">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

8 Marzo

8 Marzo

(8 Marzo 2011) Enzo Apicella
In Palestina ogni giorno è giorno della donma

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Imperialismo e guerra)

Clamori dalla Colombia

(6 Gennaio 2010)

24/12 - GREENPEACE: LA COLOMBIA INCREMENTA LA DEFORESTAZIONE

Dal foro di Copenaghen, dura denuncia alla politica di Uribe di incremento della deforestazione di vaste aree della Colombia, che contribuisce negativamente
al progetto globale per il raggiungimento dell'obiettivo "deforestazione zero".

Gustavo Ampugnani, coordinatore per l'America Latina di Greenpeace, ha dichiarato che questa politica favorisce gli investimenti di società straniere (principalmente statunitensi), che nei loro paesi dovranno ridurre il loro impatto ambientale, cercando di truccare il meccanismo di riduzione di emissioni da deforestazione e degrado (REDD) attraverso la delocalizzazione delle attività più impattanti verso i paesi in via di sviluppo.

Ampugnani ha inoltre criticato duramente la posizione del governo colombiano, che tenta di giustificarsi sostenendo che tale politica sia strategica contro il narcotraffico e la guerriglia.

I deliri di Uribe e della sua cricca di corrotti sembrano non avere limite, e vengono per l'ennesima volta denunciati in sede internazionale.

La subalternità dello stato (leggi protettorato) colombiano verso gli Stati Uniti e le imprese multinazionali incrementa il saccheggio delle risorse del popolo colombiano, con un pesante impatto sulle comunità locali, sulle popolazioni indigene e sulla biodiversità, ed è funzionale alle esigenze di un sistema in forte crisi che impone le sue dinamiche criminali. Con la scusa di combattere il narcotraffico (che in realtà ha finanziato e continua a finanziare la sua perenne campagna elettorale), il narcopresidente Uribe Vélez va avanti imperterrito nell'opera di svendere alle multinazionali le risorse del paese, ed agli USA la sovranità territoriale con l'implementazione di basi militari yankee, ottenendo in cambio vantaggi personali come l'impunità per i suoi crimini. Ma il prezzo di tutto ciò viene pagato dal popolo colombiano, che vive in condizioni di assoluta miseria, e dal fragile ecosistema andino-amazzonico, gravemente pregiudicato dai mega-progetti del capitale finanziario transnazionale, dalle coltivazioni estensive della palma africana di paramilitare gestione e dalla sciagurata politica di fumigazioni al glifosato nella "lotta al narcotraffico", pretesto magistrale dell'interventismo imperialista nel Paese e nella regione tutta.

27/12 - IL GOVERNO COLOMBIANO DICHIARA L'EMERGENZA SOCIALE PER LA CRISI FINANZIARIA NELLA SANITA'

Il governo colombiano ha firmato la dichiarazione di emergenza sociale, con l'obiettivo promesso di porre fine alla crisi finanziaria del settore della sanità.

Fra il 12 ed il 22 gennaio 2010 saranno regolamentate le ulteriori disposizioni attraverso le quali le autorità vorrebbero attenuare l'impatto economico dell'assenza di risorse in questo settore.

Secondo quanto riconosce il ministro delle finanze, Óscar Iván Zuluaga, esiste un grave problema relativamente al settore sanitario basato sulla mancanza di liquidità del sistema.

Il ministro ha spiegato che attualmente il governo starebbe esplorando diverse possibilità per far affluire le risorse necessarie al finanziamento della sanità: "Stiamo valutando come ottimizzare le fonti, le risorse attuali e, in via di ipotesi, nuove fonti tramite tributi su gioco d'azzardo, birra, liquori e tabacco" .

A quanto pare anche il narcogoverno sembra accorgersi, benché troppo tardi, del problema sanitario in Colombia. Nel proporre improbabili soluzioni ad un problema sistemico, i rappresentanti istituzionali dimenticano di spiegare da quali cause è originata la crisi "di liquidità" e finanziaria del sistema sanitario: la liquidità è stata saccheggiata dal narcopresidente Uribe e dalla sua cricca paramilitare, mentre ingenti risorse del paese (o, per meglio dire, quel che ne resta dopo il banchetto delle multinazionali e dell'oligarchia) sono state destinate a sovvenzionare la guerra invece dello stato sociale, in un paese a cui servirebbero almeno 10.000 professionisti in campo sanitario e che invece vede ogni anno ridursi l'organico di medici e paramedici e la chiusura di ospedali per mancanza di fondi.

Il sistema sanitario è stato prima privatizzato, a tutto vantaggio delle imprese, e poi lasciato in balia del caotico mercato finanziario; quando la grande truffa delle piramidi finanziarie è scoppiata, e gli amici di Uribe sono scappati con le valige zeppe di soldi (non prima di aver contribuito a foraggiare la sua campagna elettorale ed aver riciclato una gran quantità di denaro proveniente, guarda caso, dal narcotraffico), il fragile sistema economico del paese ha cominciato la sua rovinosa caduta portandosi con sé, fra le altre cose, la tutela della salute del popolo.

Oggi, mentre il narcopresidente e i suoi narcoministri farfugliano di birra e liquori, la grande maggioranza dei colombiani non ha di fatto il diritto a ricevere una benché minima assistenza sanitaria.

31/12 - URIBE AUMENTA LE SPESE MILITARE MENTRE "SMENTISCE" IL PRONUNCIAMENTO DI GUERRA CONTRO IL VENEZUELA

Il governo colombiano, mentre ritiene di dover aumentare la propria "capacità dissuasiva" verso un possibile confronto bellico con altri paesi, ha "smentito"
martedì 29 dicembre 2009 qualunque pronunciamento di guerra contro il Venezuela.

Quanto affermato da Uribe, "bisogna solo esprimere affetto al popolo venezuelano", si contraddice con un documento emesso il giorno precedente dal Ministero della Difesa (più noto come Ministero della Guerra) intitolato pomposamente "La forza pubblica e le sfide del futuro", in cui si enfatizza il proposito di combattere "i fattori esterni" e di "proteggere la sovranità" del paese.

In quel testo, si mette in risalto il fatto che "c'è una breccia" con i paese confinanti "in quanto sono allineati ideologicamente con una tendenza contraria a quella che ostenta la Colombia", con una chiara allusione al governo venezuelano (ma non solo), accusato di "avere una tendenza espansionista".

"La Colombia deve acquisire una capacità dissuasiva credibile, che le permetta di convincere un potenziale avversario che in caso di aggressione il costo da pagare sorpasserebbe gli eventuali benefici dell'attacco", aggiunge il documento.

Nonostante questo, Uribe ha dichiarato pinocchiescamente che "il paese non può avere una strategia, un discorso di aggressione internazionale".

Intanto, il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela Hugo Chávez ha denunciato che il governo Uribe sta preparando un piano per accusare il Venezuela di avere accampamenti guerriglieri e proteggere leaders ribelli, in modo da giustificare così una eventuale aggressione al territorio".

"A forza di ripeterlo c'è gente che ci crede; in questo modo stanno preparando quello che viene chiamato un 'falso positivo' per lanciare un attacco sul territorio venezuelano, simulando l'esistenza di un accampamento guerrigliero", ha spiegato Chávez.
A parte l'umorismo involontario del documento del narcogoverno colombiano, che afferma di voler difendere una "sovranità" nazionale già da tempo consegnata nelle mani degli yankees unitamente a vaste porzioni di territorio colombiano per le basi statunitensi, come ampiamente denunciato da tutti i governi del Latinoamerica, il mafioso di Bogotá, Álvaro Uribe Vélez, parla di pace e prepara la guerra escogitando un trucco da due soldi da usare come pretesto per lanciare un attacco contro il "popolo fratello" venezuelano.

Il narcopresidente non è nuovo ad attacchi militari contro paesi confinanti: basti pensare al bombardamento compiuto dall'aviazione militare colombiana, eterodiretto dagli USA, in territorio ecuadoriano il 1 marzo 2008 per distruggere un accampamento diplomatico delle FARC.

Come sempre, il narcopresidente mente, smentisce sé stesso ed il suo governo; vuole la guerra perché su quella, in un modo o nell'altro, si garantisce il potere e l'impunità per i suoi innumerevoli crimini.

LA GUERRAFONDAIA INGRID BETANCOURT VUOLE IL RISCATTO A FERRO E FUOCO DEI PRIGIONIERI DI GUERRA!

La ex-prigioniera più famosa del mondo, elevata frettolosamente ed ingenuamente al ruolo di eroina "pacifista", "ecologista", "incorruttibile" e via discorrendo, ha dimostrato ancora una volta di che pasta è fatta.

Dopo esser stata liberata per via del tradimento di due guerriglieri che avevano a carico la sua detenzione quale prigioniera di guerra, e dopo aver preparato il terreno con mosse ad hoc di manipolazione mediatica, la franco-colombiana aveva dichiarato di essere "un soldato della Colombia" e di essere orgogliosa del suo esercito (sic!) Lo stesso esercito che ha le mani sporche del sangue innocente di migliaia e migliaia di colombiani, che é un campione perenne della violazione dei diritti umani, che sequestra giovani dei quartieri marginali e li ammazza per poi presentarli come guerriglieri uccisi in combattimento, che tiene a ferro e fuoco quella che ormai é diventata a tutti gli effetti una colonia statunitense.

Betancourt, per la cui detenzione anche diversi settori di sinistra nel mondo avevano accusato le FARC di miopia politica, nella misura in cui il suo rilascio unilaterale ed incondizionato avrebbe presuntamente permesso "di avere sulla scena politica del Paese una degna avversaria di Uribe", era stata addirittura accusata da diversi compagni di prigionia (militari, alti politici e persino i tre agenti della CIA) di esser rissosa, arrogante ed antisolidale.

Un´ulteriore prova della sua natura alto-borghese, filo-sistemica e guerrafondaia l´ha data nelle ultime ore dell´anno appena concluso, quando ha rilasciato dichiarazioni a diversi media di regime in merito alla complessa e spinosa questione dei prigionieri politici e di guerra in potere delle due parti in conflitto, l´insorgenza e lo Stato. Affermando che "l´interscambio umanitario è una fantasia", la ex candidata alla presidenza si è dichiarata favorevole al riscatto militare, ignorandone i rischi e la altissima probabilità di morte che tali azzardi implicano per i prigionieri, come dimostra l´esperienza.

L´assidua frequentatrice dei salotti chic di Parigi e Bogotá, dalla quale anche i suoi più fedeli sostenitori sparsi per il mondo hanno preso le distanze, ha inoltre asserito che "i guerriglieri fuggono dalle carceri, scontano la condanna o escono tutti i giorni di prigione grazie alla corruzione, mentre i sequestrati non hanno altra opzione di libertà che il riscatto militare". Costei dovrebbe allora spiegare perché ci sono in Colombia centinaia e centinaia di combattenti incarcerati in condizioni drammatiche, senza diritto ad una giusta difesa e con minacce permanenti alla loro incolumità; situazione critica, questa, vissuta anche da circa 7000 prigionieri politici, ossia contadini, studenti, leaders sindacali e comunitari, difensori dei diritti umani ed intellettuali oppositori al regime, tutti accusati di "terrorismo" in perfetto stile maccartista.

Naturalmente Uribe, che aveva appena sostenuto di puntare più che mai sul riscatto a ferro e fuoco (allo scopo di boicottare la liberazione unilaterale di due militari da parte delle FARC), ha ricevuto come regalo di Natale le dichiarazioni guerrafondaie della Betancourt, sempre più allineata ad un regime narco-fascista che osteggia ogni ipotesi di accordi umanitari e soluzioni politiche del conflitto sociale ed armato colombiano.

Associazione nazionale Nuova Colombia

3297