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Quale unità a sinistra ?

Il pdci intervista a Leonardo Masella.

(25 Gennaio 2008)

Sulla situazione politica e i destini della sinistra abbiamo intervistato Leonardo Masella, che oltre ad essere capogruppo del Prc in Emilia-Romagna, è anche un esponente dell’Area dell’Ernesto, una corrente del Prc che si oppone alla linea di Bertinotti.

Masella, innanzitutto ci spieghi perché siete contro l’unità della sinistra ? Non credi che di fronte alla nascita del Partito Democratico sia inevitabile oltre che indispensabile unire tutta la sinistra per far pesare di più gli interessi e i diritti dei lavoratori e dei ceti più deboli?

Innanzitutto premetto che rispondo alle tue domande sulla politica nazionale a titolo personale, non impegnando il Gruppo consiliare. Io non sono affatto contro l’unità della sinistra, anzi al contrario credo che l’unità della sinistra sia danneggiata dalla linea proposta da Bertinotti. Il presidente della Camera, come è noto, propone non l’unità della sinistra ma l’unificazione, la fusione della sinistra in un partito unico, come hanno fatto Ds e Margherita. Questa linea non solo significa il superamento dei due partiti che si richiamano all’identità comunista, ma anche la sconfitta dell’intera sinistra. L’idea della riduzione ad uno, dell’unità a tutti i costi a prescindere dai contenuti, può essere trainante nel campo moderato della sinistra, non nel campo della sinistra di alternativa. Qui, da quando nacque il movimento della Rifondazione Comunista in contrasto con lo scioglimento del Pci di Occhetto, prevale la centralità dei contenuti.
Per questo io sono per l’unità della sinistra, ma c’è unità e unità. C’è una unità che fa fare passi avanti alle idee e ai contenuti di sinistra e c’è un’altra che fa arretrare questi contenuti. Ti faccio due esempi opposti, così capisci meglio. La manifestazione del 20 ottobre e i cosiddetti Stati Generali della Sinistra Arcobaleno.

Ma perché metti in contrapposizione le due iniziative? La Sinistra Arcobaleno è la conseguenza del 20 ottobre, no?

No. Sono due cose opposte. Gli Stati generali hanno tradito il 20 ottobre alimentando la sfiducia per la politica. Quella manifestazione ha rappresentato una unità che esalta la centralità dei contenuti (in particolare nella giustissima critica al governo sull’accordo su pensioni e precarietà). Negli Stati Generali della sinistra, invece, i contenuti invece sono spariti, c’era solo l’esaltazione dell’unità per l’unità. Il 20 ottobre i contenuti erano avanzati, mentre il 7-8 dicembre c’era persino fastidio per la bella partecipazione del Comitato No Dal Molin. La manifestazione del 20 ottobre era una unità di massa, di popolo, di movimento, ben un milione di persone. La cosa rosa del 7-8 dicembre è stata una unità del ceto politico, ministri, sottosegretari, parlamentari, consiglieri regionali, amministratori, 3-4.000 politici di professione. E poi, ancora, il 20 ottobre i comunisti avevano un ruolo centrale e visibile con le loro migliaia di bandiere. Invece il 7-8 dicembre ha rappresentato anche simbolicamente la messa da parte della falce e martello per far posto all’arcobaleno. Anche dal punto di vista dell’efficacia la modalità di unità che esalta i contenuti, i movimenti e il ruolo dei comunisti, porta consensi, l’altra no, fa perdere consensi.

D’accordo, un partito unico non lo vogliamo neanche noi del Pdci, ma non capisco perché non ci si possa presentare almeno alle elezioni con un simbolo unico.

Guarda, l’autonomia comunista in linea generale non si misura nella simbologia elettorale. Tanti altri partiti comunisti nel mondo, pur essendo pienamente autonomi, anzi indipendenti, sul piano culturale, politico, organizzativo, si presentano alle elezioni non necessariamente con la falce e martello, così come il Pci bolognese si presentava con il simbolo e la lista delle Due Torri. Dunque non sta qui il mio dissenso da chi vuole togliere la falce e martello dal simbolo elettorale. Se non ci fosse nessuno a proporre il superamento di Rifondazione Comunista oppure la limitazione della sua autonomia, si potrebbe tranquillamente ragionare su quale presentazione elettorale serve a prendere più voti. Il problema è che in Rifondazione Comunista c’è persino il compagno Bertinotti, a cui la maggioranza del gruppo dirigente è ancora sottomesso, che propone esplicitamente il superamento del Prc e di un partito comunista. Allora è chiaro che il superamento del simbolo elettorale è funzionale e propedeutico al superamento dell’autonomia del partito e poi al suo scioglimento: una Bolognina due, fatta con modalità diverse da quella di Occhetto perché la storia non si ripete mai con le stesse forme.

Si, ma almeno alle elezioni amministrative si potrebbe presentare una lista e un simbolo unico di tutta la sinistra, Pdci, Prc, Sd e Verdi….

Proprio l’intenzione di presentare lista e simbolo unico alle elezioni amministrative, dimostra che il proposito non è raccogliere più consensi a sinistra, ma solo cancellare la falce e martello. Perché alle elezioni amministrative non c’è alcuna motivazione per presentare una lista unica, anzi al contrario, la legge elettorale per le amministrative per le province e per i comuni sopra i 15 abitanti, non solo consente ma addirittura favorisce la presentazione di liste e simboli diversi che si coalizzano attorno a candidati sindaci e presidenti delle province comuni e a programmi unitari. Se si presentano tutte le liste di sinistra, Prc, Pdci, Verdi, Sd, liste di movimenti e associazioni, e queste si uniscono su programmi comuni e su candidati sindaci comuni, come è avvenuto un anno fa a Taranto o all’Aquila, è possibile fare il pieno di voti a sinistra. Al contrario, proprio la presentazione di liste uniche fa perdere consensi a tutti. Con le liste uniche il rischio grandissimo è che gli elettori comunisti, abituati alla Falce e Martello, così come gli elettori verdi abituati al Sole che Ride, non vi si riconoscano. Proprio l’esempio delle liste uniche alle elezioni amministrative è la dimostrazione più chiara di come a parole si gridi al bene della sinistra, ma nei fatti si faccia un danno enorme alla sinistra, accecati dalla voglia matta di cancellare la falce e martello.

Ma allora, che unità proponi a sinistra?

Sui contenuti e nella lotta, con chi ci sta. Per esempio senz’altro fra Prc e Pdci oggi vi sono contenuti comuni molto maggiori che con i Verdi e Sd. Non è un discorso ideologico, faccio alcuni esempi concreti. Il 9 giugno contro Bush in piazza del Popolo vi erano solo i dirigenti del Prc e quelli del Pdci e non invece i Verdi e Sd. Così, sull’accordo sulle pensioni e sul protocollo del welfare, Prc e Pdci erano sulla stessa precisa posizione, mentre Verdi e Sd erano d’accordo col governo. E poi alla manifestazione del 20 ottobre, promossa dal Prc e dal Pdci (e da altre associazioni, riviste, movimenti), non hanno aderito né i Verdi né Sinistra Democratica. Guarda, il mio non è un giudizio contro Verdi e Sd, verifico solo che ci sono contenuti, valori, interessi diversi fra Verdi, Sd da un lato e Prc e Pdci dall’altro. Peraltro faccio notare che Sinistra Democratica fa parte nel Parlamento europeo del Partito socialista, mentre Prc e Pdci fanno parte dello stesso gruppo parlamentare della sinistra comunista e di alternativa. Dunque, secondo me, fra Prc e Pdci è possibile oggi una più forte unità sui contenuti e nella lotta, nei movimenti, non nel ceto politico-istituzionale. Questo significa che non si possa fare nessuna unità con gli altri partiti della sinistra? Niente affatto, su molti temi ambientali è possibile per esempio fare l’unità d’azione anche con i Verdi, così come su alcune tematiche sociali con Sd. Così come io penso che noi dovremmo fare l’unità d’azione anche con lo Sdi contro l’invadenza integralistica da parte del Vaticano. Ma una cosa è l’unità dei comunisti, fra Prc e Pdci, una unità fondamentalmente contro il capitalismo, altra cosa è l’unità delle sinistre, entrambe però sempre sui contenuti, nelle lotte e nei movimenti di massa, non con una impostazione minoritaria, testimoniale e nostalgica, ma nel vivo delle contraddizioni della società capitalistica italiana oggi, nel 2008. Oggi, nella situazione politica e sociale del nostro Paese ci sarebbero le condizioni oggettive per l’esistenza di un partito comunista più grande e più forte sia del Prc che del Pdci. Di questo hanno bisogno i lavoratori e quelle parti della società più colpite dalla devastazione del capitalismo in tutti i campi. Il capitalismo è il passato, il comunismo è il futuro dell’umanità.

24/01/2008

“LA TUA REGIONE”, mensile del Gruppo Assembleare Pdci Regione Emilia-Romagna

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