciato nei giorni scorsi che “e’ disponibile ad accogliere i siriani che cercheranno rifugio in Iraq dai disordini nel loro paese”. “Preoccupante e triste pensare ai siriani che scappano in Iraq dopo che la Siria ha accolto dal 2003 centinaia di migliaia rifugiati iracheni”, commenta Razan, un attivista siriano.

Questo annuncio sarebbe indicativo di un miglioramento della situazione di sicurezza in Iraq – dove le uccisioni e autobombe continuano ma sono niente in confronto alla situazione del 2004- 2007 - e di come sia peggiorata nei paesi confinanti a lungo stabili, come la Siria – dove, denunciano le opposizioni siriane, il regime del presidente Bashar Al Assad sta reprimendo sanguinosamente proteste popolari che si susseguono da 10 settimane provocando oltre 1,000 vittime, secondo le organizzazioni dei diritti umani.

Secondo l’Organizzazioni Internazionale per le Migrazioni (OIM) circa 2 milioni di rifugiati iracheni vivono negli stati confinanti. Alcuni sono in Giordania ma la maggior parte vivono in Siria, oltre un milione secondo il governo siriano, che fino al 2008 ha praticato la politica delle “porte aperte”, permettendo agli iracheni di entrare senza visto.

L’Agenzia dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) ha registrato 260,000 rifugiati iracheni in Siria dal 2003. Una prima ondata, soprattutto sunniti, e’ arrivata nel 2004 dopo l’attacco di Falluja. Una seconda ondata, iracheni di tutte le confessioni, e’ giunta in Siria dopo il bombardamento della moschea di Samarra nel 2006, tra cui numerosi cristiani.

A fine 2010 secondo le statistiche dell’UNHCR erano registrati in Siria 151,000 rifugiati iracheni, residenti in grande maggioranza a Damasco e dintorni (le aree di Jaramana, Seynad Zeinab, Yarmouk). L’arrivo dei rifugiati iracheni, che hanno avuto accesso ai servizi educativi, sanitari e sociali del paese, ha appesantito il gia’ fragile sistema di welfare siriano ed ha fatto schizzare alle stelle i prezzi degli immobili.

Ma dallo scoppio delle proteste in Siria a meta’ marzo, molti iracheni stanno considerando di rientrare nel proprio paese.

Secondo stime dell’ACNUR, i rientri di rifugiati iracheni sono aumentati stabilmente nel corso del 2011 con 4,570 persone registrate a Marzo, contro i circa 2,000 di Dicembre 2010, alcuni sono rientrati definitivamente, altri temporaneamente aspettando di vedere cosa succede in Siria.

E’ facile riconoscere gli iracheni che ritornano dalla Siria alla stazione dei pullman. Dal bagagliaio tirano fuori coperte, materassi, TVs, pacchi dell’ACNUR una volta pieni di cibo ed ora ricolmi di vestiti e giocattoli per bambini, scrive una giornalista dell’AP da Baghdad.

“E’ meglio morire in patria che all’estero” dice Zeena Ibrahim, 33 madre di due bambini. E’ ritornata a Baghdad con suo marito da Damasco, dove hanno vissuto dal 2006. Suo marito faceva parte dell’esercito iracheno, e dopo aver ricevuto minacce ed aver partecipato ai funerali di molti commilitoni, la coppia aveva deciso di rifugiarsi in Siria.

“Senza dubbio la situazione in Iraq adesso e’ migliore che in diversi paesi della regione e questo ha incoraggiato molti iracheni a ritornare a casa” dichiara Salam al-Khafaji, vice ministro delle migrazioni iraqeno.

Allo stesso tempo questo movimento solleva preoccupazioni sull’effetto dei rientrati sull’economia e sui fragili equilibri tra sunniti e sciiti. Al-Khafaji afferma che il ministero non ha i numeri di quanti sono rientrati dalla Siria ma c’e’ chi teme possa essere l’inizio di un esodo se la situazione peggiora.

Prima dell’inizio delle proteste, 12-15 pullman al giorno viaggiavano tra Damasco e Baghdad, afferma il proprietario di una compagnia di trasporti, Mohammad Nosh, oggi 25-30 pullman al giorno percorrono lo stesso viaggio.

Mustafa Muaf dell’agenzia turistica Al-baqie dice che tra le 750 e le 1,000 persone hanno viaggiato sui suoi pullman dalla Siria all’Iraq settimanalmente dalla meta’ di marzo e solo 250 fanno il viaggio di ritorno. Di solito gli uomini vanno in Iraq, ispezionano la situazione e tornano in Siria per raccogliere mogli e figli. Altre agenzie turistiche affermano che il traffico da Baghdad alla Siria e’ diminuito del 50% mentre e’ aumentato del 75% quello dalla Siria a Baghdad, con pullman che partono vuoti da Baghdad per raccogliere passeggeri.

Secondo l’agenzia americana Associated Press, alcuni iracheni rientrati raccontano di violenze nelle loro aree, con forze di sicurezza ovunque e di violenze indirizzate contro gli iracheni. “La situazione e’ molto grave con uccisioni e rapine, sul muro hanno scritto un “Iracheni tornate a casa vostra” dice Hassan Abdul-Hussein, padre di 6 figli, che abitava a Damasco. Lui e la sua famiglia avevano lasciato l’Iraq un anno fa per trovare lavoro.

Mentre la situazione di sicurezza e’ sicuramente migliorata in Iraq, non si puo’ dire lo stesso per quel che riguarda l’economia, con disoccupazione al 30%, ed anche in Iraq si sono registrate proteste per chiedere il cambiamento, maggiori razioni di cibo e migliori servizi (elettricita’ ed acqua).

La maggioranza degli iracheni rifugiati in Siria sono sunniti, molti legati al partito Baath iracheno, all’esercito e al governo, ed alcuni temono che il loro rientro potrebbe esacerbare tensioni settarie.

Nena News

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