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13/07 - giornalista chiede che il consiglio d’europa indaghi uribe per persecuzioni e crimini di lesa umanita’

(13 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net



Claudia Julieta Duque, giornalista reporter dell’Equipo Nizkor Radio in Colombia, ha chiesto al Consiglio d’Europa che venga aperta un’indagine sulle responsabilità del presidente colombiano uscente, Alvaro Uribe Vélez, pe

spionaggio e persecuzione di tutti quelli che lavorano nell’ambito della difesa dei Diritti Umani, in Colombia e all’estero. Come denunciato da Gregorio Dionis, presidente dell’Equipo Nizkor, organizzazione di difesa dei diritti umani, la giornalista è vittima da diversi anni di una marcata persecuzione da parte del DAS, i servizi segreti colombiani, che la pedinano, la controllano e la minacciano. In una conferenza stampa tenutasi a Parigi, la Duque ha denunciato le persecuzioni del DAS nei confronti di oltre 300 persone e la diretta responsabilità di Uribe, ricordando che il Presidente della Repubblica è la massima autorità del DAS e che, come minimo, deve essere a conoscenza di quanto accade in tutte le operazioni illegali della polizia segreta. La gigantesca operazione di spionaggio e persecuzione è stata portata avanti non solamente nei confronti dei colombiani, ma anche di cittadini europei, e l’Europa deve assolutamente guardare alla realtà di quello che è successo. Il fatto che queste operazioni siano state indirizzate contro la popolazione civile, ed in particolare contro precisi settori sociali, rende la questione ancora più grave. Come sottolineato da Dionis, ci troviamo di fronte a crimini contro l'umanità perché si tratta di vere e proprie persecuzioni sistematiche e su larga scala. Ai responsabili di tali crimini devono essere applicati i parametri usati dal Tribunale Penale Internazionale, al fine di determinare le responsabilità penali individuali.
Ma Uribe, ha ancora sottolineato la giornalista, quale terratenente, narcotrafficante e paramilitare, ha un debito enorme nei confronti del popolo colombiano. Non solo è responsabile delle operazioni terroristiche del DAS, ma dovrebbe essere indagato per la collusione con il narcotraffico e il paramilitarismo, la turpe violenza dei “falsi positivi” (giovani civili uccisi e fatti passare per guerriglieri caduti in combattimento), l’usurpazione di terre, le estradizioni, gli sfollamenti forzati di migliaia di contadini, le ingiurie, le calunnie, le menzogne, le montature, l’uso dei fondi pubblici per arricchire figli, amici e amanti, la destabilizzazione di tutta la regione andina, l’aggressione ai paesi fratelli.
La giornalista, rivolgendosi poi al governo spagnolo, ha inoltre espresso la necessità che quest’ultimo apra un’indagine sulle attività a Valencia di una falsa Organizzazione Non Governativa (ONG), nata come copertura per le azioni del DAS, il quale unico obiettivo era neutralizzare i difensori dei Diritti Umani usando qualunque mezzo umano, tecnologico o militare, arrivando persino a colpirne l’intera rete di relazioni affettive e familiari.
Le condizioni per agire contro il narco-presidente Uribe e la sua politica ci sono tutte. L’astio crescente della popolazione è evidente anche nei confronti del commediante neoeletto Juan Manuel Santos, continuatore della politica terrorista e criminale del governo uscente. Il 78 % dei colombiani residenti all’estero ed aventi diritto al voto, infatti, ha scelto di astenersi.
Quest’ennesima denuncia di intimidazioni, persecuzioni e spionaggio evidenzia ancora una volta come il governo narco-paramilitare di Uribe sia deciso a far tacere quanti vi si oppongono, anche all’estero, e ne smascherano il carattere dittatoriale e mafioso. Non solo sindacalisti, oppositori politici, attivisti per i diritti umani e giornalisti in Colombia, ma anche oltre confine ed oltre oceano, dove si intensificano le minacce e le persecuzioni da parte di un regime che, se da un lato dispone di un poderoso apparato militare, dall’altro dà segnali inequivocabili di fragilità e debolezza.

www.nuovacolombia.net

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