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(28 Luglio 2023)
Dal n. 127 di Alternativa di Classe
Decenni dopo, la storia si ripete: in Argentina è grave crisi economica,con un'inflazione che si innalza in tripla cifra (102,5% su base annua), peggiorando le già difficili condizioni della popolazione, stremata non soltanto da anni di pandemia da COVID-19 e dagli effetti della guerra imperialista in Ucraina, ma anche da una delle più gravi siccità della sua storia, che sta devastando i raccolti.
Secondo un rapporto del “DROUGHT INFORMATION SYSTEM for SOUTHERN SOUTH AMERICA”, il 55% della superficie del territorio è colpita dalla mancanza di precipitazioni o in condizioni di stress idrico. Si stima che oltre il 40% della popolazione (circa 17 milioni di persone) viva in condizioni di povertà. Prezzi alle stelle, mancanza di un lavoro dignitoso, salari bassi.
Anche l'UNICEF ha acceso i suoi riflettori sulla condizione dei bambini argentini, e la fotografia che emerge è drammatica: ora due su tre vivono sotto la soglia di povertà. Oltre la metà dei bambini (51,5%) vivono in famiglie che non hanno reddito sufficiente a garantire la copertura di un “paniere giornaliero” di cibo e servizi di base. Poi c'è anche la violazione dei loro diritti: come vivere in alloggi non adeguati agli standard minimi accettabili (abitare in una baraccopoli o accanto a una discarica non è salubre...), senza avere accesso a servizi igienico-sanitari di base, senza acqua potabile a disposizione, senza istruzione, nè protezione sociale.
Erano 32 anni che la terza più importante economia del Sud America non raggiungeva l'inflazione a tre cifre. L'Instituto Nacional de Estadistica y Censos (INDEC) ha calcolato che a Febbraio i prezzi sono saliti del 6,6%, e che l'aumento combinato dei primi due mesi dell'anno è del 13,1%. I prodotti alimentari, come carne, uova, latticini e frutta, registrano aumenti che sfiorano, mensilmente, il 10%.
Impossibile per gli strati più poveri della popolazione acquistare cibo sufficiente. Nella capitale, Buenos Aires, il prezzo della carne macinata è aumentato del 35%, rendendola un lusso per le famiglie che non riescono a far fronte all'aumento complessivo del costo della vita.
Le nuvole si stanno addensando, metaforicamete, sul futuro dell'Argentina. Al punto che anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha deciso di “allentare” gli obiettivi concordati nel programma Extended Fund Facility per la restituzione di un debito di 44 miliardi di dollari, concesso nel 2018 all'ex presidente argentino Mauricio Macri. Anche se non hanno voluto ritoccare l'obiettivo di riduzione del deficit nel 2023 dal 2,3% attuale all'1,9% del PIL.
E, in un pesante comunicato il Fondo Monetario Internazionale sostiene che: 'Tassi di inflazione di questa portata sono insostenibili ed erodono la fiducia degli investitori nazionali e internazionali. Il governo deve intraprendere azioni coraggiose per affrontare le questioni economiche sottostanti e ripristinare la fiducia nell'economia del Paese. In caso contrario, si rischia di condannare le generazioni future a una vita di difficoltà economiche'.
Migliaia di persone hanno bloccato strade e autostrade, in direzione della capitale Buenos Aires, per protestare contro la crisi economica e l'aumento permanente dell'inflazione. I sindacati chiedono al governo maggiori aiuti sociali e respingono le richieste del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di tagliare la spesa sociale.
Lungi dal costituire un fenomeno locale, provocato da cause come la corruzione o la volontà di “vivere come gli europei”, la crisi argentina costituisce un nuovo episodio dell'aggravamento della crisi economica del capitalismo. Questa crisi è mondiale, e riguarda tutti i Paesi. Ma ciò non significa che li colpisca tutti allo stesso modo ed allo stesso livello.
Se non risparmia nessun Paese, la crisi mondiale esercita i suoi effetti più devastanti nei Paesi che sono arrivati più tardi nell'arena economica mondiale e la cui strada è stata sbarrata dalle potenze economiche imperialiste più forti e consolidate. La situazione in Argentina è solo la punta dell'iceberg: dietro questo Paese ce ne sono altri candidati potenziali a subire lo stesso crollo economico.
Nelle mobilitazioni sociali, che hanno avuto luogo in Argentina negli ultimi anni, ci sono da valutare alcune importanti componenti. Anzitutto, gli assalti contro i supermercati, condotti essenzialmente dagli emarginati e dai giovani disoccupati. Questi movimenti sono stati repressi ferocemente dalla polizia, dalle guardie private e dagli stessi commercianti.
Un'altra componente è formata da tutta una serie di lotte operaie. Si tratta, in particolare, degli scioperi degli insegnanti, del movimento combattivo dei ferrovieri, degli ospedalieri della capitale Buenos Aires. La classe operaia argentina ha dato prova di enorme combattività.
La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il Presidente dell'Argentina, Alberto Fernàndez, hanno firmato il 13 Giugno un Memorandum d 'intesa per la creazione di una filiera delle materie prime, per la transizione ecologica e quella digitale. L'accordo rientra nel Global Gateway, la strategia della Unione Europea per la costruzione di infrastrutture nel mondo, che punta a offrire un'alternativa alla Belt And Road Initiative cinese (La Nuova Via della Seta).
Il Memorandum serve anche a garantire all'Unione Europea forniture di Litio di provenienza non cinese. L'Argentina è il quarto maggiore produttore di Litio al mondo, e rappresenta uno dei vertici del cosiddetto ”Triangolo del Litio” sudamericano, assieme al Cile e alla Bolivia. Ursula von der Leyen afferma che l'Argentina ha le carte in regola per essere non solo esportatrice di Litio, ma anche una grande produttrice di elettricità e di idrogeno da fonti rinnovabili (solare ed eolico).
Il Governo argentino promette una ripresa economica, ma tutti i segnali indicano che questa ”ripresa” sarà accompagnata da un aumento irrilevante dei posti di lavoro, da un aumento della disoccupazione, del lavoro precario, e da un calo dei salari. I lavoratori argentini, pur nel loro disorientamento politico, tendono a muoversi con lotte per aumenti salariali, uscendo in molti casi dal controllo delle centrali sindacali, le quali, invece di essere uno strumento di lotta, impediscono gli scioperi e l'unità dal basso dei lavoratori.
La divisione tra sfruttatori e sfruttati, che la borghesia argentina sosteneva essere superata, riappare agli occhi dei proletari, anche se ancora molto confusa. L'aggravarsi della crisi economica, in un mondo sempre più frammentato, accresce la crudeltà dello sfruttamento della forza-lavoro e genera lotte che spingono verso la solidarietà di classe e alla riflessione.
Nei giorni scorsi Rodrìguez Larreta, capo del governo della CABA (Città Autonoma di Buenos Aires), ha dichiarato: 'Utilizzeremo le forze di sicurezza per far rispettare la legge, e porre fine alle estorsioni dei sindacati, che vogliono fermare il lavoro'. Rapidamente, il Ministro dell'Istruzione della CABA, Soledad Acuna, ha abbracciato il proclama del suo capo politico, e ha ordinato di “ricompensare” quegli insegnanti che non sono mancati dal lavoro durante i primi sei mesi dell'anno.
Il provvedimento prevede che un insegnante a tempo pieno, con perfetta frequenza dal 1° Febbraio al 30 Giugno, riceverà un'indennità straordinaria di 60mila pesos. Per il pagamento si utilizzeranno i fondi sottratti agli insegnanti che si sono fermati per sciopero o per altro. La leader sindacale Maria Josè Gutierez ha dichiarato: 'Con questo provvedimento Soledad Acuna cerca di dividerci, fermare le nostre lotte, e generare conflitti all'interno delle scuole. Continueremo a lottare più uniti che mai'.
La provincia di Jujug ha vissuto nel mese di Giugno giornate di furore popolare, con blocchi stradali e proteste, che si sono moltiplicate, e a cui il governo provinciale ha risposto con la repressione. Sono state arrestate 50 persone e i media hanno parlato di un numero imprecisato di feriti. Le forze di sicurezza hanno represso le massicce mobilitazioni di insegnanti, comunità indigene e persone che rifiutano la riforma costituzionale.
E' una riforma della costituzione provinciale, voluta dal governatore Gerardo Morales, alleato dell'ex presidente neoliberista, Mauricio Macri. La riforma costituzionale è stata approvata in tempi stretti e a porte chiuse. La rivolta popolare contro il testo costituzionale provinciale è concentrata su due punti: 1°) La criminalizzazione delle proteste; 2°) La modifica del diritto alla proprietà della terra. Incorporando lo sfratto forzato.
A Jujuy agisce ”l'intersindacale”, che riunisce, tra gli altri, i sindacati degli insegnanti e quelli degli statali. Le Comunità indigene CONCENTRANO le loro forze in decine di PICCHETTI allestiti lungo le strade. Le 300 Comunità indigene che abitano la zona, centro nevralgico dello sfruttamento minerario, si ribellano allo strapotere delle società multinazionali. Diversi giuristi dicono che la riforma è incompatibile con i diritti sanciti per i popoli indigeni nei Trattati internazionali e nella stessa Costituzione della Repubblica Argentina.
A Jujuy, per l'estrazione del Litio, il governo provinciale viola i diritti delle popolazioni indigene. Togliere la terra alle comunità indigene è come togliere loro la vita, ecco perchè la difendono con tanta forza, non possono negoziare. Non lo faranno!
Di fronte a condizioni di lavoro intollerabili e insopportabili, i lavoratori argentini, siano essi del settore pubblico o privato, in fabbrica o disoccupati, iniziano a riconoscersi come vittime dello stesso sistema e attori di un destino comune attraverso la lotta. I proletari argentini stanno facendo i primi passi per riconoscersi come classe sociale. Sono impegnati in una lotta di resistenza di fronte alla crescente barbarie e ai brutali attacchi del capitale.
E' compito dei fratelli di classe degli altri Paesi sostenerli.
Alternativa di Classe
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