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Libano: un tribunale un po' troppo speciale

Tanti gli interrogativi intorno al Tribunale speciale per il Libano, incaricato di fare luce sull'attentato a Rafik Hariri e che giovedi' ha consegnato ai giudici libanesi la richiesta di incriminazione per quattro membri di Hezbollah

(2 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Libano: un tribunale un po' troppo speciale

il giudice italiano Antonio Cassese, presidente del Tsl - foto: www.nena-news.com

DI MICHELE GIORGIO

Roma, 02 luglio 2011, Nena News (nella foto il giudice italiano Antonio Cassese, presidente del Tsl) «La giustizia è importante per i martiri e i feriti ma altrettanto importanti sono la pace e la stabilità per il futuro del Libano». Il leader druso Walid Jumblatt, ago della bilancia tra esecutivo e opposizione, ieri con queste parole ha di fatto già respinto la richiesta di incriminazione contro quattro membri del movimentro sciita Hezbollah presentata giovedì al procuratore Said Mirza da una delegazione del Tribunale speciale per il Libano (Tsl, con sede in Olanda), incaricato nel 2007 dall’Onu (su forte pressione degli Stati Uniti) di processare i responsabili dell’attentato in cui il 14 febbraio 2005 trovarono la morte a Beirut l’ex premier Rafik Hariri e altre 22 persone. Ieri il ministero degli interni libanese ha confermato l'identità dei quattro - Abdel Majid Ghamlush, Salim Ayyash, Mustafa Badreddin, Hassan Issa – presunti responsabili dell’attentato. Per Saad Hariri, figlio ed erede politico dell’ex premier, il Libano sarebbe giunto ad un «momento storico». Ma in realtà si ritrova vicinissimo ad una nuova guerra civile, come ha avvertito Jumblatt. Hezbollah accusa il Tsl di non cercare la giustizia ma di volere mettere sotto accusa la «resistenza libanese» per disarmarla, secondo un disegno statunitense e israeliano (e di vari partiti del Paese dei cedri).

Il governo di Beirut, del quale fa parte Hezbollah, collaborerà con il Tsl? Si opporrà alle incriminazioni mettendo il Libano a rischio di pesanti sanzioni internazionali? Entro il 13 luglio, il premier Miqati dovrà presentare al Parlamento il programma del suo governo e così annunciare la sua posizione nei confronti del Tsl ma giovedì ha già messo in chiaro che «lavorare per raggiungere la verità impone allo stesso tempo di preservare la stabilità del Paese». Frasi criticate dalle forze libanesi filo-americane e da certi media internazionali che hanno già sentenziato la colpevolezza di Hezbollah senza tener presente le anomalie del procedimento svolto dalla procura internazionale e dal Tsl oltre alle false versioni dell’accaduto fornite da testimoni inattendibili.

Non è chiaro, ad esempio, perché il Tsl non abbia dato il giusto peso alle immagini diffuse un anno fa dalla televisione al-Jadid di una riunione segreta tra Saad Hariri e Mohammed Al-Saddik, un ex ufficiale dei servizi segreti siriani che ha avuto un ruolo nei primi mesi dell’inchiesta riferendo di incontri nei quali dirigenti siriani avrebbero pianificato l’attentato ad Hariri. In base ai suoi racconti quattro alti ufficiali libanesi furono arrestati e tenuti in carcere dall’aprile 2005 ad agosto 2009. Ma al Saddik mentiva e gli inquirenti impiegarono molti mesi prima di ammetterlo. E di lui non si sa più nulla. Per chi lavorara al Saddik? Perché si incontrò segretamente con Saad Hariri? Per chi lavoravano gli altri falsi testimoni scoperti? Nessuno sino ad oggi ha risposto a questi interrogativi. Nasrallah ha chiesto più volte al passato governo libanese, guidato proprio da Saad Hariri, un dibattito serio sui «falsi testimoni». Ma la sua richiesta non è mai stata accolta.

Se da un lato è doveroso individuare, processare e incarcerare gli assassini di Rafik Hariri, dall’altro non si può fare a meno di notare che mai prima d’ora un tribunale internazionale era stato istituito per giudicare un omicidio politico. Altri tribunali simili devono giudicare crimini contro l’umanità. Il Tsl – che alla fine del 2010 ha introdotto la possibilità, esclusa invece in tutte le altre corti internazionali, di giudicare in contumacia – peraltro non è incaricato di occuparsi dei crimini che hanno devastato il Libano nel corso degli ultimi decenni e che non sono mai stati perseguiti. Nel Paese dei cedri i militanti dei partiti della destra cristiana e del movimento sunnita Mustaqbal, guidato da Saad Hariri, dicono «basta all’impunità», ma proprio i loro leader facero votare dopo l’assassinio di Hariri una legge di amnistia per il signore della guerra Samir Geagea, riconosciuto colpevole dell’omicidio di un primo ministro in carica, Rachid Karame. E’ l’approccio selettivo della giustizia tipico di un Medio Oriente che Washington divide in «buoni» e «cattivi».

Nena News

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