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(26 Marzo 2011)
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foto: www.nena-news.com
Roma, 26 marzo 2011, Nena News – Si è dimesso Munir Hamarneh, segretario generale del Partito comunista giordano, dal Comitato per il dialogo nazionale. La sanguinosa repressione delle manifestazioni nella capitale Amman per le riforme di ieri, costata la vita, secondo un bilancio ufficiale, di due manifestanti ha spinto Hamarneh ad abbandonare i negoziati con il governo istituiti due settimane fa per discutere di «reali e veloci riforme».
«Ieri non ci sono stati scontri tra dimostranti e polizia ma un’azione repressiva decisa in precedenza, le autorità devono assumersi la responsabilità del massacro, continuare a far parte del Comitato servirebbe solo ad ingannare l’opinione pubblica», ha spiegato Hamarneh secondo quanto riportano alcuni siti d’informazione giordani. Con il dirigente comunista si sono dimessi Saeed Thiab, segretario generale del Partito di Unità popolare e altri 14 dei 23 membri del Comitato.
Ieri, organizzati dai «giovani del 24 marzo», alcune migliaia di persone si erano riunite in Piazza Gamal Abdul Nasser, nel centro della capitale, per protestare contro il carovita e, soprattutto, per chiedere riforme. Il raduno è stato pacifico ma i manifestanti sono stati caricati all’improvviso dalla polizia e da centinaia di sostenitori del governo e della monarchia. Il premier Maruf Bakhit, ha parlato in tv di scontri provocati dai manifestanti e ha lanciato accuse ai Fratelli musulmani. Da parte loro gli islamisti del Fronte d'Azione islamico hanno accusato Bakhit di «crimini contro l'umanità». Secondo gli attivisti per le riforme la repressione violenta è scattata per impedire ai manifestanti di dare vita ad un accampamento di tende, sul modello delle proteste viste in Egitto in Piazza Tahrir e in Bahrein in Piazza della Perla.
Nena News
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