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Emergency sotto il mirino della Nato

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(11 Aprile 2010) Enzo Apicella
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(7 Giugno 2010)

28/05 – LE FARC CHIAMANO IL POPOLO AD ASTENERSI DAL VOTARE ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI

In un comunicato firmato dal Segretariato del suo Stato Maggiore Centrale, diffuso ieri via internet dalle montagne della Colombia in occasione del suo 46° anniversario di lotta ed esistenza, questa organizzazione guerrigliera si è pronunciata chiaramente sulle elezioni presidenziali del 30 maggio: “La contesa elettorale il cui primo turno culmina questo 30 maggio, è segnata dall’intolleranza e dalla scontrosità imposte dall’autocrazia uribista. Le proposte, i programmi e gli impegni con la nazione sono stati sostituiti dagli attacchi grotteschi e volgari e dalla propaganda nera, nel tentativo di presentare questo o quel candidato come alternativa ancor più reazionaria ed autoritaria di quella incarnata dal mandatario uscente. Tutti si sforzano di mostrare sottomissione all’impero, assumendo posizioni scioviniste contro i paesi vicini ma genuflesse di fronte all’impero del nord, come affermò Gaitán.”
Sempre in merito alle tetre prospettive che i candidati di tutte le risme offrono al popolo colombiano, le FARC aggiungono: “Nessuno ha parlato dei problemi vitali che mantengono la nazione nel più profondo abisso della disuguaglianza e del terrore. Tutti, all’unisono, promettono ancor più spese militari e guerra. Questo è l’oscuro orizzonte delineato da tali aspiranti, ed è per questa ragione che chiamiamo ad astenersi, convinti che soltanto la forza della mobilitazione di tutti i colombiani potrà imporre un destino sicuro di pace e di giustizia...”
Il riferimento è al fascista oligarca Juan Manuel Santos, già ministro della Difesa di Uribe e minaccia per la pace del continente, ed al “verde” Antanas Mockus, autoritario ultraliberista che, quale piccolo Obama, sta vendendo fumo, ossia un’immagine ed una promessa di cambiamento ad uso e consumo dei media e degli ingenui dalla memoria corta; ma anche al liberale Rafael Pardo, al destroide Vargas Lleras di Cambio Radical, alla conservatrice Noemí Sanín ed al rinnegato Gustavo Petro, del malconcio Polo Democratico Alternativo, che ha fatto di tutto per rendersi appetibile alla borghesia colombiana e smarcarsi dalla sinistra del Polo stesso.
Tutti questi politicanti, nessuno escluso, hanno giurato fedeltà assoluta alla politica terrorista della “Seguridad Democrática”, al libero mercato ed all’imperialismo USA. Senza soluzione di continuità, nessuno di essi ha parlato di soluzione politica e dialogata del conflitto sociale ed armato, di riforma agraria, di aumento reale della spesa pubblica sociale tagliando quella militare, o di ritiro immediato delle sette basi statunitensi in territorio colombiano. Nonostante alcune sfumature, rappresentano gli interessi del regime narco-terrorista colombiano, ossia della sua oligarchia.
Il comunicato, che ricorda che “le FARC-EP sono nate a causa dell’intolleranza, dell’esclusione e della persecuzione violenta da parte delle caste che ostentano il potere ed istaurano i governi”, ribadisce che “soltanto la lotta organizzata delle maggioranze insorte, come duecento anni fa, per lanciare il secondo grido per la nostra definitiva indipendenza, restituirà la terra alla produzione contadina, risolverà la crisi ambientale che provoca costanti disastri naturali ad ogni cambio di stagione e quella alimentare che uccide la nazione. E risolverà definitivamente il dramma degli sfollati, garantirà l’accesso all’educazione a tutti i livelli, alla sanità integrale, ad una casa dignitosa ed a un lavoro ben remunerato, ed assicurerà il pieno ed integrale esercizio dei diritti umani.”

30/05 - ALTO UFFICIALE DELLA POLIZIA COLOMBIANA ACCUSA IL FRATELLO DI URIBE DI OMICIDIO E DI AVER CREATO E DIRETTO UN GRUPPO PARAMILITARE

Un ex ufficiale della Polizia Nazionale colombiana, il maggiore Juan Carlos Meneses Quintero, ha accusato il fratello di Álvaro Uribe, Santiago Uribe Vélez, di aver creato e mantenuto nel corso degli anni 90 una struttura paramilitare interfacciata con le forze di polizia di Antioquia, “I Dodici Apostoli”. Secondo l'accusa, Álvaro Uribe non solo era conoscenza dell'esistenza di questo gruppo, ma ne appoggiava anche le attività illegali.
Il maggiore ha denunciato questi fatti circa un mese fa a Buenos Aires di fronte, fra gli altri, al Premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, e a Carlos Zamorano della Lega Argentina per i Diritti dell'Uomo, chiarendo come aveva conosciuto il fratello di Uribe e in che modo aveva preso contatto con la struttura paramilitare in questione.
Nel 1993 Meneses era stato nominato comandante del Distretto di Polizia 7 con sede a Yarumal. Il capitano preposto al passaggio di consegne aveva spiegato da subito la situazione al neo-incaricato: “(Il capitano) mi ricevette e mi disse: vedi, Meneses, qui c'è una situazione molto particolare, c'è un gruppo di persone che fa pulizia, cioè pulizia sociale, nel senso che fa sparire le persone identificate come guerriglieri, ladri, sequestratori, ricattatori, o viziosi (sic). Guarda, devi solo collaborare quando questo gruppo va a fare un lavoro”.
Secondo quanto affermato da Meneses, l'ex comandante del Distretto aveva chiarito bene chi fosse al vertice di questo gruppo preposto alla “pulizia sociale”: “Il gruppo ha un capo che si chiama Santiago Uribe Vélez, che è il fratello del senatore (oggi narco-presidente) Álvaro Uribe. E' uno dei latifondisti della regione, e le sue proprietà si trovano nei pressi di Yarumal. E' il capo di questo gruppo paramilitare. Io ho collaborato, quel che faccio ogni volta che questo gruppo va a fare fuori qualcuno è far si che la polizia non reagisca: tieni sotto controllo i tuoi uomini, tienili occupati, così non vanno a prendere quelli che fanno questi lavoretti, questo è il modo per collaborare con Santiago”.
Dopo questo agghiacciante discorso, l'ex comandante fece conoscere a Meneses il fratello di Uribe, che si presentò così: “molto piacere, tenente, benvenuto a Yarumal, io ho questo gruppo che collaborerà tantissimo con lei, d'altronde anche io ho bisogno che lei collabori con loro; le forniranno molte informazioni e libereranno la zona per lei”.
Il narcopresidente Uribe proviene da una famiglia oligarchica del dipartimento di Antioquia, legata a filo doppio col paramilitarismo; basti pensare a suo cugino Mario Uribe Escobar, processato e arrestato in seguito alle dichiarazione dell'ex capo paramilitare Salvatore Mancuso.
Si avvicina il momento in cui, decaduta l'impunità che gli garantisce la Presidenza, dovrà pagare per i suoi numerosissimi crimini di fronte ad un tribunale internazionale o alla giustizia del popolo colombiano.

03/06 - PRESIDENZIALI COLOMBIANE: FRA BROGLI E MANIPOLAZIONI, VINCE DI NUOVO L'ASTENSIONE

Nelle elezioni presidenziali di questa domenica l'astensione è stata del 51% degli aventi diritto. Secondo i dati forniti dal Registro Nazionale dello Stato Civile, ente responsabile dell'organizzazione e della pubblicazione dei risultati elettorali, dei 29.983.279 cittadini convocati alle urne hanno esercitato il diritto al voto solo 14.699.845 persone.
I colombiani che si sono presentati alle urne hanno votato per scegliere il successore di Uribe, che verrà eletto al secondo turno, previsto per il 20 giugno, poiché nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta delle preferenze.
I risultati, praticamente definitivi, delineano uno scontro al ballottaggio fra l'ex ministro della guerra Juan Manuel Santos, al 46,57%, ed il liberista ed autoritario Antanas Mockus, al 21,47%.
Al di là dell'astensione, vero partito vincitore delle elezioni colombiane da anni a questa parte, numerosi episodi di compravendita dei voti, anche questa domenica, hanno dimostrato l'illegittimità del processo elettorale colombiano.
A proposito di queste elezioni, il politologo venezuelano Faric Fraija ha ricordato i numerosi fattori d’irregolarità riscontrati dal Comitato di Osservazione Elettorale (MOE); non ultimo la gestione dei sondaggi gonfiati per Mockus.
Inoltre, la senatrice Piedad Córdoba ha proposto una lettura dei dati molto interessante, secondo la quale i sondaggi che attribuivano al candidato del partito “verde” aspettative di voto molto più alte, erano “fittizi e mediatici”, funzionali cioè a legittimare il processo elettorale: “l'establishment ha creato un candidato come Mockus per legittimare le elezioni. Sappiamo in molti che l'aumento dei suoi consensi è stato fittizio e mediatico”, ha affermato la senatrice.
Nonostante i sondaggi favorevoli a Mockus siano aumentati in valore assoluto di oltre il 300% negli ultimi giorni, i risultati elettorali effettivi hanno evidenziato una differenza abissale fra i due candidati: Santos, il candidato uribista, ha ricevuto ben più del doppio dei consensi del suo rivale. Si consideri che alcuni sondaggi alla vigilia della tornata elettorale davano Santos al 34% e Mockus al 32%.
Tuttavia, uno scarto così clamoroso tra sondaggi e risultati non si era mai visto, e lascia intendere che, come sempre, i brogli dell’apparato uribista-santista hanno giocato un ruolo di peso.
I sospetti (per non dire le certezze) su irregolarità e brogli non si fermano qui. Come è possibile che a oltre due mesi dalle elezioni del Congresso non si sappiano ancora i risultati definitivi, mentre poco dopo le presidenziali i dati sono già stati resi pubblici?
Evidentemente, in elezioni pilotate come quelle colombiane gli accordi per le poltrone al Congresso devono rispondere a interessi anche contrastanti in seno all'oligarchia e alla borghesia, con accordi per la spartizione del potere fra politici corrotti, e fra esponenti che rappresentano bande paramilitari, anche concorrenti fra di loro, ecc.; mentre le elezioni presidenziali rispondono ad interessi geopolitici internazionali sui quali, evidentemente, c'è ben poco da scherzare.
Come dice giustamente la senatrice Piedad Córdoba, il MOE “riporta centinaia di casi di brogli elettorali: il ben oliato apparato uribista”.
I problemi della Colombia non verranno certo risolti dal vincitore di queste elezioni- farsa, sia esso l'ultraliberista (e falsamente ecologista) Mockus, o tantomeno il guerrafondaio dell'oligarchia Santos, mandante dei “falsos positivos” e del bombardamento all’Ecuador. Solo la lotta e la mobilitazione del popolo colombiano potranno portare ad un effettivo e radicale cambiamento della società, che comporti il recupero della sovranità nazionale dalle ingerenze degli USA e delle multinazionali straniere, per una pace con giustizia sociale.

06/06 - PARAMILITARI DI “DON MARIO” DESCRIVONO L’ORRORE DEI "FALSI POSITIVI" NEL DIPARTIMENTO DEL META

Secondo quanto riferito da alcuni paramilitari, tra il 2002 e il 2004 almeno 200 uomini dell'esercito colombiano sono stati coinvolti nell'assassinio di civili poi presentati come ‘guerriglieri abbattuti in combattimento’, fenomeno conosciuto in Colombia con l'eufemistica definizione di "falsi positivi", volta a sminuire -nelle intenzioni del suo inventore Juan Manuel Santos- la gravità dei fatti.
Dopo giorni di interrogatori di fronte alla Commissione di Giustizia e Pace gli uomini di Daniel Rendón Herrera, alias "Don Mario", il feroce capo paramilitare delle AUC, hanno confessato la collaborazione tra paramilitari e ufficiali dell'esercito nel dipartimento del Meta in quelli che sono stati e sono veri e propri crimini di lesa umanità.
L' ex capo paramilitare e uomo di “Don Mario”, Luis Arlex Arango alias “Chatarro”, ha segnalato alcuni nomi di ufficiali coinvolti: il colonnello Cabuya de León, il maggiore Ricardo Efraín Arcos Rosero, il capitano Tamayo, il capitano Peña, il capitano Ricardo Sánchez e i tenenti “Chupo” e Torres del XXI Battaglione Vargas e della Brigata mobile n. 4 del Meta.
Nelle dichiarazioni sono menzionati alcuni dei sistemi adottati da paramilitari ed esercito per creare "falsos positivos"; Benjamín Parras, alias "Cony", ha segnalato che membri dell'esercito fornivano armi ai paramilitari affinché le ferite ai civili (poi presentati come guerriglieri) risultassero provocate da armi in dotazione all'esercito, presuntamente nel corso di scontri a fuoco.
Ad ogni modo, i funzionari della magistratura incaricati di recuperare i cadaveri si sono resi conto (a causa delle caratteristiche delle ferite, delle traiettorie dei proiettili e grazie alle autopsie) che i presunti guerriglieri morti in combattimento in realtà sono civili assassinati a sangue freddo.
Secondo “Cony”, il tenente Bastidas del XXI Battaglione Vargas gli ha personalmente consegnato un'arma per assassinare a sangue freddo un civile, presunto collaboratore della guerriglia, presentato come al solito come un guerrigliero morto in combattimento.
Jesús Roldán Pérez, alias "Julián", ha confessato di aver coordinato col capitano Peña un combattimento contro la guerriglia delle FARC nel 2003; dieci paramilitari morti nel confronto a fuoco sono stati poi travestiti con uniformi fariane per simulare una vittoria sul campo.
Il piano di incentivi alla guerra disegnato da Washington e messo in atto dal narcoparamilitare Uribe e dal suo ministro della guerra Santos (ora candidato alle presidenziali), ha portato ad un aumento esponenziale della violazione dei diritti umani in Colombia già calpestati dall'oligarchia, ossessionata dal desiderio di annientare con ogni mezzo tutte le forme di opposizione al regime. I risultati reali di questa dottrina sono ormai evidenti ai colombiani ed alla comunità internazionale: l'incapacità dello stato fascista colombiano e di tutti i suoi apparati di infliggere colpi significativi alle organizzazioni insorgenti, si traduce nell'assassinio di civili innocenti per mostrare ‘risultati’ nel confronto bellico.

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Associazione nazionale Nuova Colombia

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