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Non abbandoniamo gli operai licenziati

(13 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

Io non sono un operaio.
Ma credo che l'unico modo per ribaltare questa società basata sullo sfruttamento del lavoro salariato, sia che gli operai si ribellino.
La classe dei padroni si arricchisce tramite l'appropriazione senza titolo di quella parte di lavoro non pagato che si chiama plusvalore. Con l'esproprio di questa parte i padroni fanno la bella vita e si sono costruiti una magistratura, un parlamento ed una polizia ad hoc.
Se gli operai di Melfi, riconoscendosi classe sociale omogenea, riusciranno a dimostrare al padrone che sono una classe compatta, la speranza ci sarà ancora.
Viceversa, se andremo dietro alle chiacchiere di questa sinistra parlamentare o antagonista che sia, gli operai dovranno sempre sgobbare, e i padroni gli succhieranno sempre il plusvalore.
Gli altri, anche i più estremisti, contengono al oro interno formule di sfruttamento di una classe su di un'altra, e mai teorizzano la scomparsa del lavoro salariato.
Solo gli operai sono la fonte dell'arricchimento del padrone, solo gli operai ribellandosi possono contrastarlo, solo gli operai possono liberare tutte le classi sfruttate.
Ma per farlo, occorre costituirsi in partito politico, altrimenti il padrone contro i singoli oppure i mal organizzati avrà partita vinta.
Oggi c'è ancora una magistratura che di fronte alla spudorata evidenza è costretta a far valere le ragioni degli operai, ma se non ci sarà una solidarietà concreta degli altri operai di Melfi, la prossima volta potranno anche negare l'evidenza e dare ragione subito al padrone.
Abbandonare gli operai licenziati dal padrone è una vergogna, ancora di più se sono gli operai a farlo.

Un sostenitore della lotta dell'INNSE

www.operaicontro.it

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