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(3 Agosto 2010) Enzo Apicella
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11/01 - ufficiale colombiano denuncia: sanzionati comandanti che non garantivano morti per un mese

(11 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net

11/01 - ufficiale colombiano denuncia: sanzionati comandanti che non garantivano morti per un mese

foto: www.nuovacolombia.net

In una denuncia presentata alla Procura di Medellín lo scorso 15 dicembre dal tenente Edgar Iván Flórez Maestre, si legge che il tenente colonnello Wilson Ramírez Cedeño, della Brigata XIV dell'Esercito con sede a Puerto Berrío (dipartimento di Antioquia), era solito ricordare alle sue truppe che “ogni comandante di compagnia mi deve presentare un morto in combattimento al mese, e la Seconda Sezione tre morti al mese. In questo momento la guerra si misura in litri di sangue, e il comandante che non porti risultati per un mese riceverà la sanzione corrispondente: tale mancanza verrà segnalata nel suo curriculum”. Flórez chiarisce che gli assassini di civili presentati come guerriglieri, pratica eufemisticamente chiamata “falsi positivi”, riflettono una politica sistematica, e che tanto la fase di cattura delle vittime quanto quella del loro omicidio e delle montature sono dettagliatamente articolate. Nonostante le minacce ricevute, il tenente denuncia diversi anelli della catena del terrorismo di Stato: le pressioni ricevute dagli alti comandi per ottenere risultati, il modus operandi per “legalizzare” le morti di civili indifesi, gli incentivi per quanti presentano più morti, la gestione del denaro delle ricompense e la strategia giuridica adottata dal Ministero della Difesa per coprire i militari indagati.
Le potenziali vittime, venditori ambulanti o persone prive di famiglia, erano assoldate da un militare a Medellín, che offriva loro denaro e un fantomatico lavoro a Puerto Berrío. Quando le vittime arrivavano in questa città, erano sequestrate da soldati professionali che informavano immediatamente il comandante del battaglione, il colonnello Camelo Piñeres, per ottenere l’autorizzazione a procedere; quindi, venivano travestite da guerriglieri e trucidate barbaramente, a sangue freddo. Infine, si elaborava una finta missione di copertura, comprensiva del numero di militari “impiegati”, anche se in realtà sul luogo dei fatti erano presenti solo quelli incaricati degli omicidi.
Nella denuncia si descrive altresì il macabro tabellone con le statistiche delle diverse Compagnie, appeso su un muro del Centro per le Operazioni Tattiche della Brigata; vi si contabilizzavano i trucidati ed i giorni privi di scontri e di morti. I comandanti promettevano licenze per tutto il mese di dicembre al plotone che sommava più morti durante l’anno.
Il militare che intendeva costruire un “falso positivo” doveva acquistare uno dei due “kit di legalizzazione”: il primo costituito da revolver, granata e radio, del valore di 500.000 pesos (circa 2.000 $); il secondo, da fucile, uniforme guerrigliera e radio, del valore di 800.000 pesos (circa 3.200 $). Secondo Flórez, “Le armi le procuravano i soldati della Compagnia “Aniquilador”, che avevano contatti con paramilitari e delinquenza comune”.
Corruzione e marciume, vocazione assassina e violazione permanente dei diritti umani: questi sono i “fiori all’occhiello” delle forze militari del regime colombiano, dai più alti livelli gerarchici fino agli ultimi soldati professionali. Dalla ricerca di risultati da mostrare all'opinione pubblica (richiesti dal ceto politico), agli intrecci con paramilitari e delinquenti di ogni sorta, inestricabilmente legati alle narco-istituzioni colombiane: un sistema putrefatto fino al midollo, incapace di presentare reali vittorie sul campo di battaglia e pronto ad inventare montature prezzolate a copertura di omicidi di vittime innocenti; e il primo responsabile di queste nefandezze, l'ex ministro della difesa “Jena” Santos, ora siede sul trono grondante di sangue della presidenza della Repubblica.

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