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Tiboni e la crisi

(4 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

Dal sito della CUB
Il 3 agosto 2010 Tiboni risponde alle domande di due giornalisti.
La prima domanda, verte sulle differenze della piattaforma CUB rispetto a quella della CGIL sullo sciopero generale del 25 giugno scorso.
Ma la risposta, nel pieno rispetto del linguaggio sindacalese, non menziona per nulla le differenze (ammesso che ci siano), e tra un sondaggio su quanti detengono la maggior parte della ricchezza, e sui ceti sociali che andranno a pagare questa crisi, spunta la reale politica della CUB. La frase centrale dove è racchiusa la teoria è questa: La nostra mobilitazione è stata fondata su obiettivi di proposta di una politica economica alternativa al Governo e in generale alle politiche che vengono portate avanti di fronte alla crisi. Coloro che hanno provocato la crisi si presentano come i medici e non sono certo i più adatti ad affrontare la malattia.

Ecco il nocciolo della questione. La frase finale chiarisce a chi ancora aveva qualche dubbio, il riformismo di questo sindacato, che nel pieno rispetto delle regole del capitalismo non è assolutamente intenzionato a far cessare l'appropriazione di plusvalore da parte del padrone.
L'obiettivo è da una parte parare i colpi della crisi con l'intervento dello stato sotto varie forme, dall'altra una gestione delle questioni sociali basata su altri personaggi diversi da quelli che sono adesso in parlamento.
Il solito pastone fatto di ammortizzatori sociali.
Il problema quindi starebbe solo nella cattiva gestione della crisi, che da parte loro, è arrivata da fattori esterni e poteva essere evitata con una gestione più oculata.
La prima critica che muoviamo è che non compare come causa della crisi la sovrapproduzione, e la seconda che non non compare un sistema diverso della gestione della produzione e dell'accaparramento del plusvalore, ma solo una gestione diversa del capitale, e degli errori umani gestionali.
Questo è il motivo per cui identifichiamo la CUB come esponente di una tendenza sociale che ha interesse a tenere la classe operaia subordinata ad un capitale magari più umano, (se esistesse) ma certamente subordinata.
Le solite fantasie che possa esistere un padrone buono ed uno cattivo, uno umano e uno crudele.
Gli operai hanno un obiettivo comune, liberarsi dalla schiavitù del lavoro salariato, non trovare soluzioni a questa crisi per perpetuare il sistema di sfruttamento attuale.
E' dannoso dividersi in sindacatini vari, i padroni oggi pretendono che a chiedere una assemblea, sia la maggioranza della RSU.
Meglio non sparpagliarsi.

Un sostenitore della lotta dell'INNSE

www.operaicontro.it

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