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Sauditi che faranno con armi per 60 miliardi di dollari?

Riyadh non è in grado di usarle tutte, già ora diversi cacciabombardieri sauditi sono pilotati da pakistani. Forse re Abdallah le destinerà alla «Sang», il suo esercito personale

(4 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Sauditi che faranno con armi per 60 miliardi di dollari?

foto: www.nena-news.com

DI MARIO CORRENTI

Roma, 04 novembre 2010, Nena News – Nella corsa agli armamenti che si è scatenata nel Vicino Oriente, in vista di quella guerra tra Israele e Iran (e la Siria) che il capo dell’intelligence militare israeliana Amos Yadlin due giorni fa alla Knesset ha dato per sicura, continua a far notizia l’accordo siglato il mese scorso da Washington e Riyadh per la vendita di armi americane di ultima generazione all’Arabia saudita. Un affare gigantesco, il più grande mai ottenuto dalle industrie belliche statunitensi al di fuori dei confini nazionali, volto in apparenza a contrastare la crescente potenza militare dell’Iran e a rafforzare il più fedele (assieme all’Egitto) degli alleati arabi degli Usa.

Analisti ed esperti militari tuttavia storcono il naso poiché i sauditi ancora oggi hanno difficoltà a mantenere operative tutte le armi che hanno acquistato negli Usa e in Europa dagli anni ’70 ad oggi. Negli arsenali di Riyadh giacciono armi ed equipaggiamenti di nuova generazione mai utilizzati e, si dice, l’Arabia saudita sta contribuendo generosamente agli acquisti militari dell’alleato Pakistan pur di avere a disposizione piloti di questo paese asiatico nei cockpit dei suoi cacciabombardieri di fabbricazione americana o britannica.

Gran parte dei 34 miliardi di dollari del budget annuale delle Forze armate saudite viene speso per la manutenzione e l’ammodernamento di aerei, navi e mezzi corazzati acquistati da Riyadh negli ultimi 30 anni.

«L’Arabia saudita non ha certo problemi di arsenale, è uno dei paesi meglio forniti della regione, il nodo vero riguarda la possibilità di poter usare le armi già in suo possesso e quelle che riceverà in futuro dagli Stati Uniti», ha scritto in un suo recente rapporto il centro di analisi strategica Stratfor. Le armi per 60 miliardi di dollari appena acquistate, sottolinea Stratfor, peraltro non serviranno a bilanciare l’attuale strapotere militare iraniano nel Golfo perché verrano consegnate solo tra qualche anno.

«Più di tutto ci vorrà molto tempo per trasformare l’attuale dottrina saudita di addestramento e di aggiornamento tecnologico del personale militare», aggiunge il centro di analisi strategica, non mancando di rimarcare la dipendenza pressoché totale di Riyadh dall’assistenza statunitense.

Fioccano perciò le ipotesi sulle reali intenzioni di re Abdallah che di recente ha preso il controllo della spesa militare sostituendosi al suo fratellastro e principe ereditario, il ministro della difesa Sultan abdel Aziz gravemente ammalato. Non pochi credono che il re saudita abbia intenzione di far arrivare buona parte delle armi per 60 miliardi di dollari acquistate dagli Usa, alla Sang, la Guardia Nazionale, formata dai clan beduini più fedeli alla monarchia. Si tratta di una milizia di pretoriani totalmente separata dai 140mila uomini delle forze regolari agli ordini del ministro della difesa. Abdallah di recente ha anche dato ordine a suo figlio Mutaib, comandante in capo della Sang, di riorganizzare la milizia investendo 3 miliardi di dollari.

Gli elicotteri da combattimento Apache e altre armi, secondo le informazioni in possesso di Stratfor, dovrebbero arrivare proprio alla Sang che sino ad oggi è stata armata in modo leggero. Che il sovrano saudita abbia timore di un golpe? L’ipotesi non convince ma non può essere esclusa. I leader dei regimi arabi autoritari (quasi tutti alleati stretti degli Usa) negli ultimi decenni hanno dimostrato di temere più le forze armate nazionali che gli eserciti stranieri.(Nena News)

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