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Un piromane si aggira per l'Europa

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(7 Maggio 2010) Enzo Apicella
L'agenzia di rating Moody's, la stessa che consigliava di investire in Lehman Brothers, soffia sul fuoco della crisi europea e invita a disinvestire in Grecia, Portogallo e Italia

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La sinistra sindacale e il congresso CGIL

Wilma Casavecchia, Giorgio Cremaschi e Jole Vaccargiu escono da Lavoro Società-Cambiare Rotta

(5 Luglio 2005)

AL COORDINAMENTO NAZIONALE DI LAVORO SOCIETÀ-CAMBIARE ROTTA
A TUTTE LE COMPAGNE E I COMPAGNI DI LAVORO SOCIETÀ-CAMBIARE ROTTA
A TUTTE LE STRUTTURE DELLA CGIL
ALLA SEGRETERIA CONFEDERALE

Care compagne e cari compagni,

con dispiacere, ma anche con la convinzione di compiere una scelta rigorosa e coerente con il nostro pensiero e la nostra pratica sindacale, abbandoniamo l’esperienza di Lavoro Società-Cambiare Rotta.

Da tempo avevamo espresso un disaccordo sull’impostazione politica generale data dal gruppo dirigente confederale dell’area.

Non avevamo condiviso la scelta di confliggere con la Fiom, e di non considerare l’esperienza di questo sindacato un elemento fondamentale per il rinnovamento della Cgil.

Le scelte di comportamento rispetto al congresso confederale, fondate su un’impostazione che potremmo semplificare in: moderatismo sul piano dei contenuti e radicalità sul piano delle scelte di tutela organizzativa, non ci avevano e non ci hanno convinto. Abbiamo più volte sottolineato che questo congresso non può fondarsi solo sulla esaltazione dell’esperienza di lotta di questi anni contro il governo Berlusconi e la vecchia Confindustria di D’Amato, ma deve anche elaborare una linea di innovazione anche rispetto alle pratiche dell’organizzazione durante i passati governi di centrosinistra.

Non si tratta certo di guardare al passato, ma di discutere del futuro. Si tratta cioè di decidere se con la nuova Confindustria di Montezemolo e con un eventuale e augurabile nuovo governo di centrosinistra la Cgil torni a una politica di concertazione, o invece prosegua nella linea di conflitto sociale costruita in questi anni, pur tra contraddizioni e passività che dovrebbero essere analizzate e spiegate.

Questo, secondo noi, è il tema vero del congresso e su questo dovrebbero misurarsi positivamente le differenze di impostazione. Invece, fin dall’inizio, il gruppo dirigente dell’area ha lavorato sull’ipotesi di un documento unico che comprendesse tutte le posizioni in campo, che spesso si esprimono sulla stampa, in questo modo sgomberando il campo dalle questioni di fondo sulle quali, a nostro parere, devono decidere gli iscritti. Democrazia, indipendenza, ruolo della concertazione, fare o non fare un nuovo 23 luglio, sono i temi sui quali si registra nella nostra organizzazione un arco di posizioni assai vasto. Tutte le diverse scelte sono legittime, ciò che invece è sbagliato è che esse non vengano portate alla discussione congressuale.

Non abbiamo dunque condiviso il congresso a documento unico preventivamente dichiarato e, con l’esperienza della Rete 28 Aprile, a cui abbiamo dato vita assieme ad altre compagne e compagni, abbiamo voluto esattamente porre al centro della discussione congressuale quei temi.

Ora a questo nostro dissenso politico si aggiunge la questione della svolta organizzativa impressa al congresso dal patto sottoscritto dai 12 segretari confederali uscenti. Riteniamo inaccettabile questo accordo perché:

Esso stabilisce che c’è una nuova maggioranza, senza chiarire chi e perché sia minoranza.

Si stabilisce che Lavoro Società-Cambiare Rotta entra organicamente in questa nuova maggioranza, restando, dopo il congresso, area programmatica senza diritto di proposta, non si capisce su quali programmi e per quali differenze.

Si concorda però che, nel congresso in corso le percentuali e gli equilibri negli organismi saranno congelati rispetto al congresso precedente. In questo modo si torna alle componenti con percentuali garantite, a prescindere dai voti ottenuti, una storia che credevamo superata nella vita della Cgil.

Si assegna a queste due aree, vecchia maggioranza e vecchia minoranza, che sottoscrivono il patto, il diritto di proposta per gli organismi. In questo modo si accentuano i rischi di autoritarismo nell’organizzazione, con un modello nel quale chi sta più in alto decide sulla collocazione di chi sta più in basso.

E’ chiaro che questo patto dei 12 segretari uscenti blinda il congresso e rende impraticabile un percorso democratico diffuso, fondato su più pluralismi di contenuti ed esperienze, riconosciuti con pari dignità nei gruppi dirigenti. E’ evidente infatti che, o quel patto non vale niente, oppure, se funziona, vorrà dire che ci sarà un congresso formale, che discuterà stancamente di scelte politiche, e un congresso reale, nel quale i capi corrente gestiranno, nei vari livelli, gli accordi per governare l’organizzazione. Questa totale separazione tra scelta politica e formazione dei gruppi dirigenti è una regressione nella vita interna della Cgil, anche aggravata dalle inedite modalità con le quali essa viene compiuta.

Per queste ragioni riteniamo incompatibile la nostra ulteriore appartenenza all’area. Ce ne dispiace perché crediamo di aver dato un contributo vero alla sua crescita, ma siamo anche sereni perché ci rendiamo conto che quella che uscirà dal congresso della Cgil non sarà più l’area programmatica che abbiamo contribuito a costruire, ma un’altra cosa. Un’altra cosa che, francamente, non ci interessa. D’altra parte sarebbe poco serio da parte nostra restare nell’area e lottare contro, cosa che intendiamo fare, questa impostazione congressuale.

Siamo sicuri che con molte compagne e compagni ci incontreremo nell’impegno a tutela dei diritti dei lavoratori, ma ora intendiamo partecipare a un nuovo percorso, quello che con la Rete 28 Aprile punta proprio a superare il modello di congresso concordato dal gruppo dirigente dell’area.

Cordiali saluti.

Roma, 30 giugno 2005

Wilma Casavecchia – Cgil nazionale
Giorgio Cremaschi - Fiom-Cgil nazionale
Jole Vaccargiu – Rsu Fiom Mirafiori
del Direttivo Nazionale Della Cgil

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