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(29 Luglio 2013) Enzo Apicella

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Egitto: Mubarak torna a parlare

L’ex raìs cacciato dalla «rivoluzione del 25 gennaio», davanti alle telecamere di al Arabiya, si difende dall’accusa di aver accumulato immense ricchezze nei suoi trent’anni al potere. Rabbia e sdegno tra i protagonisti della rivolta.

(11 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Hosni Mubarak

foto: www.nena-news.com

Roma, 11 aprile 2011, Nena News – Dato in fin di vita, sul punto di esalare l’ultimo respiro nel suo esilio a Sharm el Sheikh, l’ex raìs egiziano Hosni Mubarak ieri all’improvviso ha rotto il silenzio che durava da due mesi e, approfittando della compiacenza della tv satellitare saudita al Arabiya, è sceso in campo per negare l’accusa di aver accumulato una fortuna immensa durante i 30 anni passati al potere che gli rivolgono le forze popolari protagoniste della rivolta contro il suo regime. «Ho lasciato il mio incarico di presidente – ha affermato Mubarak – in modo da far prevalere l'interesse dell’Egitto e del suo popolo». Ha detto di soffrire a causa di campagne «ingiuste che minano la mia reputazione e la mia integrità» e ha difeso i figli negando che abbiano sfruttato la loro posizione per arricchirsi. Infine ha dato la sua disponibilità a collaborare con la magistratura per dimostrare di non possedere all’estero beni immobiliari e fondi segreti, come sostengono tanti egiziani. E la Procura egiziana lo ha preso in parola. Mubarak non aveva ancora finito di parlare che il procuratore generale ha annunciato di volerlo interrogare assieme ai figli, Gamal e Alaa, a partire dalla strage di manifestanti compiuta dalle forze di sicurezza del regime nei primi giorni della rivolta (365 morti). Intanto la spada della giustizia oggi ha colpito anche l’ex premier Ahmed Nazif contro il quale è stato spiccato un ordine di custodia cautelare.

Il messaggio di Mubarak ha provocato sdegno e rabbia, in particolare tra i giovani della «rivoluzione». Il famoso cyber attivista, Wael Ghonim, ha fatto notare che l’ex raìs soffre per se stesso ma non ha rimorso per le tanti morti provocate dalla sua macchina repressiva. In tanti si stanno organizzando per andare a Sharm el Sheikh dove si trova la residenza di Mubarak (agli arresti domiciliari). Ma la coalizione dei giovani ha anche duramente condannato l'uso della forza da parte dell’esercito contro i manifestanti venerdì notte a piazza Tahrir (i morti sono stati due, decine di feriti) ed ha comunicato la sospensione del dialogo col Consiglio supremo delle forze armate che controlla il paese dall’11 febbraio, giorno delle dimissioni di Mubarak. La coalizione minaccia un «sit in permanente» se non saranno accolte alcune condizioni: l'apertura di una inchiesta sulla repressione di venerdì notte; la liberazioni dei manifestanti arrestati; un processo contro Mubarak, la sua famiglia e il suo entourage.

Nena News

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