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Cantiere Italia

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(17 Novembre 2010) Enzo Apicella
Presentato il report Inail: gli omicidi sul lavoro nel 2009 sono stati 1021

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(Di lavoro si muore)

Vittime del profitto e medicina preventiva

(18 Giugno 2010)

Ogni anno nel mondo si verificano 360 mila infortuni mortali e circa due milioni di persone muoiono a causa di malattie dovute o correlate al lavoro.

Questo significa che circa 6 mila persone al giorno muoiono sul lavoro o a causa del lavoro.

Nel mondo 1.300.000 persone sono vittime dell’amianto (fra morti e invalidi gravi), 4.000 di questi in Italia.

Si calcola che ogni 5 minuti una persona nel mondo muore a causa dell’amianto. Sebbene questo minerale killer sia stato messo al bando in Italia nel 1992, questo non significa che sia stato eliminato. E’ tuttora presente perché i siti non sono stati bonificati e la catastrofe umana, sanitaria e ambientale continua a uccidere. Una direttiva della Comunità Europea del 1983 imponeva agli stati nazionali di mettere fuori legge l’amianto. Lo stato italiano ha recepito questa direttiva solo nel 1992, rendendosi così complice delle lobbies dell’amianto.

Finora questa bomba ecologica ha prodotto e continua a produrre lutti e l’amianto messo al bando dal 1° gennaio 2009 in Europa continua ad essere impiegato e prodotto nel mondo, facendo fare lauti affari ai produttori di morte, in particolare ai quattro paesi che detengono il 90% della produzione mondiale, Russia, Cina, Canada e Brasile.

In Italia, la crisi economica che - con i licenziamenti e la cassa integrazione, ha portato alla perdita di due milioni di posti di lavoro - ha contribuito a far diminuire il numero degli infortuni mortali, passati dai 1546 del 2001 ai 1120 del 2008 e ai poco meno di 1.000 del 2009.

Intanto le stime più prudenti ci confermano che la tendenza negli ultimi dieci anni di morti per tumore, nel nostro paese, è in costante crescita, e che nel 2008 in Italia per tumori di origine professionali sono morte 6400 persone, mentre sono stati diagnosticati 9600 nuovi casi.

Le sostanze cancerogene usate nei processi lavorativi e di produzione uccidono prima gli operai esposti che li usano e i loro famigliari, poi disperdendosi nelle falde acquifere, nell’aria, nell’ambiente inquinano e uccidono anche i cittadini.

Solo di amianto, in Italia, sono presenti su tutto il territorio 32 milioni di tonnellate, di cui 8 milioni allo stato puro.

Non basta fare leggi che mettono al bando le sostanze inquinati, come si è fatto con l’amianto se poi non si bonifica, i cancerogeni continuano ad uccidere. Le malattie e le morti causate dai cancerogeni sono in continuo aumento; solo per l’amianto, dato il lungo periodo di latenza, il picco delle morti è previsto per il 2015-2020.

Oggi si parla sempre più spesso di aumento della vita media della popolazione; si alza l’età pensionabile, facendo finta di dimenticarsi che la classe lavoratrice - quella più esposta agli omicidi nei cantieri e nelle fabbriche e alle sostanze cancerogene nei luoghi di lavoro, insieme agli strati più poveri che generalmente sono cresciuti e vissuti ai lati delle fabbriche - ha una aspettava di vita molto minore di quanto dicono le statistiche.

Milioni di persone hanno pagato e continuano a pagare nel mondo con la vita e malattie invalidanti la sete di profitto di aziende nazionali e multinazionali, che privatizzano il profitto e scaricano i costi sanitari e ambientali delle malattie e dell’inquinamento sulla società sostenuti, in questo, da governi amici e complici di questa mattanza.

Il mondo è nostro, è di tutti gli esseri viventi: non possiamo accettare che in nome della ricerca del massimo profitto si continui a calpestare la salute di chi produce ricchezza in nome di un misero salario, e distruggere la vita umana e la natura. Bisogna organizzarsi per impedire questo scempio.

La nostra esperienza di anni di lotte in difesa della salute in fabbrica e nel territorio ci porta a dire che la vera medicina è quella che ricerca le cause patogene e le elimina, non quella che si limita a curarne agli effetti fingendo un riconoscimento precoce che è solo una finzione.

Le malattie professionali, ma questo vale in generale per tutte le malattie, sono ricercabili nella storia lavorativa e di vita di ogni essere umano.

La medicina del capitale e l’industria che con essa si è sviluppata nel sistema capitalista, oltre che arricchire le multinazionali e chi ha investito capitali in questo ramo, ha un altro scopo: serve a tranquillizzare chi è stato esposto a sostanze cancerogene, dicendogli che nel momento della visita, del check-up, o dello screening, la malattia è assente. In questo modo la medicina del padrone impedisce di arrivare alla verità, si ferma all’apparenza senza intaccare le cause che producono i tumori e le malattie, nascondendo che esse sono sempre più dovute alla ricerca del massimo profitto a discapito della sicurezza, allo sfruttamento più intensivo e alle nuove sostanze a basso costo inserite nei processi di lavorazione e produzione senza curarsi se, a lungo andare, potranno avere effetti nocivi sulla salute dei lavoratori e della popolazione. Il giuramento di Ippocrate che i medici fanno, che dovrebbe mettere il paziente al primo posto o quantomeno fargli avere la stesse considerazione che vorrebbero per loro stessi, viene sempre più spesso sacrificato (o meglio dire comprato) in nome del dio denaro.

La ricerca del massimo profitto inventa e produce costantemente nuove malattie da cui la “scienza” medica del capitale e le multinazionali farmaceutiche traggono vantaggio.

La battaglia per rendere salubri i luoghi di lavoro e il territorio liberandolo dalle sostanze cancerogene è una battaglia di civiltà che interessa tutti, tranne coloro che si arricchiscono sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini. I Comitati e le Associazioni che da anni si battono per l’eliminazione dei cancerogeni e il rischio zero, ritengono inaccettabile che in questa società si continui a morire di lavoro e per il lavoro e che l’unico diritto riconosciuto alle vittime sia quello di ricorrere ai tribunali per cercare di avere una giustizia che non arriva mai e che , nei pochi casi in cui arriva, è tardiva, non ha nessuna conseguenza reale per i datori di lavoro assassini e non va oltre il risarcimento economico.

Basta morti sul lavoro e di lavoro. Non bisogna delegare a nessuno la difesa dei nostri diritti. Solo i lavoratori autorganizzati possono difendere se stessi nei luoghi di lavoro e nella società.

Michele Michelino

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