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Contro il ritorno della barbarie politica: “né di Destra, né di Sinistra, io sto con il popolo”, riunire il blocco sociale delle classi subalterne

Tornare a rioccupare le piazze, che significa rioccupare la scena politica.

(27 Dicembre 2013)

Si riaffaccia nel XXI secolo un volto già conosciuto nella storia recente e in quella lontana, cambiano i contesti, cambiano le realtà sociali ma torna a fare capolino la barbarie politica: “ io sto con il popolo, tutti i politici a casa”; “Largo ai giovani, via i vecchi”, come se la storia fosse una questione di politici o non politici, di giovani o di vecchi.
In un sol colpo secoli di storia tornano a non insegnare più niente, in un sol colpo si sono dimenticate le sofferenze e le lotte dei padri e delle madri.
Eppure non è passato tanto tempo da che nacquero i nazionalsocialismi, cioè di Destra ma anche di Sinistra.
Come sfruttare la paura della fame qualcuno lo sa.
Venti anni fa cominciò la Lega, invero non per fame ma per egoismo contro chi aveva fame, oggi che con la crisi del capitalismo la fame è arrivata anche al Nord, lo slogan popolo del Nord fa più poca presa e la concorrenza è tanta, c’è Grillo che una la dice da liberista e l’altra da socialista, una che piace ai razzisti e l’altra ai centri sociali, lui dice che lo fa perché l’alba non sia dorata anche in Italia. Sarà vero ? ma poi i risultati quali sono, i “forconi” che scendono in piazza gridando: italiani ! e il tribuno è quello della jaguar prestata dall’amico (se tornassimo a dare uno sguardo alle squadracce naziste di Ernst Rhom, vedremmo le stesse facce). Poi c’è Renzi, quello che plaude a Marchionne e va a Macherio da Berlusconi, strizza l’occhio a Landini e dà la caccia ai lavavetri e ai mendicanti a Firenze. E così nella confusione generale i più intelligenti tra gli aspiranti al potere, forgiano se stessi come nuove elite della politica italiana assistiti da tanta parte dell’informazione.
Oggi poi è tutto più pericoloso, non ci ha preceduto una Rivoluzione d’Ottobre ma la disfatta del socialismo reale.
Non c’ è nulla a cui aggrapparsi, solo in America Latina c’è qualcosa di nuovo ma non basta. Perfino il Papa in questo contesto appare un pericolosissimo estremista di sinistra solo perché predica il Vangelo e non può fare a meno, a differenza dei suoi predecessori, di mettere il dito sulle piaghe della Chiesa.
Il neoliberismo, la globalizzazione capitalista, sono i veri responsabili della miseria odierna. I liberisti spargono povertà ai quattro angoli della terra, che il capitalismo sia di stato come in Cina o privato come in India, negli Stati Uniti o in Messico, poca differenza fa e l’Europa non è immune da tutto ciò, anzi !
L’unico vero ostacolo, per ora, al fascismo, è in realtà (paradossalmente) lo stesso neoliberismo , perché hanno tolto tutto ai lavoratori e ai giovani proletari che non c’è un bisogno urgente di rimettere le cose in ordine, ma non si sa mai, un regime autoritario dà sempre buoni profitti.
Anni di civiltà sono in discussione, la barbarie alle porte.
Allora cerchiamo di capire. “Io sto con il popolo, con la gente”, “siamo tutti italiani”, che significa ? Detta così niente.
Il mondo è fatto di tante cose, di confini che in natura non esistono ( ma al di là e al di qua dei quei confini ci sono uomini che hanno tanto in comune: povertà, fatica, speranze di liberazione dal bisogno e di giustizia, cioè di uguaglianza che è negata ogni giorno) di persone che vivono sulla stessa terra ma che non hanno nulla in comune ( i più lavorano, pochi si arricchiscono del loro lavoro).
Il liberismo in Cina come negli Stati Uniti, in Europa come in India, ha fatto più ricchi i ricchi e più poveri i poveri e acuito il divario tra pochi che hanno tanto e la quasi totalità degli esseri umani che hanno sempre meno, come si vede anche in Italia con l’impoverimento dei ceti medi.
Bisogna guardare più in là del proprio naso, occorre vedere dove va il mondo. Alcune cifre che rappresentano la marcia del neoliberismo ancor prima della crisi chiariranno meglio il concetto. Sono tratte dal libro di Harvey ( un progressista americano, non certo un rivoluzionario): nel 1996, dopo 15 anni di politiche liberiste, le 358 persone più ricche al mondo avevano una ricchezza pari al reddito complessivo del 45 % più povero della popolazione mondiale, 2,3 miliardi di persone, e nel 2013 è molto, molto peggio.
Ma per capire meglio, se non si vede bene, inforcare gli occhiali, il cosiddetto popolo non è una massa indistinta, nel mondo ci sono, operai e impiegati, disoccupati e migranti, artigiani e commercianti, industriali e banchieri, e così via.
La crisi economica è un prodotto del capitalismo nella fase della globalizzazione neoliberista, ne sono responsabili la finanza internazionale e i gruppi industriali multinazionali, ne sono vittime i lavoratori, chi cerca lavoro e le loro famiglie. Vengono anche colpite le piccole imprese, ma non dimentichiamo che esse agiscono dentro il sistema che provoca queste conseguenze, e i padroncini come categoria (nella quasi totalità nella realtà) sono i primi a portare il lavoro all’estero o a licenziare o a spremere il lavoratore fino alle midolla, o a non pagare mesi di lavoro costringendo l’operaio a licenziarsi, perché altrimenti per avere giustizia dovrebbe finire in galera.
E’ pura demagogia, ipocrisia allo stato puro, dire io rappresento il popolo, io rappresento tutti gli italiani, perché se si rappresenta lo sfruttato non si può rappresentare anche lo sfruttatore.
Chi fa questa operazione imbroglia, si chiami Renzi, Grillo o Salvini. Ridurre il tutto ad una questione di capacità o a una questione morale, è solo nascondere la questione fondamentale, la questione sociale figlia del sistema di sfruttamento del lavoro che è la vera faccia del capitalismo. Che poi per un mondo nuovo occorre insieme alla giustizia sociale che può essere solo figlia dell’uguaglianza, anche moralità e capacità è ovvio. Ma dire che solo queste ultime sono le cose che contano equivale a rovesciare il vero e nascondere ciò che è fondamentale. Tutta colpa della politica! è falso, è tutta colpa del capitale, la politica dominante oggi è solo lo strumento per l’affermazione del liberismo, lo Stato non è stato mai neutro e nella fase attuale di dominio delle politiche neoliberiste, esso è lo strumento per la loro realizzazione, lo stesso discorso vale per gli organismi sovranazionali, UE, Banca Mondiale, Fondo Monetario, WTO.
I neoliberisti più reazionari, quelli che in americana chiamano Neocon e che in Italia si sono organizzati intorno all’impresentabile Berlusconi chiamano Comunismo ogni diritto che lo stato ha dovuto garantire sotto la spinta delle lotte operaie e sociali, assolutizzano l’individualismo e l’egoismo sociale, in realtà vogliono cancellare ogni pur minima regola che ostacoli le oligarchie economiche e finanziarie. I liberisti di sinistra, alla Renzi, che vogliono cancellare l’articolo 18 e i contratti nazionali, o anche nella versione Letta, l’uomo del gruppo Bilderberg (finanzieri d’assalto), non hanno posizioni diverse rispetto alle necessità del capitale, basti pensare che sul piano internazionale le politiche liberiste cominciate dalla Thatcher e da Reagan sono state aggravate e portate in porto da Blair e Clinton. I populisti alla Grillo infine, mostrano nello loro scelte simbolo, come rinunciare al finanziamento politico e dare i soldi ai padroncini (almeno la Chiesa diceva di darli ai poveri i soldi della carità) il tipo di società che è nella loro idea politica, d’altronde sono diretti da milionari che altro potrebbero dire.
Che fare allora è chiaro, riunire il blocco sociale delle classi subalterne e tornare con esse a rioccupare le piazze, che significa rioccupare la scena politica.
Noi rifiutiamo la marmellata populista, siamo partigiani, il nostro è il fronte sociale che si incardina intorno al mondo del lavoro e che riunisce tutte le classi subalterne, operai e impiegati, precari, giovani disoccupati senza presente, studenti senza futuro, immigrati , artigiani e piccoli commercianti in proprio.
E’ la sinistra sociale che non ha nulla a che vedere con la sinistra istituzionale. La sinistra istituzionale non contiene la sinistra sociale, gli si oppone.
Se facciamo la fotografia di questa società vediamo ricchi e poveri, se ci domandiamo perché, vediamo sfruttati e sfruttatori, se ci domandiamo di chi è la colpa, vediamo Gruppi finanziari, Industrie Multinazionali e la loro servitù, politici neoliberisti e liberal; non c’è nessuna possibilità di sbagliare.
In Piazza bisogna tornare per ripartire dai diritti, al lavoro, al salario, alla casa, alla salute, all’istruzione, di cittadinanza per gli immigrati.

Lavoro, salario e casa per tutti, contratti nazionali, sanità e scuola pubblica, jus soli, e attraverso essi ricominciare il cammino per una società di uguali e liberi.
In assenza in questa fase di organizzazioni nazionali e internazionali proletarie all’altezza del compito, ripartire dal basso e collegare tutte le esperienze di lotta.

Aurelio Fabiani
Associazione Culturale CASA ROSSA

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