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Siria: "venerdi' dei martiri" evidenzia solidita' assad

Non si sono viste folle oceaniche. In strada poche migliaia di persone. Le promesse di riforme fatte dal presidente siriano sembrano convincere gran parte della popolazione

(2 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Siria: "venerdi' dei martiri" evidenzia solidita' assad

foto: www.nena-news.com

SIRIA: "VENERDI' DEI MARTIRI" EVIDENZIA SOLIDITA' ASSAD (della redazione con interviste realizzate da MARTINA IANNIZZOTTO)

Damasco, 02 Arile 2011, Nena News - Doveva essere la prova del nove per quelle forze che contestano il regime di Bashar Assad ma il "venerdi' dei martiri", in onore delle vittime degli scontri delle scorse settimane tra dimostranti e polizia a Daraa e Latakiya, al contrario ha dimostrato che il presidente siriano era e rimane popolare tra i siriani che, evidentemente, in grande maggioranza sembrano fidarsi delle promesse di riforme fatte dal presidente nel discorso pronunciato a meta' settimana in Parlamento. Giovedi’ Assad ha nominato un comitato per indagare sulle responsabilità delle vittime di Daraa, un “comitato” (di cui non e’ pubblica la composizione) incaricato di studiare la cancellazione dello stato d’emergenza per sostituirla con “misure che proteggano l’unita’ del paese, la dignità dei cittadini e contro il terrorismo” entro il 25 aprile ed un comitato per concedere la cittadinanza ai 250.000 curdi che dal censimento del 1962 sono rimasti senza diritto di cittadinanza. Da parte loro alcuni blogger siriani affermano che già in passato tali comitati non hanno prodotto alcun risultato.

Nena News vi propone le interviste realizzate ieri da Martina Iannizzotto durante il "venerdi' dei martiri"

Munir e’un vecchio militante del partito socialista dei lavoratori, partito d’opposizione, dunque illegale: ha trascorso 5 anni in clandestinità e 17 in prigione, e’ stato rilasciato nel 1997. Nel 2000, durante la primavera di Damasco, il periodo di apertura politica e culturale seguito all’avvento di Bashar Assad, ha fondato un forum “Mubadara” ed una casa editrice per discutere di globalizzazione, chiusi dopo un anno dalla polizia. Da due anni gli e’ stato vietato di lasciare la Siria, e quando ha chiesto una motivazione alle autorita’, non gli e’ stata data. Anche Munir venerdì, insieme ad alcuni amici, e’ andato alla moschea di fronte alla moschea per vedere cosa sarebbe successo.

“Oggi non c’e’ stata la grande mobilitazione che ci aspettavamo a Damasco, dove sono concentrate tutte le istituzioni, ma continueremo nelle prossime settimane. Da tre mesi l’atmosfera sta cambiando in Siria, soprattutto tra i giovani. Sicuramente e’ legato ai moti in Tunisia ed Egitto anche se il regime siriano ha caratteristiche molto specifiche.”

“La mobilitazione di Daraa e’ stata una assoluta sorpresa, perche’ Daraa e’ una cittadina che durante la rivolta islamista del 1982 non si e’ ribellata. A Daraa le persone sono scese in piazza spontaneamente, senza partiti alle spalle, per protestare contro l’arresto dei 15 ragazzini, la maggior parte lavorano nell’amministrazione pubblica. Come sono state una sorpresa le mobilitazioni a Latakia ed Homs, citta multi religiose, complicate, dove il regime ha tentato di alimentare la contrapposizione tra sunniti ed alauiti, senza riuscirci.”

“Venerdi, a Latakia ed Homs urlavano “siamo uno”. Mentre non e’ ancora scesa in piazza Aleppo, seconda citta’ del paese, che negli anni ottanta era stata a capo della rivolta. Anche i curdi sono stati finora stranamente silenziosi, forse perche’ hanno ricevuto promesse di concessioni dal regime. La borghesia siriana per ora sta a guardare, non ha ancora deciso. Penso anche che l’intervento occidentale in Libia abbia scoraggiato molti siriani, Gheddafi non e’ amato ma quando entra in gioco l’occidente le posizioni si complicano. L’opposizione e’ divisa. Nel 2005 le forze di opposizione si erano unite nella dichiarazione di Damasco ma da allora ci sono state molte divisioni. In queste mobilitazioni non contano i partiti, contano i giovani. In Siria il 60% della popolazione ha meno di trent’anni.

Anni or sono i compagni egiziani mi dicevano “prendetevi Mubarak e dateci Bashar” e si sorprendevano di quanto io mi mostrassi entusiasta dello scambio. Il potere in Siria e’ concentrato nelle mani di 3 famiglie imparentate tra di loro: gli Assad, i Makhlouf (la madre di Bashar e’ Makhlouf ed il cugino Rami e’ un tycoon della telefonia mobile), i Shishkaw (il capo della polizia segreta Mohabarat e’ , marito della sorella di Bashar). Non si tratta di una questione di confessione. Io sono di famiglia alauita, vengo da Homs, ci sono molti villaggi alauiti poveri. Non credo allo scenario di un conflitto confessionale in Siria. Se ci fossero libere elezioni, prevedo che i partiti islamisti prenderebbero il 40%, contro il 30% dei partiti nazionalisti, ma non la maggioranza. La specificita’ e’ il regime poliziesco, di terrore. Si calcola che ci siano 300.000 agenti della polizia segreta che alimentano il regime di paura della popolazione. Ma oggi non si potrebbe ripetere una nuova Hama grazie alle tecnologie di comunicazione. Nell’82 ad Homs, quaranta km da Hama, abbiamo saputo del massacro dopo un mese”.

Nel corso della conversazione, interviene un giovane ragazzo, rivenditore di Ford: “Io sono molto deluso dalla giornata di oggi, penso che non cambiera’ niente. Queste mobilitazioni mancano di organizzazione, di leadership. Non ci sono rivendicazioni chiare”. Una ragazza armeggia con il cellulare e controlla gli ultimi messaggi su twitter. Legge i nomi delle quattro vittime di Duma. Un altro messaggio recita “a Kfar Soushe la polizia ha fatto irruzione negli appartamenti distruggendo il mobilio”.

Un suo amico, ingegnere informatico, ribatte “non sono d’accordo, la Siria si sta svegliando. Soprattutto i giovani che sono cresciuti. Una mia amica aveva scritto su face book “Venerdi’ vado alla festa per il mio compleanno, chi vuole venire?”, chiaramente si riferiva alla manifestazione. Ma poi l’arresto di un nostro amico l’ha scoraggiata. Neanche io sono andato. Ma con il tempo le persone si stanno organizzando. Forse non tutte le rivendicazioni sono chiare ma una cosa e’ sicura: vogliamo piu’ liberta’. Non mi importa se c’e’ Bashar o un altro. Voglio poter esprimere le mie opinioni liberamente, senza la paura di avere qualcuno che ti ascolti, che ti sta sul collo. In Olanda, la polizia mi ha fermato per dei controlli. Alla fine era tutto regolare e mi hanno salutato. Qui se ti ferma la polizia non sai se uscirai con tutte le ossa a posto. Vogliamo liberarci dalla paura”. Nena News

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