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Sud Sudan, l'indipendenza martoriata

(9 Luglio 2012)

Il 9 luglio 2011 il 54esimo Stato africano. Restano irrisolte da allora alcune questioni fondamentali, come confini e rapporti con il Sudan, mentre il Paese sprofonda nella miseria e nella corruzione.

lunedì 9 luglio 2012 04:11


Di Giorgia Grifoni

Roma, 9 luglio 2012, Nena News. Un anno fa il Sud Sudan diventava uno Stato libero. L'eccitazione era così grande, per un Paese dilaniato da una trentennale guerra civile con il Nord - quasi due milioni di morti solo tra il 1983 e il 2005 - che il nuovo governo di Juba non aveva voluto fare i conti con le questioni irrisolte: confini, petrolio, spartizione del debito pubblico, amministrazione dello Stato. Persino la stabilizzazione dei rapporti con Khartum era passata in secondo piano, come anche i referendum delle regioni limitrofe - Kordofan meridionale, Nilo Azzurro - che, nonostante siano abitate da popolazioni di origine nilotica come quelle del nuovo Stato, rimangono nella morsa del governo del Sudan arabo-musulmano. E infatti, dopo 365 giorni di vita, il Sud Sudan appare un Paese nuovamente insanguinato, oltre che corrotto e povero, dove l'agenzia Onu per i Rifugiati (UNHRC) sta allestendo alcuni tra i più miserabili campi profughi del mondo. Che continuano a ricevere ogni giorno nuovi rifugiati.

IL CONFINE CHE NON C'E'. Nelle zone di frontiera tra i due Sudan la guerra civile non è mai finita. Qui, nel Kordofan meridionale e nella regione del Nilo Azzurro tagliate fuori dal Sud dopo l'accordo di pace di Naivasha del 2005, popolazioni sedentarie di etnia nilotica lottano con gruppi nomadi di origine camitica per il possesso della terra. Un sottosuolo ricco di petrolio che Khartum non vuole cedere a Juba. Il governo sudanese, con le risorse finanziarie della Cina che detiene circa il 40% del capitale dei consorzi petroliferi del Sudan, combatte una guerra sanguinosa contro la branca settentrionale dell'Esercito popolare di Liberazione del Sudan (Spla-Nord), legato all'esercito nazionale sud-sudanese.

Nel mese di aprile lo Spla-Nord aveva conquistato la città di Heiglig, nel Kordofan meridionale, nella martoriata provincia di Abyei da cui Khartum ricava la sua più importante fetta di produzione petrolifera. Per Salva Kiir, presidente del Sud Sudan, è parte integrante dello stato del Sud, strappatogli da una sentenza del 2009 della Corte arbitrale internazionale dell'Aja. Al contempo, Juba denuncia continui sconfinamenti e bombardamenti dell'esercito del nord nel suo territorio. Il risultato sono migliaia di rifugiati al giorno che attraversano il confine verso i campi profughi del Sud Sudan.

ECONOMIA IN GINOCCHIO. La conseguenza più importante è però la cessazione di ogni attività petrolifera del Sud Sudan da gennaio scorso. L'economia di Juba, interamente basata sulla produzione e sull'esportazione del petrolio, aveva dato al giovane Paese speranza di vedere presto le infrastrutture desiderate e il rapido affrancamento dall'ex-padrone del nord. Si pensava di trasportare l'oro nero direttamente alle raffinerie di Mombasa, in Kenya, senza dover attraversare il territorio sudanese fino a Port Sudan. La mancanza di infrastrutture e oleodotti lo hanno però reso impossibile, e i 30.000 barili al giorno che il nuovo Stato produceva venivano tassati da Khartum a circa 34 dollari. Una situazione impossibile, che ha portato il Sud Sudan a interrompere la produzione, causando un aumento del 120% del costo dei generi di prima necessità che si è protratto fino a Khartum. E la siccità che nell'ultimo mese ha colpito le regioni frontaliere dei due Stati ha aggravato la situazione.

Rimane irrisolta anche la questione della spartizione del debito pubblico - 38 milioni di dollari - tra i due Sudan. La soluzione doveva essere quella di una divisione proporzionale, che però farebbe solo crescere i tassi di interesse, come ha obiettato il rais sudanese Omar al-Bashir. Con un'economia ferma dalla cessata attività petrolifera, e con gli investitori stranieri - che hanno comprato un decimo della terra del nuovo stato a prezzi stracciati prima dell'indipendenza - che già organizzano la speculazione ai danni di una classe politica nuova e impreparata, il futuro del Sud Sudan appare sempre meno roseo. Circa metà della popolazione del Paese è a rischio fame, secondo alcune organizzazioni internazionali, e la corruzione potrebbe impedire ogni possibilità di uscita dallo stallo economico. Proprio Salva Kiir ha accusato qualche tempo fa alcuni membri del governo e della pubblica amministrazione di aver sottratto circa 4 milioni di dollari dalle casse dello Stato dal 2005, anno dell'autonomia concessa dagli accordi di Naivasha.

RAPPORTI FUTURI CON IL SUDAN. Nonostante negli ultimi giorni i governi dei due Sudan abbiano annunciato di volere un cessate il fuoco lungo il loro confine disputato, non hanno ancora firmato alcun accordo. Giovedì scorso i due Paesi avevano accettato di riavviare i colloqui di pace diretti dall'Unione Africana, e grandi discorsi di stabilità e cooperazione economica erano stati pronunciati da entrambe le parti: Pagan Amum, il capo negoziatore sud-sudanese, aveva addirittura parlato di un confine aperto tra i due paesi per promuovere il commercio. In attesa di ulteriori mosse diplomatiche, l'Onu ha fornito una data di scadenza alle due parti per risolvere la questione del confine e dei giacimenti contesi: il due agosto, secondo una risoluzione del Consiglio di Sicurezza passata lo scorso maggio. Qualche giorno fa è stato anche esteso il mandato della missione Onu in Sud Sudan fino al luglio 2013. Una missione istituita esattamente un anno fa, nata per sorvegliare il confine discusso, alla quale Omar al-Bashir si era ferocemente opposto. Nena News

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