">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

CEIman contro Caiman

CEIman contro Caiman

(25 Gennaio 2011) Enzo Apicella
I vescovi italiani esternano sui "comportamenti contrari al pubblico decoro"

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Stato e istituzioni)

Orfani

(2 Marzo 2008)

In previsione della tornata elettorale del prossimo 13-14 Aprile credo sia giusto segnalare l'emergere di un fenomeno di una certa rilevanza politica, che potrà avere un effetto sull'esito del voto, almeno per quel che riguarderà le formazioni di sinistra.

Per la prima volta, infatti, si ha netta la percezione della non rappresentanza politica di un filone “storico” della sinistra italiana, comunista, socialista e della nuova sinistra post-sessantottesca: quel filone di pensiero e di pratica che ha retto, per decenni, l'impianto maggioritario delle forze progressiste italiane, contrassegnando con grande forza l'impianto della Costituzione Repubblicana e, di conseguenza, dell'intera democrazia.

Mi riferisco all'impianto teorico fondato su due elementi assolutamente decisivi: l'intellettuale organico gramsciano e l'idea della “democrazia progressiva”, elemento di assoluta originalità all'interno della linea della “via italiana al socialismo”, punto di effettivo compromesso raggiunto nei confronti nei sovietici, a cavallo della temperie del '56.

Su quelle basi, discusse, contestate, ma sostanzialmente parte integrante, per decenni, della base di riferimento teorico – politico della sinistra italiana, nacquero anche scelte discutibili, come quella del compromesso storico (frutto di un intreccio tardivo con la linea dei “fronti popolari”) ma si realizzò una formidabile mobilitazione di massa, un fondamentale radicamento sociale, un importantissimo sviluppo di iniziativa politica: e tutto questo ha riguardato non soltanto la storia del PCI, ma anche quella della sinistra socialista e di una parte della nuova sinistra post-sessantottesca, quella che intendeva tentare di coniugare la storia e la tradizione del movimento operaio, con la realtà espressa dalle nuove contraddizioni, definite dai politologi come “post – materialiste”.

Certo: non furono rose e fiori ed è lungi dalle intenzioni di chi scrive di addentrarsi su di un terreno, per così dire, agiografico; ma fu quella la vita culturale e politica di milioni di donne e uomini che, al di là dei livelli di rappresentanza istituzionali e della funzione delle oligarchie politiche e partitiche, seppero comunque rappresentare la parte migliore dell'Italia e progettarono, nel concreto della realtà sociale, le grandi trasformazioni degli anni'60 – '70.

Una storia che è stata sconfitta, non certo semplicemente per la caduta dei regimi del socialismo reale, e che oggi risulta completamente cancellata anche dallo stesso rito borghese della scheda elettorale.

Con tutto il rispetto per coloro che realizzeranno, comunque, una presenza nella competizione elettorale non ci sono tracce dei riferimenti teorici, culturali, politici, cui ho tentato di rifarmi in questa occasione: ci saranno due ( o forse una, perché il PCL è alle prese con il brutto impiccio della raccolta delle firme) falci e martello entrambe di origine trotzkista, nel guazzabuglio della Sinistra Arcobaleno staranno dentro sia gli stalinisti del Pdci che i confusionari – pasticcioni – psuedomovimentisti-governisti di Rifondazione, l'edulcorata e tentennante Sinistra Democratica, gli improponibili e dannosi Verdi.

Una Sinistra Arcobaleno i cui gruppi dirigenti stanno, per di più, tentando una operazione simile a quella del PD, di occultamento delle pesanti responsabilità accumulate nella fase di governo 2006-2007.

Questo è il quadro, ridotto all'osso, che non c'entra nulla con la difesa del simbolo con la falce e martello (simbolo che ha trovato improbabili difensori come chi, nella precedente tornata elettorale, si è candidato con la Lista Di Pietro): si era tentato di proporre una operazione politica, a sinistra dei “governisti”, che riproponesse determinate caratteristiche teorico – politiche, fuori da un quadro strettamente identitario e di gruppo, partendo dalla necessità di presenza per una “sinistra d'opposizione”.

Questo invito è stato sostanzialmente snobbato anche da chi non ha condiviso il percorso della cosiddetta “sinistra radicale di governo”: il risultato complessivo è quello di una definitiva cancellazione di una presenza politica (che pure era già ridotta ai minimi termini) che porterà alcuni (molti ?) ad una espressione di forte difficoltà, quasi di impotenza, rispetto alla prospettiva di esprimere una preferenza elettorale.

Così dopo l'abbandono della militanza, la riduzione nella capacità di una mobilitazione complessiva non legata a momenti episodici (il “NO” questo o il “NO” quello, oppure la risposta a provocazioni esterne come quelle che vengono dalla Chiesa), arriveremo anche all'afasia elettorale: un segnale, pur sempre importante, di arretramento.

Così vanno i tempo, purtroppo.

Savona, li 1 Marzo 2008

Franco Astengo

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Elezioni politiche aprile 2008»

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

4718