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L’ennesima “patacca” del governo Renzi

(30 Luglio 2015)

Il pagliaccio messo a Palazzo Chigi dai magnati della finanza si è recentemente rivolto al popolo italiano promettendo un taglio delle tasse se passeranno le controriforme istituzionali e del lavoro.
Renzi è in evidente crisi di consenso e cerca di recuperare terreno con gli stessi trucchi di Berlusconi e Tremonti. Ma dopo il Jobs Act e il Ddl sulla scuola non incanta più i lavoratori.
Il suo piano, che non a caso dimentica il contrasto all’evasione fiscale borghese, si tramuterà da un lato in ulteriori regali ai padroni (che hanno già avuto nel 2014 una riduzione delle tasse del 10%), ai ricchi e ai preti; e dall’altro in nuove mazzate sulla testa degli operai e della povera gente, che subiranno ancora tagli a servizi sociali, sanità, trasporti pubblici e pensioni, mentre si prepara l’eurotassa.
E’ l’ennesima dimostrazione del carattere reazionario, neo-liberista e apertamente antioperaio di questo governo, comprovato anche dalla rinnovata intenzione di attaccare il diritto di sciopero.
Davanti a ciò i socialdemocratici e i vertici confederali balbettano e continuano a evocare una “grande riforma del fisco”, mente cedono su contratti, orari, turni, diritti…. Non chiamano i lavoratori alla lotta, allo sciopero contro le misure antioperaie, e in tal modo si svelano come collaborazionisti di questo governo e delle sue infami politiche.
Ma la pace sociale non reggerà. Ripartirà a breve una nuova stagione di lotte e di scioperi. A fronte delle patacche renziane sulle tasse, occorre rivendicare una tassazione fortemente progressiva su profitti, rendite, interessi e redditi; l’introduzione di tasse e imposte che colpiscano le grandi imprese, i grandi patrimoni, le transazioni finanziarie, i consumi di lusso; stroncare l’evasione e l’elusione fiscale con la confisca delle proprietà dei grandi evasori, dei mafiosi, dei ladri e dei corrotti; maggiori detrazioni e netta diminuzione delle tasse per lavoratori dipendenti, pensionati, parasubordinati; stop alle esenzioni e ai privilegi dei monopoli capitalistici, del Vaticano, etc.
Queste misure non potranno mai essere adottate da un governo borghese. Per cambiare musica ci vuole un vero Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati che emerga dal movimento di lotta delle masse sfruttate e oppresse.
Diventa dunque sempre più impellente la costruzione di Comitati operai e popolari, la realizzazione del Fronte unico di lotta del proletariato e soprattutto la costruzione della indispensabile direzione politica: il Partito comunista, reparto di avanguardia della classe operaia.
Per avanzare su questa strada il passo da compiere è oggi quello della formazione di un’organizzazione indipendente e rivoluzionaria dei migliori elementi del proletariato, strettamente collegata col movimento operaio di massa e guidata da una coerente teoria rivoluzionaria.
Uniamoci, organizziamoci, lottiamo per l'alternativa di potere, per l’abbattimento di un sistema moribondo.
Luglio 2015

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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