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(8 Giugno 2010) Enzo Apicella

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(No basi, no guerre)

Se ne vanno o no gli americani dalla Maddalena?

(9 Dicembre 2005)

A stare a ciò che si legge, pare che l’annuncio in pompa magna da parte del ministro della Difesa Usa Rumsfeld e dell’omologo italiano Martino, dello smantellamento delle strutture militari della base di Santo Stefano, si stia rivelando uno spot in vista delle elezioni politiche e degli interessi elettorali del centro-destra in Sardegna.
Nonostante le inaspettate dichiarazioni dei giorni scorsi, i lavori di ristrutturazione, ampliamento e costruzione delle infrastrutture di servizio all’interno della base stanno andando avanti nei tempi previsti. La ditta Pizzarotti di Parma (c’entra niente con la Lega delle Cooperative e con la CMC che lavora in Val di Susa?) sta “cantierizzando le fondamenta” come prevede l’appalto di affidamento dei lavori.
Qualcuno dice che gli atti amministrativi già decisi in tempi passati sono una cosa e i tempi e le scelte della politica un’altra e non possono coincidere. Il sindaco della Maddalena pare fiducioso ed invita alla calma e a non sollevare sterili polemiche: sarà, ma giudizio e buon senso consigliano di non abbassare la guardia e continuare la mobilitazione sia a livello parlamentare che nel territorio.

Invece sembra che l’iniziativa in Toscana del Comitato per lo smantellamento e la riconversione a scopi esclusivamente civili della base di Camp Darby stia preoccupando i comandi militari della base. Il “questionario” diffuso tra la gente e la qualità e quantità delle risposte, insieme ad un promettente sviluppo dei rapporti con alcuni comuni ed amministratori locali, hanno costretto il comandante della base di Camp Darby ad “aprirsi” alla stampa per spiegare le attività e le funzioni della base. Alle argomentazione del comandante della base ha puntualmente risposto Manlio Dinucci, mentre il presidente della Regione Toscana Martini ha ribadito il concetto del peace-keeping e della base in funzione degli “interventi” umanitari... che abbiamo visto all’opera durante l’aggressione alla Yugoslavia. Viene da chiedersi quali sono le preoccupazioni sollevate dall’iniziativa del Comitato e dalla diffusione del questionario. Perché un’inchiesta che si sviluppa nel territorio richiede una risposta? Probabilmente quello che più temono i vertici politici e militari USA è che si realizzi quella congiunzione tra i militanti attivi, i pacifisti, gli antimilitaristi coerenti e la popolazione, i lavoratori, i cittadini che prendono coscienza della militarizzazione crescente e dell’incerto e pericoloso futuro che ci stanno preparando gli ideologi della guerra perpetua.
Se così è, ci sembra che l’iniziativa del comitato per lo smantellamento e la riconversione a scopi esclusivamente civili della base di Camp Darby abbia colto nel segno dando un contributo importante per rafforzare il movimento contro la guerra nel nostro paese.

Martini è sicuramente più sofisticato di Illy: il presidente della Regione Friuli non solo ha risposto malamente al Tavolo della Pace dicendo che non ha nessuna intenzione di mettere in discussione la base di Aviano, ma che non se ne parla neanche di dimettersi da Presidente onorario della stessa base che, ricordiamo per inciso, è stata utilizzata dalla Cia per rapire e torturare l’imam Abu Omar. Se nei toni i due presidenti differiscono, nella sostanza no.

COMITATO NAZIONALE PER IL RITIRO DEI MILITARI DALL’IRAQ

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