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(19 Dicembre 2010) Enzo Apicella

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DAL TOTEM DELLO SPREAD A QUELLO DELLO SVILUPPO!

(23 Gennaio 2014)

Editoriale del n. 13 di "Alternativa di Classe"

Sul piano europeo il Governo Letta aveva ottenuto “ottimi risultati” già questa Estate, da Giugno, con il preventivo assenso all'Accordo di Partenariato Trans-Atlantico (TTIP – n.d.r.: vedi Anno I n.12 di ALTERNATIVA DI CLASSE a pagg. 4 e 5), che, come visto, avvantaggia solo le multinazionali. A questo seguì il vergognoso Accordo sul lavoro ad Expò2015!...
Il 18 Dicembre è seguito lo “storico accordo” UE sull'Unione bancaria. Questo il suo meccanismo: viene costituito un fondo “salva-banche” a livello di singolo Stato dell'Unione, che dal 1 Gennaio 2015, nel giro di dieci anni, sarà completamente unificato a livello europeo. Un'eventuale banca in default attingerà nel primo anno al fondo del proprio Stato, poi la “necessità” si sposterà, mano a mano, ai fondi integrati. A finanziare il fondo saranno, in prima battuta, azionisti, obbligazionisti e grandi depositi, ma, in caso di “necessità”, potranno essere anche i singoli Stati a dover “garantire” le banche in crisi con “finanziamenti-ponte”. Il “fallimento controllato” di qualsiasi banca supervisionata dalla B.C.E. sarà deciso in 24 ore da un “board” formato da rappresentanti dei singoli stati, su input della stessa B.C.E. Sventato un bis europeo del “fallimento Lehman-Brothers”: gioiscono lorsignori, mentre è evidente chi dovrà pagare in ogni caso: se finanzieranno le banche, sarà indirettamente la classe lavoratrice, mentre se finanzierà lo Stato, sarà direttamente la classe lavoratrice!
A fine Dicembre è arrivata la definitiva approvazione della Legge di stabilità (n.d.r.: vedi Anno I n.10 di ALTERNATIVA DI CLASSE a pag.1 e 2), con, al centro, prelievi fiscali diretti ed indiretti per i lavoratori e taglio del famoso “cuneo fiscale” a vantaggio delle imprese (che pure hanno trovato il modo di lamentarsi...), mentre continuano i tagli ai servizi (con la spending review) ed il blocco di assunzioni e stipendi nel pubblico impiego! Plauso della UE e peggioramento della condizione dei proletari!
A tutto questo “ben di Dio” (sì, ma per lorsignori!) si è aggiunta la recente notizia ad effetto della “riduzione dello spread” sotto i 100 (dai 4-500, e più, dei “tempi bui”...): il Governo Letta avrebbe proprio “operato bene”. La realtà, per noi, è un'altra: i provvedimenti presi d'intesa con l'Unione Europea (UE) non hanno fatto altro che peggiorare le condizioni, sia dei lavoratori, che dei ceti meno abbienti: dei proletari, insomma! La fetta di risorse che va ad essi è fortemente diminuita, mentre i ricchi sono sempre più ricchi (e lo dice qualsiasi dato ISTAT!) ed il significato dello “spread”, perciò, riguarda solo capitalismo e finanza italiani, non certo i proletari!
Finito di pagare “per lo spread”, ora i proletari devono di nuovo pagare; sì, ma ORA SI PARLA DI “RIPRESA”!...
Ed ecco che il “fenomeno Renzi”, quello dei tre milioni, e più, di votanti “che sono sempre un fatto di democrazia...”, il “rottamatore”, “l'uomo del futuro”, esce dalla vaghezza, sulla base della quale il voto alle “primarie” lo ha scelto, e comincia, dopo un lungo e perdurante giro di valzer con il “duro” Maurizio Landini, che lo apprezza, a snocciolare le sue “proposte”! E si tratta di proposte che, guarda caso, hanno subito ricevuto il plauso di Laszlo Andor, Commissario UE per il lavoro! Si inseriscono quindi, perfettamente, nel solco europeista del “governo delle larghe intese”. Scontato l'appoggio della solita CISL, anche la Camusso dà il suo consenso. Non c'è da stupirsi se, su questo terreno, anche il Centrodestra di Alfano propone, con meno clamore, il proprio “Piano per il lavoro”, con cui mediare...
Mercoledì 8 è uscito un primo testo del “Jobs act” (denominazione sulle orme di Obama...) del neo-Segretario del PD. Dopo una settimana di e-mail di proposte a cura “di tutti”, Giovedì 16 la discussione alla Direzione del PD, per il varo del testo definitivo. In sintesi: la stessa demagogia delle “primarie” (che Rinaldini riproponeva per la CGIL...) per contenuti antiproletari!
Innanzi tutto, in questo “piano del lavoro”, Renzi premette la centralità del profitto, ricordando che “...Non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori”. Scontando la “ripresa” post-crisi, per Renzi il problema dell'Italia è stato, finora, la “classe dirigente mediocre”, ma ora, puntando sul “bello”, ce la farà “a risalire la china”! Se la nuova classe politica darà “il buon esempio” con le riforme istituzionali, smettendola con la “ideologia (n.d.r.: quale?)”, si creeranno “posti di lavoro” semplificando “il sistema” ed “incentivando” investimenti nazionali ed esteri. Le concrete “azioni” (in perfetta assonanza con il documento di maggioranza della CGIL, denominato “Il lavoro decide il futuro”) sono state, e possono ancora essere, modificate, ma la struttura del “Jobs act” è definita: da parte di chi governa occorre semplificare “il sistema” e “le regole”, individuando “i settori” su cui fare un “piano industriale” per creare “i nuovi posti di lavoro”. La semplificazione del sistema consiste in sgravi fiscali, soprattutto alle imprese, ed in pericolose semplificazioni procedurali dei procedimenti amministrativi pubblici, svolti da sempre meno personale. Semplificare le regole, poi, ad oggi significa introdurre un “codice del lavoro”, al posto dello Statuto dei Lavoratori” (già stravolto), i “contratti di inserimento” al lavoro dei giovani, privati così completamente delle tutele, e presenza di lavoratori nei CDA delle grandi aziende, alla tedesca.
I provvedimenti di cui sopra non ne escludono certo altri...; il finanziamento degli interventi verrebbe garantito da “circa 3.800 miliardi di euro, la (n.d.r.: residua) ricchezza finanziaria delle famiglie italiane”. In un afflato nazionale, Renzi, alla fine del testo, fa appello agli italiani per abbandonare “la rendita” e scommettere “sul lavoro”, aggiungendosi alla schiera di coloro che vedono contraddizione fra capitale industriale, virtuoso, e capitale finanziario, come causa della crisi: chiama tutti a raccolta per la difesa della borghesia produttiva.
Contro la borghesia, produttiva o meno, con o senza Renzi, il punto di vista classista è un altro: difendere le nostre condizioni di vita significa oggi abbandonare ogni “lavorismo” e riconquistare l'indipendenza di classe, prima condizione per potere farla finita con questo putrido sistema sociale in crisi.

Alternativa di Classe

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