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Barhein; elezioni: la camera resta in mano ai sunniti

Non ce l'ha fatta al Wefak, il maggiore partito dell’opposizione sciita, ad andare oltre i 18 seggi, guadagnati al primo turno: la maggioranza della Camera rimane alla dinastia sunnita. Perdono invece voti i partiti islamici Al Asalah e Al Membar . Nessun seggio al gruppo progressista Al-Waad.

(1 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Roma, 1 Novembre 2010, red Nena News (foto Reuters) – Rimane a quota 18 seggi su 40, quelli conquistati al primo turno lo scorso fine settimana nelle recenti elezioni in Barhein, il più grande partito di opposizione sciita, Al Wefak, secondo quando riportato dalla maggior parte dei media (al-Jazeera, Reuters, Arab News); nonostante siti di informazione legati agli sciiti abbiano al contrario diffuso la notizia secondo cui l'opposizione, unita ad una parte degli indipendenti, avrebbe ottenuto il controllo della Camera. La Camera resta pertanto nelle mani delle famiglie dinastiche sunnite.

Sono invece i partiti islamici (sunniti) Al Asalah e Al membar, i veri perdenti delle elezioni in Barhein, che si sono concluse sabato, con il secondo turno. Secondo i risultati pubblicati domenica, i gruppi Al Asalah (sunniti salafiti) e Al-Membar (gruppo legato ai Fratelli Musulmani) si sono aggiudicati 4 seggi in più al secondo turno (rispetto al primo), per un totale di 7, un numero che è comunque inferiore ai 15 ottenuti nelle passate elezioni del 2006, alle quali si erano presentati in una lista unitaria. Esce sconfitto anche Al-Waad, partito liberale progressista che ha ancora una volta (come nel 2006), nonostante l’alto numero dei candidati, mancato l’occasione di conquistare anche un solo seggio alla Camera.

Il Barhein è uno dei pochi Stati arabi a maggioranza sciita (circa il 70% della popolazione), una maggioranza che però non ha alcun potere reale e anzi è soggetta alle discriminazioni attuate dal potere nelle mani di famiglie e dinastie sunnite. La maggioranza sciita, infatti, da anni lamenta le discriminazioni in termini di accesso al mondo lavorativo, alla compravendita e locazione d’immobili e ai posti d’influenza nelle forze di sicurezza.

Anche il voto del primo turno, venuto dopo mesi di tensioni tra le autorità e l’opposizione, era stato caratterizzato da numerose irregolarità. Le autorità del Barhein non hanno consentito il monitoraggio di osservatori internazionali e le denunce riguardanti i brogli sono state avanzate dai 292 osservatori delle ONG locali che hanno presenziato i seggi. La campagna elettorale è stata caratterizzata da un’ondata di arresti e intimidazioni nel corso dei mesi passati da parte delle autorità, a danno dell’opposizione sciita: è iniziato lo scorso giovedì il processo dei 25 attivisti sciiti arrestati e accusati di complotto contro il governo. Secondo quanto denunciato dall’organizzazione in difesa dei diritti umani, Amnesty International, oltre 250 attivisti sciiti sono stati arrestati nei giorni pre-elezioni.

Con i risultati di domenica Al Wafak rafforza la propria presenza all’interno del parlamento “Basso” (o Camera Minore), che lo ricordiamo, ha il potere di esaminare e approvare i decreti legislativi proposti dal re o dal gabinetto, ma che ha comunque poteri limitati dato che è la Camera Alta o consiglio legislativo (i cui membri sono nominati direttamente dal re) ad avere il potere ultimo sull’iter legislativo.

Fatima Salman, che era già stata la prima donna ad essere stata eletta negli Sati del Golfo in un consiglio municipale, è stata l’unica donna (8 candidate su un totale di 127) ad aggiudicarsi un seggio alla Camera. (Nena News)

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