">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Licenziamenti politici)

Marzotto: lottando per i propri interessi si difendono anche i lavoratori colpiti

(17 Novembre 2005)

Fin dall’inizio di questa bruttissima vicenda che vede coinvolto il vostro compagno di lavoro Daniele, noi comunisti ci siamo schierati al suo fianco assieme al suo piccolo sindacato e a tutti quegli operai che in cuor loro non hanno mai creduto alle menzogne fatte girare sul suo conto nelle ultime settimane dai delatori al servizio della Marzotto.

Per noi, infatti, questo licenziamento non è che l’ennesimo esempio di rappresaglia antioperaia messa in atto dai padroni per far fuori i lavoratori più combattivi, quei pochi lavoratori che come dicono lorsignori “si ostinano a non voler collaborare per il bene (= profitto!) dell’azienda”.

E Daniele, nello svolgere la sua attività di delegato sindacale della Cub prima di essere licenziato, non combatteva unicamente contro i dirigenti della Marzotto e contro le loro imposizioni, ma si opponeva pure alla logica collaborazionista di svendita degli interessi operai portata avanti dai tre sindacati confederali, questi falsi difensori dei lavoratori che oggi sottoscrivono gran parte delle accuse imputate a Daniele per supportare la presunta “negligenza” che avrebbe dimostrato sul posto di lavoro.

Del resto, che atteggiamento hanno finora tenuto i capi sindacali della Cgil-Cisl-Uil di fronte alle continue ristrutturazioni e delocalizzazioni praticate dal gruppo Marzotto?

E in relazione al caso Lanerossi, come si sono comportati di fronte allo spostamento delle produzioni tessili in Lituania e Rep. Ceca, e che serie iniziative di lotta hanno intrapreso per difendere i lavoratori dello stabilimento di Schio minacciati di licenziamento (ricordiamo i più di 400 operai lasciati a casa nel 2000 e gli attuali 125 “esuberi” abbandonati nei gazebo di fronte ai cancelli della fabbrica ormai chiusa)?
I fatti parlano da sé, e finchè la cosiddetta risposta o reazione operaia è nelle mani traditrici dei dirigenti confederali si dovranno subire i licenziamenti, le rappresaglie e tutte le angherie padronali come calamità naturali a cui ci si deve rassegnare e a cui non è “concesso” contrapporsi.

Lavoratori!

Solo i democratici ottusi e moralisti si scandalizzano quando noi comunisti grattando la pelle del padrone ritroviamo il sindacalista o il politicante affittato agli interessi aziendali.

Non è di certo colpa nostra se sui gradini della direzione aziendale troviamo prima dei vari direttori i capi confederali e i peggiori attivisti politici servi del padrone (esempio: anche alla Marzotto ex avanguardie operaie, cedendo alla diffusa corruzione aziendale e sindacale, si sono vendute e hanno fatto strada in azienda, nel sindacato confederale e pure in politica).

Non è per nostro pregiudizio se ad indicare obiettivi e metodi falsi di lotta ritroviamo non solo il classico borghese democratico ma anche il falso amico degli operai.

In queste condizioni non si vede come non sia possibile rivolgere i nostri attacchi alla borghesia senza contemporaneamente colpire i suoi sostenitori che si mascherano da difensori della classe operaia. Tutti i lavoratori riescono ad individuare il capitalista o chi ne tira i fili in fabbrica, le sue funzioni di nemico, i suoi metodi dittatoriali, i suoi strumenti violenti, la sua rete di spie e di lacchè; ma pochissimi lavoratori riescono a riconoscere la politica di disarmo e di disorientamento praticata dai bonzi sindacali e da tutti quegli opportunisti che alla fine difendono questa società del profitto e del mercato riempiendosi la bocca di democrazia e di diritti.

E’ facile per i sindacalisti o per i politicanti di “sinistra” dire: noi difendiamo gli interessi dei lavoratori. Anche i preti oramai dicono da tempo di difendere i lavoratori, soprattutto da quando la crisi e le delocalizzazioni lasciano senza lavoro e garanzie sociali migliaia di operai, oltre a seminare miseria e incertezza crescenti. Ma chi è rimasto ad indicare ai lavoratori i reali obiettivi per cui lottare e i metodi incisivi ed efficaci per difendere veramente le proprie condizioni di vita e di lavoro?

Il capitalismo vuole la divisione dei lavoratori per mettere gli uni contro gli altri. Ma nulla viene fatto ovviamente da questi “falsi difensori” per l’unità della classe operaia, se non accordi e concertazioni sulla pelle di chi lavora e vive di solo salario.

Diamo invece a tutti i lavoratori obiettivi comuni e chiari, invitiamo gli operai a battersi per forti aumenti salariali (maggiori per le categorie peggio pagate) e non per le solite elemosine, per la riduzione della giornata lavorativa, per migliori condizioni di lavoro; cerchiamo di chiamare alla lotta tutte le categorie di tutte le aziende (senza distinzioni tra occupati e disoccupati, precari e immigrati), con scioperi improvvisi e decisi ad oltranza, ed otterremo unità e forza, solidarietà e coscienza.

Ma i dirigenti sindacali comportandosi in maniera opposta, frantumando le lotte, indicando obiettivi in difesa delle aziende, dell’economia nazionale e dello Stato, rifuggendo dall’uso di classe dell’arma dello sciopero, favorendo la divisione degli operai con la crescente differenziazione dei salari e dei contratti, si alleano coscientemente o non con i padroni, con i borghesi, col loro stato di oppressione e sfruttamento. Questa è la tragica e concreta realtà, la cui responsabilità cade sulle spalle di coloro i quali la negano o la nascondono.

Partito Comunista Internazionale, Schio (VI)

5741