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(17 Novembre 2010) Enzo Apicella
Presentato il report Inail: gli omicidi sul lavoro nel 2009 sono stati 1021

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Morti sul lavoro: il danno e la beffa

(26 Giugno 2009)

Mentre si continua giornalmente a morire in silenzio sui posti di lavoro e per il lavoro, in questi giorni i giornali hanno dato grande enfasi ai dati presentati dall’ INAIL alla Camera dei Deputati per il 2008 (1.120 morti), si sottolinea, come per la prima volta dal 1951, cioè dal dopoguerra, i morti scendono sotto 1.200 annui. L’INAIL registra che l’anno si è chiuso con 874.940 infortuni. Fra i 3.266.000 lavoratori stranieri, regolari; assicurati all’INAIL, gli infortuni sono stati 143.561 con un aumento del 2% rispetto al 2007, di cui 180 mortali. Secondo l’INAIL - pur nella drammaticità dei numeri - si è evidenziato un dato che è un “incoraggiante record storico”. Per l’INAIL questo dato è ancora più rilevante perché avvenuto in presenza di un aumento dell’occupazione.
Ma è realmente così? I morti sul lavoro sono veramente diminuiti? Si è veramente invertita la tendenza o si cerca solo di indurre nell’opinione pubblica la percezione che il governo, le istituzioni e gli enti preposti alla sicurezza svolgono correttamente il loro ruolo?

Vediamo nel dettaglio alcuni di questi dati. Prima di tutto, a nostro avviso, non si tiene conto del numero dei posti di lavoro persi, dei lavoratori licenziati, cassintegrati, o dei precari a cui non sono stati rinnovati i contratti. Verso la fine del 2008 erano circa 400.000 i posti di lavoro persi, e nel solo mese di dicembre 2008 la Cassa Integrazione Ordinaria ha registrato un aumento del 525% rispetto al dicembre 2007.
Di tutto questo i commentatori apologeti dei padroni, pagati profumatamente sugli organi di stampa per mentire, non fanno menzione. Nella crisi le condizioni dei vita e lavoro dei proletari e dei lavoratori (italiani e stranieri) vengono duramente colpite e una delle prime spese che i padroni tagliano sono quelle sulla sicurezza.
A fianco alla perdita del posto di lavoro per migliaia di lavoratori, ce ne sono altre migliaia che sono costretti a lavorare a salari più bassi, ritmi più intensi e senza adeguati dispositivi di protezioni individuali e collettivi. Lo stress, la paura di non arrivare a fine mese, la mancanza di adeguate misure antinfortunistiche insieme alle sostanze nocive usate nei processi di produzione e lavorativi, creano costantemente nuove malattie non tabellate e quindi non riconosciute dall’INAIL. Un dato fornito dall’INAIL, e sottovalutato dai media, è quello delle malattie professionali causa di morti diluite nel tempo che sfuggono a qualsiasi conteggio.
Negli ultimi due anni le patologie denunciate all’Inail sono cresciute del + 11% (3.000 casi) e nel 2008 le malattie professionali sono aumentate del 3,2% con 29.704 denunce.
Dai dati emerge chiaramente come gli infortuni colpiscano maggiormente i lavoratori stranieri impiegati nei lavori peggiori, più a rischio, e siano quindi più elevati fra gli stranieri con 44 casi denunciati ogni 1000 occupati contro i 39 degli italiani. Se a questi dati aggiungiamo i lavoratori italiani e stranieri costretti al lavoro nero, si vede come i dati di questa guerra di classe sono in realtà almeno il doppio. I dati sfatano alcuni luoghi comuni, come quello che gli immigrati sono tutti “lazzaroni” e “delinquenti”, anche per effetto del nuovo decreto sicurezza che equipara clandestini a delinquenti, evidenziando come tutti i lavoratori al di là del colore della pelle e della nazionalità, per i “datori di lavoro” sono semplicemente forza-lavoro e spesso carne da macello, fonte di ricchezza per i padroni da immolare sull’altare del profitto.
Viviamo in una società che considera normale e accettabile lo sfruttamento dell’uomo arrivando fino alle estreme conseguenze che degli esseri umani vengano uccisi sul lavoro e di lavoro e non si è mai visto un padrone o un dirigente, responsabili delle morte di migliaia di operai, fare un solo giorno di galera. In Italia su una popolazione carceraria di 63350 persone (il 40% stranieri, pari a 23.350) detenute in 206 carceri, non c’è un solo assassino di lavoratori.
Ora il Decreto Legislativo in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro del governo Berlusconi peggiora ancora di più il Testo Unico del governo Prodi. Con questo decreto si azzera la responsabilità del datore di lavoro e dei suoi dirigenti, arrivando a scaricare sui lavoratori la colpa dell’infortunio sugli stessi lavoratori, aggiungendo al danno la beffa.
Basta morti sul lavoro, il nemico è in casa nostra.

Sesto San Giovanni 26-6-2009

Michele Michelino
Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”

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