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Israele: ampliata nuova colonia vicino a ramallah

Nuovo ampliamento dell’avamposto illegale di Mitzpeh Cramim, all’interno della colonia di Bet El. Nonostante dissenso interno e decisione della Corte Suprema, Netaniyahu vuole la legalizzazione di diversi avamposti.

(19 Aprile 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Israele: ampliata nuova colonia vicino a ramallah

foto: nena-news.globalist.it

IKA DANO

Beit Sahour (Cisgiordania), 19 Aprile 2012, Nena News - Venti nuove abitazioni costruite dai coloni nell' “insediamento illegale” di Mitzpeh Cramim, all’interno della colonia, altrettanto illegale – ma legale secondo la legge israeliana – di Bet El, a nord est di Ramallah. Costruito negli anni ’70 su terra confiscata per ordine militare e dichiarata “proprietà statale”, la colonia di Bet El (“casa di Dio, in ebraico) conta circa 6 000 coloni, in maggioranza ortodossi. Che vivono ad un centinaio di metri dalla città di Ramallah, fulcro della vita economica dei Territori Occupati.

L’ampliamento dell’outpost illegale di Mitzpeh Cramim si aggiunge agli altri insediamenti costruiti negli ultimi anni su quella che è definita come l’area della colonia di Bet El: Tel Haim a novembre del 2000, Jabal Artis e Mizpe Assaf nel febbraio del 2001. Dopo i recenti casi di Ulpana e Migron, ora è stata ampliato Mitzpeh Cramim, ad opera di coloni del movimento politico-religioso ebraico Gush Emunim (Blocco dei fedeli). “Bisogna intederci sul significato di colonia secondo il Ministro israeliano per l’Edilizia” – puntualizza Michael Wahrschawski, analista e ricercatore israeliano – “Sulle mappe israeliane, le colonie non sono definite come gli insediamenti abitativi stessi, ma comprendono tutta l’area attorno, per cui Israele può dichiarare di non costruire nuove colonie, ma semplicemente di ampliare quelle già esistenti, in virtù della famosa crescita demografica naturale”.

Ma nel caso di questi cosidetti “avamposti illegali”, per il governo israeliano la questione si fa più complicata. Mitzpeh Cramim è ufficialmente considerato illegale, perché costruito senza piano edilizio su terra formalmente registrata come di proprietà palestinese, secondo una perizia fatta su commissione dello Stato dal procuratore Talia Sasson nel 2005. Lo scorso anno, l’Amministrazione civile israeliana- che fa capo al ministro della Difesa- ha emesso l’ordine di bloccare i lavori di costruzione. Inascoltato l’ordine, non è seguita alcuna conseguenza.

Non solo: il primo ministro Netaniyahu si sta adoperando dallo scorso ottobre per la legalizzazione di alcuni avamposti illegali, chiedendo al cabinetto di “trovare una soluzione” perché si eviti la demolizione. A discapito del rifiuto della Corte Suprema - a fine a marzo - di accogliere il ricorso dello Stato per posticipare l’evacuazione dell’avamposto di Migron al 2015, e nonostante l’acceso dibattito tra cabinetto ed esperti legali israeliani, il governo non desiste. All’incontro del partito Likud lo scorso martedì, il ministro della Difesa Barak avrebbe consigliato di decretare la legalizzazione, secondo il maggiore quotidiano Hareetz supportato da un Netaniyahu preoccupato che un decreto di evacuazione possa “non essere appoggiato dall’opinione pubblica”.

“La costruzione di nuove abitazioni a Mitzpeh Cramim” – dichiara Dror Etkes, attivista israeliano impegnato nel monitoraggio delle colonie a Haaretz – “è solo uno di centinaia di esempi che dimostrano come la collaborazione con le organizzazioni di coloni sia diventata parte integrante del DNA dell’esercito e dell’Amministrazione civile israeliana”. Nena News

Nena News

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