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(22 Giugno 2010) Enzo Apicella
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Clamori dalla Colombia

(29 Settembre 2009)

28/09 - MONCAYO CHIEDE A URIBE DI NON IMPEDIRE LE LIBERAZIONI DEI PRIGIONIERI DI GUERRA
In una "prova di vita" diffusa dalla congressista Piedad Córdoba, coordinatrice del gruppo dei "Colombiani per la Pace" e facilitatrice nel processo d´interscambio umanitario di prigionieri di guerra fra le FARC ed il governo, il caporale dell'Esercito colombiano Pablo Emilio Moncayo, in potere delle FARC da quasi 12 anni, ha chiesto con estrema determinazione al presidente Uribe di permettere la liberazione sua e degli altri prigionieri della guerriglia.

"Signor presidente Uribe, apra la porta perché voglio essere libero", ha affermato Moncayo in un video consegnato a Piedad Córdoba e diffuso giovedì 24 settembre.

Secondo quanto dichiarato da Moncayo, la sua condizione di prigioniero è dovuta alle trappole poste dal governo Uribe per evitare lo sviluppo dell'operazione umanitaria per la sua liberazione.

"Non è giusto che ci si neghi ancora il diritto di essere liberi Bisogna smettere di disporre trappole sul cammino della liberazione mia e degli altri".

Nel video il caporale continua le sue dure accuse al governo: "abbiamo dato il prezioso tempo delle nostre vite con abnegazione e sacrificio, per ricevere in cambio l'ingratitudine e l'oblio" dal governo; Moncayo inoltre ha ringraziato Piedad Córdoba per il suo lavoro, così come gli sforzi del Presidente del Venezuela, Hugo Chávez, e di quello dell'Ecuador, Rafael Correa.

Pur affermando di non aver perso la speranza di ritornare sano e salvo a casa, il caporale ha spiegato che è stato testimone delle operazioni dell'Esercito colombiano che hanno messo in pericolo la sua vita negli ultimi cinque mesi, ovvero da quando le FARC hanno annunciato che avrebbero consegnato unilateralmente il militare come gesto di pace, così come avevano fatto all'inizio dell'anno liberando unilateralmente sei prigionieri di guerra.

Il caso di Moncayo ha ottenuto una certa risonanza nel paese, in seguito alla marcia organizzata tempo fa dal padre del caporale, che ha raccolto adesioni e solidarietà in tutta la Colombia; ma il narcopresidente Uribe ha basato la sua campagna elettorale sullo scontro frontale con il movimento insorgente colombiano, ed è disposto a qualunque bassezza pur di non conseguire la sconfitta politico-mediatica che deriverebbe dalla liberazione unilaterale dei prigionieri in mano alle FARC. I prigionieri di guerra ed i loro familiari lo sanno bene, e con le loro dichiarazioni pubbliche deplorano l'atteggiamento di un governo criminale che non si fa scrupoli nel mettere a repentaglio la vita dei prigionieri per ragioni di immagine.

26/09 - CHÁVEZ ATTIVA UN PIANO PER LA SICUREZZA DELLE AREE DI FRONTIERA CON LA COLOMBIA
Durante l'insediamento del II Consiglio Presidenziale dei Ministri, il Presidente venezuelano Hugo Chávez ha annunciato la creazione di una fascia di sicurezza alla frontiera con la Colombia per evitare l'infiltrazione di paramilitari e narcotrafficanti nel Venezuela bolivariano.

Chávez ha chiarito che gli organismi colombiani competenti non portano a compimento il proprio lavoro in modo adeguato, e anzi "non solo non fanno nulla per frenare questo fenomeno, ma addirittura lo incentivano" per indebolire la rivoluzione bolivariana.

Il mandatario venezuelano ha poi chiesto al vicepresidente e ministro della Difesa, Ramón Carrizalez, di rivedere la "Legge sulla Sicurezza e la Difesa" in modo che contempli questa fascia di sicurezza, che era già stata attivata in passato pro tempore.

Il capo di Stato venezuelano ha spiegato che uno dei metodi che utilizzano i trafficanti di sostanze stupefacenti per entrare nel paese è quello di acquistare alcune tenute terriere in zone relativamente vicine alla frontiera con la Colombia, e qui stabilire "paramilitari travestiti" da contadini; Chávez ha dunque raccomandato ai governatori degli stati interessati da questa pratica di prestare attenzione alle compravendite sospette di terreni in quelle aree.

Il deputato per lo stato di Táchira (nell´ovest del paese), Julio García, ha chiarito che generalmente i paramilitari colombiani operano in Venezuela secondo uno schema che prevede 3 passi: penetrare nel territorio, impadronirsi di terreni e proprietà immobiliari (spesso per mezzo di intimidazioni e violenze), ed infine seminare il terrore, assassinando personalità pubbliche e detabilizzando la regione.

Come sottolineato dal Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, questa tendenza si rafforzerà con l'istallazione delle sette basi militari statunitensi in Colombia.
Il narcopresidente Uribe è certamente responsabile in modo diretto di questo stato di cose, perché come più volte denunciato da diversi pentiti colombiani è stato proprio il Dipartimento Amministrativo di Sicurezza (DAS), la polizia politica colombiana diretta emenazione del governo (nonché narcocartello delle tre lettere, secondo le dichiarazioni dell´ex direttore della sua sezione informatica), ad implementare il meccanismo di penetrazione di paramilitari in Venezuela, con l'obiettivo di facilitare vie al narcotraffico, ma anche con intenti di destabilizzazione politica e per favorire il progetto dell'assassinio del presidente Chávez stesso.

24/09 - CONTINUANO GLI ATTACCHI INFORMATICI ALL´AGENZIA DI NOTIZIE NUOVA COLOMBIA (ANNCOL)
Da oltre un mese si protraggono vigliacchi, senza soluzione di continuità, gli attacchi informatici ai danni della storica voce su internet dell'altra Colombia, quella che lotta per la pace con giustizia sociale: l´Agencia de Noticias Nueva Colombia, affiliata alla Felap (Federazione Latinoamericana dei Giornalisti).

Non é la prima volta che le sezioni informatiche dei servizi segreti del regime colombiano cercano di zittire una voce scomoda, antitetica ai corifei dei mass-media oligarchici, che da oltre un decennio denuncia i crimini del terrorismo di Stato in Colombia ed amplifica in tutto il mondo la voce dei settori popolari in resistenza. Già in passato alti esponenti governativi hanno accusato ANNCOL di essere l´agenzia-stampa della guerriglia rivoluzionaria delle FARC-EP; accusa, peraltro smentita a più riprese dalla stessa redazione di questo media telematico alternativo, che il regime uribista ha sempre lanciato contro qualunque persona e/o organizzazione dell'opposizione politica e sociale al fascismo di Stato, nel quadro della strategia di demonizzazione previa alla repressione fisica e manu militari.

Accuse pretestuose, minacce, pressioni indebite su server e tentativi di persecuzione anche penale ed internazionale non hanno tuttavia bloccato, negli anni, il coraggioso lavoro dei giornalisti e dei collaboratori di questa agenzia, punto di riferimento per centinaia di migliaia di persone che, in Colombia e nel mondo intero, vogliono e sono soliti informarsi su ció che avviene in questo paese andino-amazzonico (ma anche nel resto del Latinoamerica) a partire da un punto di vista critico ed indipendente.

Questa volta i membri di ANNCOL sono riusciti a rintracciare i punti d´origine e gli IP degli hackers di Uribe, ed in un comunicato gli hanno chiarito che "presto a Cali ed a Barranquilla avrete nostre notizie, siamo preparati a rispondere ed a far render conto agli autori degli attacchi di fronte alle istanze internazionali".

Esprimendo solidarietá ad ANNCOL, ricordiamo a tutti i lettori che la sua web è consultabile all'indirizzo anncol.eu.

21/09 - IN COLOMBIA LA FAME CRESCE PIU' RAPIDAMENTE CHE NELL'AFRICA SUBSAHARIANA
Secondo dati dell'Organizzazione delle Nazioni Unite in Colombia ben 22 milioni di persone (su un totale di circa 46 milioni) soffrono, in misura maggiore o minore, la fame; le statistiche dell'Onu dimostrano che la fame cresce più rapidamente nel paese sudamericano che nell'Africa subsahariana, la zona del mondo dove è maggiore il tasso di mortalità dovuto alla fame e alla denutrizione.

Il settore della popolazione che soffre maggiormente le conseguenze di questa situazione è naturalmente l'infanzia; dodici ogni cento bambini sotto i 5 anni soffrono di denutrizione cronica.

Il problema si acutizza nelle comunità indigene e rurali; basti pensare che nell'etnia dei Nabusímake l'anemia colpisce il 75% dei bambini.

Le origini di questa tragica situazione sono da ricercarsi nella palese disuguaglianza sociale che imperversa nel paese, dove l´1% della popolazione controlla oltre il 50% della terra; la diffusione del latifondo, spina dorsale della forma che il capitalismo ha assunto in Colombia, ha comportato la paradossale situazione per cui un paese potenzialmente ricchissimo sul piano agro-alimentare è costretto ad acquistare dall'estero una parte dei prodotti destinata al consumo interno. Si aggiunga a questo l'estensione delle coltivazioni di agro-combustibili, la rapacità delle multinazionali e delle oligarchie, e si comprenderà come si sia arrivati a questa grave situazione, che con l'ondata neoliberista degli anni Novanta, sostenuta con arrogante insensatezza dal narcopresidente Uribe nell'ultimo decennio (vedi il criminale appoggio al TLC), è andata precipitando ed ha posto uno dei paesi più ricchi di risorse naturali del mondo in una situazione in cui la metà della popolazione soffre la fame.

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Associazione nazionale Nuova Colombia
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