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Il totem dello sciopero generale

(9 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Il totem dello sciopero generale

foto: www.radiocittaperta.it

E’ ormai da giorni che in diversi dibattiti e assemblee viene evocato lo sciopero generale come passaggio catartico per chiudere la fase degradante della crisi economica, politica e morale del paese ed aprirne una nuova fondata su parametri auspicabilmente diversi.

Lo sciopero generale è stato evocato nella manifestazione del 16 ottobre convocata dalla Fiom, è stato ventilato decisamente obtorto collo e come ipotesi remota da Epifani nel suo intervento dal palco e si è convertito in una sorta di totem nelle invocazioni che si sentono in varie iniziative sociali, politiche e sindacali. Ma come stanno veramente le cose? Proviamo a mettere in fila una serie di questioni a nostro avviso non secondarie.

I tempi dello sciopero generale. Se e quando si fa non è indifferente. Anche a naso si capisce che la Cgil punta sulla manifestazione del 27 novembre come iniziativa sostitutiva dello sciopero generale. Analogamente si capisce che la Cgil - che è ormai rientrata a tutto tondo nella concertazione con la Confindustria - a fare uno sciopero senza Cisl e Uil non ci pensa più neanche lontanamente. Infine, se ci sarà uno sciopero generale di Cgil Cisl e Uil, sarà solo in funzione ed a supporto di un eventuale governo “tecnico” o di unità nazionale che potrebbe sostituire il governo Berlusconi con un esecutivo fortemente ispirato e voluto da Confindustria, dalle grandi banche e dai poteri forti europei.

I contenuti dello sciopero generale. Alla luce di quanto è venuto emergendo in queste settimane, lo sciopero generale di Cgil Cisl Uil altro non sarebbe che la rivendicazione del patto sociale tra sindacati, imprese e banche in nome della convergenza di interessi nella gestione della crisi economica. Nella migliore delle ipotesi ruoterebbe intorno ad un altro totem come la questione fiscale sulla quale – al momento – le uniche proposte in circolazione prevedono una riduzione del carico fiscale sui salari finanziato interamente dalla fiscalità generale e senza alcun costo per i padroni. Non solo. Alcuni ragionamenti sulla riduzione del carico fiscale sui salari non nascondono l’ipotesi di utilizzare questa misura, apparentemente positiva, come clava per liquidare definitivamente i residui di stato sociale che ancora sopravvivono dopo i tagli inferti in questi diciotto anni.
Le modalità dello sciopero generale. E’ ancora possibile accettare gli sciopericchi di quattro ore come una forma di lotta efficace? E’ ancora possibile accettare che in settori strategici come i trasporti, l’energia, le telecomunicazioni o in settori sensibili come la sanità sia diventato praticamente impossibile scioperare efficacemente a causa dei protocolli sui servizi minimi accettati da Cgil Cisl Uil? E’ evidente come davanti alla mera formalità e all’inefficacia di scioperi generali con queste caratteristiche stia crescendo lo scetticismo e l’indisponibilità dei lavoratori a scioperare. Non solo. Scioperare per sostenere un patto sociale a tutto discapito dei lavoratori sarebbe una forma di masochismo dal quale chi ha più buonsenso ha cominciato a prendere le distanze. Una piattaforma di classe contro la crisi e forme di lotta con qualche almeno velleità alla francese o alla greca non sembrano nelle corde dei sindacati collaborazionisti.

Chi convoca lo sciopero generale? Anche qui è evidente una contraddizione non secondaria. Se lo convocano Cgil Cisl Uil avrà le caratteristiche inaccettabili e controproducenti fin qui indicate. Se lo convoca la sola Fiom – che ha l’autorevolezza per farlo – sarà al massimo lo sciopero generale dei metalmeccanici e taglierebbe fuori la maggioranza dei lavoratori. Si evidenzia dunque il vuoto sul piano della confederalità e della rappresentanza generale dei lavoratori. A oggi l’unica confederalità esistente al di fuori dei sindacati collaborazionisti è quella dei sindacati di base. La Fiom dispone o intende dotarsi di una autonomia tale da raggiungere un accordo con i sindacati di base per convocare uno sciopero generale e generalizzato di tutti i lavoratori, i precari, i settori sociali colpiti dalla crisi?

Senza una risposta a queste quattro questioni, continuare a parlare e ad evocare il totem dello sciopero generale rischia di diventare un mantra del tutto privo di credibilità e concretezza o, nella migliore delle ipotesi, una nuova versione consolatoria delle contraddizioni irrisolte della sinistra alternativa e della sinistra sindacale nel nostro paese.

Di un forte rilancio del conflitto sociale nel paese c'è estremo bisogno. Ce n'è bisogno per riaffermare gli interessi dei lavoratori e dei settori sociali colpiti dalla crisi come elemento di priorità e ce n'è bisogno per far capire alle classi dominanti che vogliamo togliere di mezzo il governo in carica senza diventare subalterni e carne da cannone del governo delle banche e della Confindustria.

Contropiano

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